Omelia (11-10-2009) |
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Nel racconto che in questa domenica ci ha offerto l'evangelista Marco, il Maestro e Signore è di nuovo in viaggio; dopo la sosta in Giudea, di cui abbiamo parlato domenica scorsa, è di nuovo in partenza, diretto ad altre città, per raggiungere altra gente che attende l'annuncio della Bella Notizia. Mentre si avvia, gli corre incontro un uomo ancora giovane, che si lascia cadere davanti ai suoi piedi e gli rivolge una domanda precisa: "Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?" Sembra quasi di sentirla la voce ansimante di questo giovane, che ha corso verso il Rabbi di Nazareth, per fermarlo prima che se ne vada; che ha il fiatone perché è pieno di slancio, di entusiasmo, ma anche di emozione, e finalmente può porre la sua domanda, che è un interrogativo serio, importante. È bellissimo scoprire quest'ansia, quest'energia di bene, racchiusa nel cuore di una persona giovane; è un desiderio grande, santo, radicale, il suo, che coinvolge l'intera vita. E infatti il Maestro e Signore gli risponde in maniera adeguata, andando al sodo, rifacendosi alla Sacra Scrittura: "Tu conosci i comandamenti: "Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre" Ma il giovane sorride stupito, davanti alle parole di Gesù e gli fa presente: "Maestro, tutto questo già lo faccio, l'ho sempre fatto da quando ero ragazzo! Rispetto i comandamenti fin da quando ero piccolo!" Oh, come ci assomiglia questo giovane! Non vi pare? Anche noi siamo persone che, giorno dopo giorno, ci sforziamo di vivere i comandamenti di Dio. E in moltissimi casi ci riusciamo pure abbastanza bene. In fondo, anche noi, come il ragazzo che sta parlando con Gesù, anche noi non uccidiamo, non rubiamo, non inganniamo, non siamo dei traditori, rispettiamo i nostri genitori... Direi che siamo a posto, no? È quello che forse ha pensato tante volte anche il giovane che sta di fronte al Rabbi, ma gli è rimasto il dubbio che ci possa essere qualcos'altro, un di più, un meglio, che ancora non ha individuato, ma di cui avverte la presenza. Per questo interroga con tanto slancio il Maestro. E non rimane deluso, perché Gesù si rallegra, si commuove profondamente davanti a questo animo giovane e desideroso di vivere secondo il cuore di Dio. Per cui il Signore Gesù rilancia, presenta un passo in più, quel passo in più che il suo interlocutore aveva avvertito senza capirlo. Gli fa una proposta grande e decisiva: "Una cosa sola ti manca: va', vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!" È una proposta affascinante, non c'è dubbio! Il Maestro sta invitando quel giovane a seguirlo, a unirsi ai Dodici. Lo stesso Gesù è emozionato davanti alla possibilità di avere accanto una persona così limpida, così bella nel cuore, e gli fa un'offerta straordinaria: vieni e seguimi! Vieni e unisciti a noi! Vieni e resta con me! Ma... c'è un ma. Prima di questo invito, il Rabbi mette davanti una condizione, l'ultima e unica condizione necessaria per essere pronto ad entrare nella vita eterna: "va', vendi quello che hai e dallo ai poveri." No, un momento: vendi tutto quello che hai, sta dicendo il Maestro. E il giovane ha ascoltato e compreso perfettamente. Infatti: "a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni." Eh già, di fronte alla proposta di vendere tutte le sue ricchezze, che erano veramente tante, l'espressione del giovane cambia: diventa cupo, aggrotta la fronte, abbassa lo sguardo, le labbra si stringono in una piega dura. Poi subentra la tristezza, perché il cuore ha preso in fretta la sua decisione: era arrivato pieno di slancio, ma ora si allontana pieno di amarezza. Non intende privarsi delle sue ricchezze. Non può accogliere il suggerimento di Gesù. Non può seguire il Maestro con cuore libero. Anche Gesù ci è rimasto male, è dispiaciuto per quella reazione! Si era tanto rallegrato vedendo il genuino desiderio di eternità presente nel cuore del giovane: proprio per questo gli aveva fatto un'offerta così importante... e invece... "Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!" Si sfoga così, il Maestro e Signore, mentre guarda il possibile amico allontanarsi mesto e desolato. Le parole del Rabbi, però, allarmano i discepoli che le hanno ascoltate: "I discepoli erano sconcertati dalle sue parole... dicevano tra loro: E chi può essere salvato?" Non sono solo i discepoli ad essere stupiti e sconvolti dalle parole di Gesù. Ricordo molto bene una discussione avvenuta alcuni anni fa, durante uno di quegli incontri settimanali sulla Parola di Dio che si tenevano nella case della mia parrocchia, e di cui vi ho già parlato altre volte. Eravamo ospiti di una famiglia che di certo non aveva problemi economici: una bella villa, mobili di lusso, il parco vasto e ben tenuto, un'auto grande e costosa parcheggiata sul vialetto. Tra gli alberi del parco, s'intravedeva anche la piscina: tutto parlava di benessere. Quella sera c'era da leggere insieme proprio il Vangelo che abbiamo ascoltato oggi. Il padrone di casa, il signor Ernesto, ha cominciato ad agitarsi sulla sedia, man mano che leggevamo la Parola di Dio. Il nostro parroco ha fatto una breve introduzione, per poi lasciare a noi il turno di parlare e subito il signor Ernesto si è lanciato in una sfuriata, parlando concitato, a denti un po' stretti, come uno che non voglia far vedere quanto è arrabbiato, ma si capisce benissimo lo stesso: "Ah, ecco! - ha cominciato - quindi per entrare nel Regno di Dio, per meritarsi l'eternità, bisogna essere poveri, straccioni, miserabili!... quindi uno lavora tutta la vita, fatica dalla mattina alla sera per guadagnare un po' di sicurezza, un po' di benessere, ma questo a Dio non piace!... dovremmo vendere tutto e darlo ai poveri, no? Io e mia moglie dovremmo lasciare questa casa e andare a vivere per strada, così saremmo degni del Regno di Dio!..." Subito si è creata un'atmosfera di gelo: era evidente che il signor Ernesto non aveva molta voglia di dialogare e siamo rimasti per un momento muti e sconcertati. Il mio parroco, ancora una volta, ci ha tolto dall'imbarazzo, perché ha cominciato a parlare con calma, per rispondere all'arrabbiatissimo padrone di casa: "Da nessuna parte il Signore Gesù dice che dobbiamo vivere da miserabili, da poveracci... al contrario: è preoccupato per i troppi poveri, che hanno diritto esattamente come noi a stare bene, ad avere un po' di serenità, di sicurezza, di benessere... Il problema non è avere delle ricchezze, possedere dei beni, ma quanto il cuore è attaccato a queste ricchezze! Siamo capaci di condividere quanto possediamo, con coloro che non hanno nulla? Vogliamo stare bene solo noi o il pensiero di chi sta peggio non ci lascia in pace, non ci fa stare tranquilli, finché non abbiamo fatto qualcosa? Siamo preoccupati solo di accumulare beni e denaro, o ci sta a cuore anche farli circolare, perché in tanti ne partecipino?" Il mio parroco ha fatto una pausa e tutti abbiamo cominciato a fare un po' di esame di coscienza, a lasciarci interrogare dalle sue parole. Lui ha sorriso e ha continuato: "Gesù nel Vangelo non ci dice mai di vivere da disgraziati, da mendicanti: ci chiede di essere sobri, cioè di assicurarci il necessario e nulla più. Di non cercare lo sfarzo, il lusso, l'eccesso, ma di farci bastare l'essenziale, senza strafare. Se viviamo in sobrietà, avremo sempre qualcosa da condividere, da offrire, da donare, senza amarezza." Sapeste come mi sono rimaste impresse queste parole! Ero ancora poco più che adolescente, allora, ma questo criterio di vita suggerito dal mio parroco, mi è entrato chiaro e preciso nella mente e nel cuore: vivere sobriamente, non cercare di accumulare, ma essere felici dell'essenziale e condividere tutto il di più! È una regola semplice, facile da capire e anche da vivere. Persino il signor Enrico si è tranquillizzato, quella sera, e abbiamo potuto continuare l'incontro in un altro clima. Ma anche a distanza di anni, trovo che quella risposta del mio parroco può essere di aiuto a tutti noi. Il Vangelo ci mette davanti proposte impegnative, come quella di oggi, e a volte potremmo sentirci scoraggiati. Se ci fermiamo un momento in silenzio, sono sicura che ognuno di noi si accorgerà di avere legato il proprio cuore a molti oggetti, non importa quanto preziosi: sono le nostre ricchezze. Conosco bambini che mai e poi mai sarebbero disposti non dico a regalare, ma neppure a condividere la loro play, la wii o il DS! Questi oggetti sono diventati per loro troppo importanti e mai li metterebbero a disposizione di altri. Pensano che nella loro vita non è possibile farne a meno. Ma questo è solo un esempio tra i tanti: proviamo a pensare in questa settimana, concretamente, guardando alla nostra vita, in quali modi possiamo crescere nella sobrietà, diventando sempre più capaci di condividere tutta la ricchezza che possediamo. È difficile? Può darsi, ma non impossibile! Ce lo dice il Vangelo stesso: "Gesù, guardandoli in faccia, disse: ... tutto è possibile a Dio." Commento a cura di Daniela De Simeis |