Omelia (11-10-2009) |
don Roberto Rossi |
Il tesoro in cielo, il centuplo sulla terra La Parola di Dio è provocazione, pioggia che feconda, rivelazione! Possiamo dire di averla davvero compresa e accolta, se ci lasciamo da essa convincere a metterla in pratica nella nostra vita. La sua forza di provocazione la vediamo all'opera in quell'ambito problematico per l'uomo che sono le ricchezze. Il re Salomone ha chiesto a Dio la sapienza, preferibile alla salute, alla ricchezza, alla potenza, all'onore. Un dono che gli è stato concesso e per il quale ora ringrazia l'Onnipotente . Il passo della lettera agli Ebrei paragona la parola di Dio a una spada affilata, che penetra nel profondo dell'anima, mettendo a nudo i cuori. Essa contesta l'uomo e la sua condotta, ma non per condannarlo bensì per invitarlo a cambiare vita. Un giovane ricco si presenta a Gesù per chiedergli di indicargli la strada per avere in eredità la vita eterna. Il Maestro divino, collegandosi all'esigenza del distacco dalle ricchezze, celebra la bellezza e la gioia della pura donazione al servizio del Vangelo. I beni materiali, posseduti in abbondanza, impediscono di rispondere all''invito a seguire Cristo. Una grande domanda, quella dell'uomo ricco e senza nome: Maestro buono, cosa devo fare per trovare la vita? La risposta di Gesù appare solenne, eppure quasi deludente: elenca cinque comandamenti che riguardano il prossimo, e ne aggiunge un sesto, non frodare. Ma l'uomo ricco non è soddisfatto: «tutto questo l'ho sempre osservato. Dovrei essere in pace e invece mi manca qualcosa». Cosa c'è di meglio del dovere compiuto, tutto e sempre? Eppure all'uomo non basta. Inquietudine divina, tarlo luminoso che rode le false paci dell'anima e fa nascere i cercatori di tesori. ' Gesù lo fissa e lo ama. Poi parla: "vendi tutto, dona ai poveri, segui me". L'uomo si spaventa e si rattrista per quelle tre parole: il suo volto si oscura. Se ne va triste. Non capisce che la felicità dipende non dal possesso ma dal dono, che il cuore pieno dipende non dai beni (Luca 12,15) ma dai volti, che la sicurezza non è nel denaro, ma nelle mani del Pastore grande. E per tutta la vita resterà così, onesto e triste, osservante e cupo. Forse anche oggi, si può essere cristiani onesti ma non felici. Osservare tutti i comandamenti, come lui, e non avere la gioia, con una morale senza amore. Gesù propone all'uomo ricco la comunione, cento fratelli, ma egli preferisce la solitudine; propone un tesoro di persone, egli ne preferisce uno di cose. Propone se stesso: «segui me; la mia vita è sorgente di vita buona, bella e beata». Ma l'uomo segue il denaro. A conclusione ecco un sussulto di speranza in una delle parole più belle di Gesù: tutto è possibile presso Dio. La passione di Dio è moltiplicare per cento quel poco che hai, quel nulla che sei e riempirti la vita di affetti e di luce: «ti darò un tesoro di volti, non possederai nulla eppure godrai del mondo intero, sarai povero e signore, come me». "Seguirti, Signore, è stato il migliore affare della mia vita". (E.R.) |