Omelia (20-09-2009) |
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L'ultimo e il servitore di tutti Gli atteggiamenti dei discepoli di Gesù, rispecchiano in tutto quelli degli uomini e delle donne del nostro tempo. Possiamo dire, che come oggi, così ai tempi di Gesù risultava difficile comprendere la parola umiltà. I discepoli, discutevano tra di loro chi fosse il più grande, il più importante, perché come oggi così anche allora, l'esteriorità, l'apparenza, il cosa pensa di me Tizio o Caio, era più importante dell'interiorità o di una buona coscienza integra e pura davanti a Dio. E Gesù con eroica pazienza continua a ripetere"Se uno vuole essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servitore di tutti". Una nuova logica ci viene offerta dal vangelo, il servizio e l'umiltà che sono considerati valori e non debolezze dell'uomo. Soprattutto in questi tempi di crisi economica dove in società c'è arrivismo e tanta competizione, per esempio per difendere il proprio posto di lavoro, parlare di umiltà risulta anacronistico ed è come sentire una nota stonata che guasta l'esecuzione di una bella melodia musicale. Ma chiediamoci ... è proprio così? Non sarà che forse non comprendiamo a fondo l'importanza di questa virtù che è fondamentale per ogni cristiano? "...Chi si umilia sarà innalzato e chi si esalta sarà umiliato ...". "...Ha guardato l'umiltà della Sua serva ...". Queste espressioni sono solo un esempio di come l'umiltà è garanzia della benevolenza di Dio che si prende cura dei Suoi figli. Poi non dimentichiamo che l'umiltà è l'humus, il terreno fertile per la carità. Diceva il Rosmini che la carità ha tre forme: reale, intellettuale e morale. La carità ha varie sfumature. Non si tratta ai nostri giorni solo di dare da mangiare (carità reale) è soprattutto necessario orientare le intelligenze verso verità (carità intellettuale), contro lo smarrimento e le vertigini amaramente presenti specie nei giovani e soprattutto convincere tutti che è importante fare il bene ed evitare il male, essere giusti e onesti (carità morale). Una fede matura, anche perché pensata è oggi attesa avendone bisogno come il pane e forse più del pane. Come possiamo definire l'umile? Quali caratteristiche? L'umile è colui che riconosce la propria debolezza. E' colui che riconosce la propria identità di creatura che ha bisogno del suo Creatore. L'umile è colui che non si stanca di fronte alla prepotenza e ai soprusi, e nella pazienza e nella fiducia nell'opera dello Spirito Santo, attende un cuore che possa vivere una metamorfosi, trasformandosi, da cuore di pietra in cuore di carne. L'umile è colui che ha la benevolenza di quel Dio che non solo "umiliò se stesso", ma divenne per noi guida e modello di ogni uomo e donna di buona volontà. Siamo su una strada sbagliata, se non viviamo l'umiltà e non ci sforziamo di accrescerla in noi, nonostante le contrarietà della mentalità comune. Attenzione però a non confondere l'umiltà con la sfiducia. Difatti non è umile chi dice "io non servo a niente, non so fare niente, non ho nessuna capacità, insomma sono un fallito". Questa è falsa umiltà, anzi è sfiducia, che viene fuori per un modo sbagliato di accettare e comprendere se stessi, gli altri e il mondo. Ricordiamoci che ognuno di noi è come una perla preziosa; è un tesoro di inestimabile valore; è un dono di Dio. Ognuno di noi ha ricevuto dal buon Dio dei talenti da conoscere e far fruttificare. Allora buon lavoro di ricerca e buona crescita, confidando nel Dio vicino e solidale. Riscopriamo la virtù dell'umiltà che ci fa grandi, anche se restiamo piccoli. |