Omelia (27-09-2009)
padre Paul Devreux


Tema dominante di questo vangelo è l'importanza di tutelare la fede, in quanto per molti poveri è l'ultima spiaggia, l'unico aiuto che a nessuno può essere negato, se non facendo o dicendo delle cose che potrebbero rendere difficile il credere. A questo probabilmente si riferisce Gesù quando dice che "Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una cima da mulino e sia gettato nel mare." Dio ha a cuore il povero.

Questo vale sia quando si tratta di rischiare di scandalizzare gli altri che quando si tratta di scandalizzare se stessi, rischiando di perdere la fede; per questo continua, sempre con delle immagini iperboliche, per rafforzare l'importanza che dà a quest'argomento, dicendo: "Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala". Con la mano si lavora: quindi è un invito a non fare cose che mi portano a non credere o a preferire di non credere per paura di meritare un castigo. Con i piedi si va dove si vuole, ma non tutti i posti sono convenienti; con gli occhi si può vedere molto, ma non tutto mi aiuta a rimanere vicino al Signore.

Tutto questo prende spunto dall'intervento di Giovanni, che vorrebbe impedire ad uno di aiutare dei malati invocando su di loro il nome del Signore. E il motivo è che non fa parte del loro gruppo. Ma che cosa ha mosso Giovanni a voler fare quest'intervento? La carità o la gelosia, l'invidia, la possessività? Forse pensa di avere acquisito dei diritti seguendo Gesù, sacrificandosi! Fatto sta che se fosse intervenuto quell'uomo, scandalizzato, si sarebbe allontanato e non avvicinato a Gesù. Se Giovanni fosse stato mosso da intenzioni buone, avrebbe puntato non a fermarlo, ma caso mai a fare in modo che si avvicinasse ulteriormente a Gesù, per conoscerlo meglio e aiutare gli altri ancora meglio.

Questo vale anche per noi oggi. Quando vedo qualcuno che fa qualche cosa che non è secondo l'insegnamento della chiesa e mi vien voglia di intervenire, devo sì intervenire, ma prima devo domandarmi quali sono le mie motivazioni e a cosa sto puntando. In altre parole devo domandarmi se sto per fare del bene o del male, se sto per scandalizzare o per aiutare l'altro ad avvicinarsi meglio al Signore.

Troppo spesso incontro persone che mi dicono che non vanno più in chiesa da quando sono rimasti scandalizzati. So che in parte è un modo per giustificarsi, ma è anche vero che ha volte scandalizziamo perché parliamo d'impulso.

Gesù, con questi ammonimenti, non ci vuole spaventare. Il suo intento è sempre quello di volerci bene, e in questo caso lo fa cercando di farci capire quanto è importante imparare a voler bene sia a noi stessi che agli altri, e questo lo si fa mettendo al centro la preghiera cioè Lui, in modo da riuscire a fare tutto come lo farebbe Lui, e a parlare come parlerebbe Lui.

Concludendo diciamo che Giovanni ha fatto la cosa giusta: prima di agire d'impulso, è andato a confrontarsi con Gesù, e cosi ha evitato di fare del male.