Omelia (04-10-2009) |
don Maurizio Prandi |
Avvicinarsi a Gesù, conoscere il Volto Se la liturgia della parola di domenica scorsa ci ha principalmente detto cosa significa appartenere alla Chiesa e appartenere al Signore, oggi possiamo dire che siamo invitati a comprendere cosa significa "avvicinarci" a Gesù, come relazionarci con Lui. Il vangelo di oggi mi pare voglia dirci, tra le tante cose anche questo: ci sono diversi modi per avvicinarci al Signore: c’è quello dei farisei, che vogliono metterlo alla prova e tendergli una sorta di tranello. Non è certamente il modo più corretto, a volte capita: se esisti veramente Dio, fammi questa grazia e verrò sempre in chiesa... e poi diventa facile trasportare questa modalità anche nel rapporto con le persone: se sei un vero amico fammi questo piacere, concedimi questo prestito, non puoi dirmi di no; c’è quello di chi porta a Gesù i bambini, che secondo il testo greco del vangelo non è semplicemente un portare, ma un offrire, gli offrirono i bambini. Che bello, a volte stai a contatto con chi ha il coraggio di offrire a Gesù quanto ha di più prezioso: per i genitori un figlio. E’ proprio vero, non puoi offrire a Dio i ritagli, gli avanzi, il superfluo: offri a Dio le primizie. Commentavamo così oggi nelle comunità di Palo Bonito, Las Nieves e Amaro questo passaggio del vangelo: quando c’è una celebrazione nella missione, quando arrivano il sacerdote o i missionari non c’è altro da fare che lasciare le nostre occupazioni per poter stare un poco con Dio; c’è quello dei bambini, che con infinita fiducia, confidenza, si lasciano andare nelle mani e nelle braccia di Gesù, perché sanno che i loro genitori mai e poi mai li metterebbero nelle mani di chi potrebbe far loro del male. E’ proprio vera la parola di Gesù che dice che a loro appartiene il Regno di Dio. Il Regno non è una cosa, ma è la persona di Gesù, lo stesso Gesù che abbracciano e al quale magari dicono: Gesù tu sei mio (pare di sentire alcuni bambini che lo dicono ai loro genitori o al catechista o al sacerdote) hanno il coraggio di abbracciare e di farsi abbracciare, di far propri i gesti del Signore. A loro appartiene il Regno perché nella loro semplicità, sanno, come Gesù, essere capaci dei gesti più generosi: l’unico disposto a dare qualcosa è questo bambino che ha cinque pani e due pesci; c’è quello dei discepoli, che cercano di ostacolare la relazione tra i genitori e i loro bambini e Gesù; forse sono gelosi, forse vogliono il Figlio di Dio solo per loro, fatto sta che pongono una barriera e Gesù si indigna per questo. L’avvicinarsi a Gesù permette anche di scoprire il volto di Dio. Si, perché in tutta la questione sulla relazione uomo-donna, sull’adulterio e sul divorzio, mi pare che l’obiettivo di Gesù non sia altro che quello di raccontare il volto di Dio. Un Dio che per nulla al mondo mette in forse la sua fedeltà. Mentre il punto di partenza dei farisei è una questione di liceità, di legalità, quello di Gesù è di risalire all’intenzione originaria di Dio, che è quella di rivelarsi nell’amore che c’è tra l’uomo e la donna. E’ molto bello il commento che fa E. Bianchi: il matrimonio cristiano è una vicenda, una storia, e come tale suppone la faticosa capacità di perseveranza e di perdono reciproco. La relazione nuziale va misurata sui tempi lunghi di una storia d’amore, nella quale possono avvenire cadute e crisi, ma in cui deve sempre permanere la volontà dell’unione rinnovata, la tensione verso la fedeltà ad ogni costo. Ecco il volto di Dio, un Dio che fa alleanza, un Dio che non divorzia dalla sua chiesa nonostante l’infedeltà. Mi piace l’insistenza sull’unione, mi piace l’insistenza nel mettere sullo stesso piano l’uomo e la donna, ma non per una semplice forma di rispetto, per essere fedeli alla rivelazione che Dio fa di se stesso. Un biblista spiega come i termini che la Bibbia usa per dire l’uomo e la donna sono ish e ishà; se nella traslitterazione teniamo le due lettere che fanno la differenza in questi due termini quasi simili, rimangono nelle nostre mani la J (jod) la H (he), vale a dire l’inizio del tetragramma sacro: bello! Tra l’uomo e la donna, nella loro differenza, c’è l’inizio della rivelazione del nome di Dio! Le parole che Gesù dice ai suoi discepoli sul divorzio sono molto chiare, le dice però compiendo un annuncio, non emettendo sentenze o condanne. Altrettanto chiaro è il suo comportamento (rivelativo anch’esso del volto di Dio) ogni volta che lo mettono di fronte ad una donna adultera: non condanna, non giudica, perdona e invita alla conversione, al cambiamento. Che bello il compito affidato alla chiesa dal suo Signore: ripetere il medesimo annuncio, accompagnandolo con la stessa Sua misericordia. |