Omelia (11-10-2009)
padre Ermes Ronchi
Il giovane ricco dice no al tesoro in cielo

Una grande domanda, quella dell'uo­mo ricco e senza nome: Maestro buo­no, cosa devo fare per trovare la vita?
La risposta di Gesù appare solenne, eppure quasi deludente: elenca cinque comanda­menti che riguardano il prossimo, e ne ag­giunge un sesto, non frodare.
Ma l'uomo ric­co non è soddisfatto: «tutto questo l'ho sem­pre osservato. Dovrei essere in pace e invece mi manca qualcosa».
Cosa c'è di meglio del dovere compiuto, tut­to e sempre? Eppure all'uomo non basta. In- quietudine divina, tarlo luminoso che rode le false paci dell'anima e fa nascere i cercatori di tesori.
Gesù lo fissa, dice Marco, come se prima non l'avesse neppure visto, e vede apparire, farsi largo, avanzare un cercatore di vita. E lo ama. Poi parla: vendi tutto, dona ai poveri, segui me. L'uomo si spaventa e si rattrista per quel­le tre parole. Marco usa un verbo come per il cielo che diventa cupo: il suo volto si oscura. Era arrivato correndo, se ne va camminando. L'uomo che fioriva di domande se ne va mu­to. Il ribelle si è arreso, il cercatore si è spa­ventato: la vetta è troppo lontana, ci vuole troppo coraggio. E non capisce che la felicità dipende non dal possesso ma dal dono, che il cuore pieno dipende non dai beni (Luca
12,15) ma dai volti, che la sicurezza non è nel denaro, ma nelle mani del Pastore grande. E per tutta la vita resterà così, onesto e triste, osservante e cupo. Quanti cristiani sono co­me lui, onesti e infelici. Osservano tutti i co­mandamenti, tutti i giorni, come lui, e non hanno la gioia: lo fanno per ottenere qualco­sa, per avere e non per essere, lo fanno come dentro un universo carcerario dove quasi tut­to è proibito e il resto è obbligatorio. Tutto sanzionato da premio o castigo. E il cuore è assente, una morale senza amori.
Gesù propone all'uomo ricco la comunione, cento fratelli, ma egli preferisce la solitudine; propone un tesoro di persone, egli ne prefe­risce uno di cose. Propone se stesso: «segui me, la mia vita è sorgente di vita buona, bel­la e beata». Ma l'uomo segue il denaro.
Tutto finito? No, a conclusione ecco un sus­sulto di speranza in una delle parole più bel­le di Gesù: tutto è possibile presso Dio. La passione di Dio è moltiplicare per cento quel poco che hai, quel nulla che sei e riempirti la vita di affetti e di luce: «ti darò un tesoro di volti, non possederai nulla eppure godrai del mondo intero, sarai povero e signore, come me». Seguirti, Signore, è stato il migliore af­fare della mia vita.