Omelia (04-10-2009) |
mons. Roberto Brunelli |
Un uomo, una donna, l’amore "Chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso", dice Gesù: e va subito chiarito che non significa vivere la fede in lui con incoscienza, rinunciando a ragionare, a valutare, a decidere. Significa piuttosto imitare il bambino nella sua fiducia verso i genitori, dei quali intuisce l’amore e la sollecitudine, perché quanto gli permettono o gli proibiscono è solo per il suo bene. L’amore di Dio per noi - non a caso lo chiamiamo Padre - si manifesta anche negli insegnamenti del suo Figlio. Quello di oggi riguarda il divorzio: sollecitato da alcuni farisei i quali cercano di metterlo in imbarazzo, Gesù non esita a schierarsi addirittura contro Mosè, considerato dagli ebrei come la fonte delle loro norme di vita. Egli, dice, ha ammesso che il marito possa ripudiare la moglie - da notare: non era invece ammesso il contrario, ulteriore segno dello stato di inferiorità in cui era tenuta la donna -; ma c’è un’autorità ben al di sopra di quella di Mosè, e quella è da ripristinare; come si legge nella Scrittura, "dall’inizio della creazione li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto". E aggiunge poco dopo: "Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio". Divorzio e successive nozze con altri non rientrano dunque nel progetto che Dio, nel suo amore paterno, ha previsto per l’uomo. Di fronte a così esplicite parole c’è poco da discutere; ci si può chiedere però come marito e moglie possano evitare la rottura del loro legame, e in proposito non sarà inutile richiamare le linee essenziali di quel progetto. Dio ha dotato l’uomo della dimensione sessuale, ovviamente perché la viva "da uomo", nella sua forma più alta. Il sesso, in sé preso, è solo un cieco istinto animale volto ad assicurare la continuità della specie; l’uomo, solo l’uomo, sa ammantare il sesso di erotismo, cioè sa coglierne il fascino e viverlo con tutta la carica dei suoi sentimenti: col rischio tuttavia che essi si venino di egoismo e considerino il partner come una cosa, un semplice strumento per conseguire la propria soddisfazione. Molti si fermano lì, con la conseguenza che quando lo strumento non appare più funzionale, o ne trovano uno più soddisfacente, lo abbandonano. Ma Dio ha dotato l’uomo anche della capacità di salire un gradino più su: trasfigurare l’istinto e il sentimento in dono di sé, in comunione irreversibile con la persona amata. Così Dio si comporta con noi; così ci invita a intendere la realtà meravigliosa dell’amore, e allo scopo ci offre tutto l’aiuto occorrente: la guida della sua Parola, la forza dei suoi sacramenti, tra cui quello specifico del matrimonio. Due cristiani dovrebbero contrarre matrimonio solo se consapevoli di questo e pronti a intraprendere il percorso previsto da Dio. Ciò malgrado potrà accadere che uno dei due, o entrambi, smarriscano per via i sani propositi e rompano il legame, magari creandosene poi un altro: in tal caso vengono a trovarsi in una posizione irregolare davanti a Dio, il quale tuttavia non smette per questo di amarli. La Chiesa non è autorizzata a ignorare la loro posizione, ma non li abbandona, anzi li esorta a partecipare come possono alla sua vita, proprio perché li sa ancora, sempre, comunque, oggetto dell’amore paterno di Dio. |