Omelia (04-10-2009)
Monaci Benedettini Silvestrini
E’ lecito ad un marito ripudiare la propria moglie?

Il vangelo odierno si inserisce esattamente agli inizi del percorso compiuto da Gesù nel territorio della Giudea verso Gerusalemme, e cioè verso l’ora della sua passione e morte. Le discussioni, come quella di oggi sul divorzio e poi sulla sua autorità, il tributo a Cesare, la risurrezione dei morti ed il primo comandamento, segnano un crescendo, che prepara l’esplosione finale dell’ostilità contro di lui, con la decisione di metterlo a morte. Qui, Gesù richiama il valore del matrimonio mettendone in luce l’origine divina all’inizio della creazione, e la prerogativa da Dio stesso iscritta nel matrimonio, cioè l’indissolubilità. Il divorzio è una decadenza, una tolleranza, che in ogni caso non è ammessa per un discepolo di Cristo Gesù. Forse alla radice di tanti penosi fallimenti c’è la debolezza e la presunzione umana: l’esperienza dell’amore, se vissuto secondo gli insegnamenti del Signore, a Lui riconduce, a Lui deve essere affidato in custodia, con Lui va vissuto. Ai nostri giorni troppi si affidano a se stessi, e si fidano di se stessi e, privandosi dell’aiuto divino, sperimentano l’incapacità di restare fedeli agli impegni assunti. E’ una verità incontestabile che ogni progetto di origine divina può essere realizzato solo con l’umile implorazione dell’aiuto di Dio. Soltanto riportando la preghiera nella famiglia questa potrà riacquistare l’unità.