Omelia (11-10-2009) |
padre Paul Devreux |
Nel vangelo sono due le persone che domandano a Gesù cosa devono fare per ereditare la vita eterna: il primo è il giovane ricco, il secondo è Pietro con i discepoli. Ad entrambi Gesù risponde dopo averli guardati bene. Cosa significa? Significa che si dispone ad amarli, a prenderseli con sè per formarli ai valori del vangelo, all'attenzione al bisogno dell'altro. Questo è impossibile all'uomo, preso dalle sue paure che lo rendono egoista e indifferente alle sofferenze dell'altro, ma non a Dio, che amando l'uomo, può renderlo libero da queste paure e quindi libero di amare. Ma proviamo a rileggerlo insieme. In quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». E' una domanda intelligente, che esce da una mente riflessiva. E' raro che un giovane in carrierà si ponga questo tipo di domanda. Vien in mente il salmo che abbiamo letto: "Insegnaci a contare i nostri giorni, e acquisteremo un cuore saggio." Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Questa è una prima cosa importante: riconoscere che solo Dio e buono. Noi lo siamo solo se ci sentiamo al sicuro, con le spalle coperte, dono che la fede può dare. Tu conosci i comandamenti: "Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre"». Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò... Questo significa che Gesù riesce a vedere in lui un povero bisognoso di Lui, uno che vuole di più e che ha capito che solo in Dio può trovarlo. Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va', vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo. Perché in cielo tanta gente pregherà per te, sarà grata del tuo aiuto, ma sopratutto sarai più libero di andare, di seguire Gesù per conoscerlo e lasciarlo entrare nella tua vita. Poi disse: vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni. Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio». Di nuovo Gesù, prima li guarda, come guardò quel giovane, e poi ribadisce il discorso iniziale: solo Dio è buono. Nessun uomo ha in sè la capacità di salvarsi anche perché è sbagliato il concetto stesso: così come non si risuscita dai morti, ma caso mai si viene risuscitati, cosi non ci si salva, ma caso mai si viene salvati da Dio, dalla sua capacità di guardarci, di perdonarci e di amarci. Ma Pietro non capisce, non si fida e chiede delle garanzie, per cui continua dicendo: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c'è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà». E anche questo è vero, io dando retta a questo discorso, ho vinto un terno al lotto. Cosa c'è di più bello che essere pagati per fare del bene? |