Omelia (04-10-2009) |
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Il Vangelo di oggi è piuttosto complesso, perché si parla di più di un argomento e sembrano discorsi un po’ staccati tra loro: prima c’è la discussione riguardo al matrimonio e poi c’è un discorso di Gesù riguardo al Regno di Dio. Uhmm... sì, effettivamente, detto così sembra un po’ confuso, ma se seguiamo il racconto dell’evangelista Marco, sono sicura che alla fine avremo le idee più chiare. Dunque: domenica scorsa avevamo lasciato il Rabbi di Nazareth e gli Apostoli nella città di Cafarnao, ma da lì sono ripartiti, sono andati in un’altra regione, in Giudea, dall’altra parte del fiume Giordano. Anche in questa nuova sosta le folle accorrono numerose com’era accaduto a Cafarnao: tantissima gente si raduna, tanti desiderano incontrare Gesù, parlare con Lui, ascoltarlo mentre annuncia la Bella Notizia. E il Maestro è contento di accogliere tutti, di parlare del Padre Buono, di aiutare ogni persona a scoprire come vivere secondo il cuore di Dio. Tra i tanti che vanno dal Rabbi di Nazareth c’è anche un gruppetto di farisei, che vogliono rivolgergli una domanda precisa: "In quel tempo, alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, domandavano a Gesù se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie". Guardate che questa non è una domanda da poco! Questa era una questione che scatenava molte discussioni tra i sapienti come pure tra la gente comune. Quello che i farisei chiedono al Maestro e Signore è, in pratica: è lecito o no divorziare? È giusto oppure no che due persone sposate si lascino? Non stanno chiedendo a Gesù il suo parere personale: vogliono metterlo alla prova, vogliono vedere se la sua risposta rispecchia quello che Mosè aveva insegnato tanti secoli prima, vogliono controllare se il Rabbi rispetta quello che la Legge del popolo ebraico stabiliva. Nello stesso tempo, però, è come se stessero chiedendo al Maestro Gesù, di farsi portavoce di Dio, di dire che cosa ne pensa Dio Padre, riguardo a questa faccenda. Come spesso succede quando parla con i farisei, Gesù non perde tempo in discussioni, si limita a fare riferimento alla Scrittura Sacra. Poi tronca il discorso e si allontana. Però il discorso appassionava moltissimo gli ascoltatori, non solo i farisei o la gente andata ad ascoltare il Rabbi, ma proprio gli stessi Apostoli, come ci testimonia il racconto di Marco: "A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento." Visto? Insistono, vogliono ulteriori chiarimenti, vogliono un sì o un no chiaro, e al tempo stesso ciascuno spera che la risposta del Maestro sia secondo i loro desideri. Insomma, vogliono che Gesù dia ragione a quello che loro pensano. Ancora una volta, il Maestro e Signore si comporta in maniera sbrigativa: ribadisce quanto ha già affermato e poi si dimostra totalmente interessato a quello che sta succedendo lì intorno. Eh, già: cos’è che stava avvenendo? Nel cortile della casa dove si trovano Gesù e i Dodici, cominciano ad affollarsi molti bambini: alcuni sono entrati spontaneamente, per curiosità. Altri, magari i più piccoli, sono stati accompagnati fin lì dai loro genitori, che desiderano che il Maestro e Signore li benedica. Naturalmente, quando ci sono tanti bambini riuniti insieme, secondo voi, c’è silenzio o c’è chiasso? Ah, meno male! Pensavo che succedesse solo nella mia scuola, dove c’è un gran chiasso quando tutti i bambini sono riuniti insieme! Quindi, proviamo a vedere, con gli occhi della mente, quello che sta descrivendo l’evangelista Marco: "Gli presentavano dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li rimproverarono." Ci sono bambini che spingono e si accalcano per vedere Gesù da vicino; ce ne sono altri che gironzolano nel cortile, parlando tra loro, ridendo, giocando; ci sono i più piccolini che piagnucolano, per via delle tante facce nuove... Ai discepoli non piace quella confusione, non hanno voglia di dar retta a dei bambini. Magari pensano che tutte quelle voci, quelle grida, quelle risate, possano dar fastidio al loro Rabbi: per questo li sgridano, vogliono farli allontanare. E invece Gesù sorprende tutti, intervenendo con decisione e cominciando a rimproverare i Dodici: "Gesù, al vedere questo, s’indignò e disse loro: Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite". Oh, che gioia, sentire il Maestro e Signore parlare così, prendere le difese dei bambini, anzi, addirittura dire che li vuole vicini, che vuole che i più piccoli stiano con lui liberamente! Già questo basterebbe a farci esultare di felicità: il nostro Dio e Signore ama i bimbi, è attento ai più piccoli, è capace di tenerezza e premura verso tutti, proprio tutti. Non è stupendo pensare che il nostro Dio è così? Non ci sentiamo sereni e sicuri, sapendo che abbiamo un Dio a cui piace prendere in braccio i bambini, coccolarli, giocare con loro? Ma c’è di più: da vero Maestro, Gesù approfitta dell’occasione per fare ai discepoli un discorso molto serio e importante. Ascoltiamolo: "In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso". Ormai sappiamo che quando un discorso di Gesù comincia con le parole "in verità vi dico", significa che sta per insegnare qualcosa di particolare, di prezioso, qualcosa che dobbiamo ascoltare con la massima attenzione. Questa, è appunto un’occasione speciale, perché il Maestro spiega che il Regno di Dio appartiene ai bambini, che per accogliere il Regno di Dio bisogno essere come bambini. E chi non sa accogliere il Regno come un bimbo, non riuscirà ad entrarci. Mi è venuto da pensare: ma un bambino, com’è che accoglie il Regno di Dio? Voi che siete ancora bambini, come accogliete il Regno di Dio? Saprete di certo qual è il modo speciale di cui parla il Maestro! Forse a questo punto dovrei proprio stare zitta e lasciare che chi ha meno di dodici anni spieghi a me e a tutti come si fa ad accogliere il Regno. Se me lo spiegate voi, forse anche io riuscirò ad entrare nel Regno di Dio! Beh, però vedo qualche faccia preoccupata all’idea di prendere la parola... Qualcuno mi dirà: "Sono un bambino, è vero, ma non so che cosa vuole dire Gesù in questo caso!" Avete ragione, perciò mi permetto di dire che cosa ho capito io riflettendo su questo Vangelo. Penso che queste parole riguardo al Regno, il Signore Gesù le abbia pronunciate proprio come risposta a tutte le discussioni della mattina, con i farisei prima e con gli Apostoli poi. Il Rabbi, in fondo, sta dicendo: "Voi pensate che Dio sia come voi, che pesi il giusto e l’ingiusto con la bilancia; che tenga il conto di ogni vostro errore per castigarvi; che si scandalizzi e si arrabbi per le cose che fanno vergognare e irritare voi tutti... Ma Dio non è così! Lui ha una logica diversa! E per capirlo bisogna essere come i bambini!" Forse vi starete chiedendo di nuovo: vabbè, ma cosa abbiamo di così speciale, noi bambini? Ecco, tutti i bambini che conosco, per quanto diversi tra di loro, per quanto differenti nel carattere, nel modo di fare, nei gusti, hanno tutti una cosa in comune: hanno gli "occhi nuovi", hanno lo sguardo capace di riempirsi di meraviglia e stupore davanti alle cose nuove e belle che scoprono e imparano! Anche voi, sì proprio voi che siete qui adesso, avete gli stessi "occhi nuovi"! È difficile descriverli e voi, da soli, non vi accorgete di averli, perciò non vi rendete conto di quanto sono speciali! Provo a spiegarmi meglio, confidandovi una cosa che mi riguarda: ma che resti tra di noi, mi raccomando! Mi hanno chiesto, proprio poco tempo fa: "Ma perché hai scelto di fare la maestra? Insegnare è faticoso, i bambini sono irrequieti, ti stanchi, consumi la voce, devi ripetere cento volte sempre le stesse cose... Che gusto c’è a fare un lavoro così?" Ho risposto con quello che per me è un motivo di grande felicità: "Mi piace insegnare, perché così posso vedere ogni volta una delle cose più belle del mondo: lo sguardo di un bambino che impara qualcosa di nuovo, lo sguardo di chi scopre qualche cosa che non conosceva prima, e che adesso è suo per sempre, l’ha imparato e nessuno glielo potrà portare via!... Vedere la luce di intelligenza, di comprensione, di soddisfazione, sul volto dei miei alunni è un dono che non ha prezzo! Per questo sono tanto contenta di entrare in classe ogni mattina!" Secondo me, sapete, gli "occhi nuovi" sono proprio questo: sapersi meravigliare e rallegrare per tutto quello che si scopre e s’impara. Chi accoglie il Regno di Dio con uno sguardo e un cuore capaci di stupirsi, entusiasmarsi, gioire, può veramente entrare nella casa del Padre Buono. Non importa l’età: finché conserviamo la capacità di guardare alla vita, alle persone, al mondo, con occhi capaci di sgranarsi pieni di meraviglia, interesse, curiosità, attesa, slancio... allora saremo capaci di rimanere bambini. E quindi sapremo accogliere veramente il Regno di Dio! Fermiamoci un momento in silenzio: chi ha meno di dodici anni, ringrazi il Padre Buono per il dono degli "occhi nuovi" e gli chieda di conservarli sempre così. Chi è un po’ più grande, anche chi è adulto, come me, chieda allo Spirito Santo di aiutarlo a ritrovare gli "occhi nuovi" per gustare appieno la vita ed essere capace di accogliere il Regno di Dio. Commento a cura di Daniela De Simeis |