Omelia (27-09-2009) |
padre Antonio Rungi |
Attenti a non scandalizzare con il nostro modo di fare Celebriamo oggi la XXVI Domenica del tempo ordinario e tema portante della Parola di Dio di questa domenica è lo scandalo, fortemente riprovato da Cristo nel testo del Vangelo di Marco che oggi ascoltiamo. Gli apostoli fanno osservare al Signore che ci sono alcune persone che "scacciano i demoni" e che non appartengono al gruppo dei discepoli. Gesù giustamente fa osservare che ogni opera di bene, da qualsiasi parte venga è sempre bene accettata, perché la sorgente della bontà e dell’amore è Dio stesso. Chi opera il bene è comunque e sempre dalla parte di Cristo e di Dio. Partendo da questo discorso che Gesù sviluppa nel brano di oggi, un altro argomento che è di grande attualità anche ai nostri giorni, è quello di dare scandalo in base ai nostri comportamenti non consoni alla scelta di vita cristiana che abbiamo fatto. Il richiamo ai veri organi del nostro corpo, arti e attività connesse alla nostra vita biologica sono esempi per dire come effettivamente il male morale del peccato, dello scandalo sia superiore alla privazione di un bene essenziale e corporale che riduce la nostra integrità fisica. Le immoralità sono più privanti di una mancanza di arto o della stessa vista, soprattutto se il nostro comportamento immorale incide nella vita degli altri ed offende la vita altrui. Gli scandali in campo morale non si possono tollerare, né tacere, né tantomeno accettare. E’ bene in questi casi che si stronchi subito tutto ciò che ci fa deviare nella nostra vita cristiana per recuperare una serenità spirituale ed interiore. Questo è un principio etico di carattere generale, ma diventa obbligante ulteriormente se ci troviamo ad agire in un contesto di grande semplicità, innocenza, bontà, pulizia morale. In un contesto di corruzione generalizzata difficile che si possa rimanere scandalizzati dal comportamento di qualcuno. Questo invece avviene in quei contesti dove si pensa ed agisce rettamente o le persone non sono preparate alle delusioni ed ai comportamenti chiaramente lesivi della dignità degli altri. Lo scandalo ancora esiste, anche se sembra che oggi non ci scandalizziamo più di nulla e tutto sembra essere giustificato, anche le cose più immorali ed anticristiane. Significativo è il testo del Vangelo di oggi, una vera lezione di vita e di comportamento etico in ragione a precise scelte di vita. Queste assurdità, questi paradossi hanno una loro efficacia per farci capire la gravità di certi nostri comportamenti e atteggiamenti sociali e morali. Gesù ci fa capire che su questo argomento la tolleranza di Dio è zero, anzi è Dio che chiede una vera purificazione del cuore e del corpo, l’unica che può ridare dignità ad un essere umano caduto in grave peccato di scandalo. Conversione è sinonimo di annuncio, di bene da trasmettere in ragione della nuova condizione di vita e di grazia di cui siamo entrati in possesso. Per cui se siamo nelle condizioni di poter operare il bene ed aiutare gli altri a recuperare uno stato di grazia, facciamo tutti i passi necessari per poter arrivare a questo fondamentale obiettivo di ridare speranza e pace ai cuori affranti dal dolore fisico e morale. La prima lettura di oggi ci dice esattamente tutto questo. Dal Libro dei Numeri veniamo invitati a fare il bene in ogni situazione senza gelosie. La persona convertita, quella piena dello spirito del Signore è chi si pone al servizio della parola, ovvero profetizza, nel senso che la sua vita è trasparenza di una vita di profonda ed interiore relazione con il Signore. Capire questo significa entrare nel testo di oggi e comprendere la scelta dei Settanta discepoli e la scelta di ulteriori altri due. E’ lo Spirito Santo che guida la chiesa e lo fa con i sui doni e carismi individuali che sono al servizio di tutti. I disegni di Dio non vanno ostacolati se riguardano la nostra o l’altrui vita, ma nel discernimento costante vanno sostenuti ed incoraggiati. Il bene chiunque e dovunque lo fa o lo riceve è sempre ben accetto a Dio. Ritorna anche oggi come ulteriore testo biblico da approfondire la lettera di San Giacomo Apostolo che porta avanti il suo progetto di amore e carità, in un contesto di evidenti necessità di assistenza ed aiuto. Il monito è molto duro e forte e deve far riflettere coloro che hanno improntato la loro vita solo alla soddisfazione dei piaceri della carne, della gola e di ogni altra delizia materiale dimenticandosi che c’è un giudizio di Dio e che c’è un’eternità alla quale andiamo incontro, volenti o nolenti. In ragione di questa dovremmo essere tutti più attenti a non gozzovigliare, né a lasciarsi andare nelle cose che piacciono, ma tenere un atteggiamento penitenziale in ragione anche a chi non ha nulla, mentre noi abbiamo di tutto e di più e non distribuiamo neppure il superfluo che abbiamo o addirittura siamo stati ingiusti o abbiamo fatto soffrire le persone buone. Quante situazioni di evidente immoralità e ingiustizia in questo nostro mondo. Si predica e si dice tanto nel lottare ogni forma di discriminazione e di povertà nel mondo e poi nella realtà si fa poco o nulla per combattere questo evidente stato di cose. Il Signore ci dia la forza ed il coraggio nella missione che tutti siamo chiamati a portare avanti di realizzare con il nostro piccolo o grande contributo il sogno di un mondo migliore, più giusto e a misura d’uomo. Sia questa la nostra preghiera al Signore nella domenica in cui la parola ci invita ad una profonda rivoluzione del nostro cuore e della nostra vita: "O Dio, che riveli la tua onnipotenza soprattutto con la misericordia e il perdono, continua a effondere su di noi la tua grazia, perché, camminando verso i beni da te promessi, diventiamo partecipi della felicità eterna". Amen. |