Omelia (12-10-2009) |
Monaci Benedettini Silvestrini |
Dalla coppa al cuore dell’uomo Non tutti i farisei erano nemici del Signore, alcuni di loro non potevano fare ameno di nutrire per il Maestro una segreta simpatia. Ricordiamo Nicodemo che di notte si recava da Gesù per ascoltarlo. Uno di loro invita Gesù a mensa. Occhi scrutatori si puntano su Lui per osservarlo e giudicarlo e subito rilevano una irregolarità a cui loro tanto tenevano: il Maestro non ha fatto le abluzioni rituali prima di prendere cibo. Gesù, che scruta i cuori e legge i loro pensieri, prende lo spunto per impartire una bella lezione sulla vera purezza, che non riguarda mani, coppe o stoviglie, ma primariamente il cuore e la mente. Egli dice che ci potrebbe capitare di veder tutto brillare all'esterno, perfino la nostra persona, ma poi avere la putredine nel cuore, essere incapaci di amare e di donare il bene sapientemente coltivato nel nostro spirito. Tante volte Gesù ha condannato duramente l'ipocrisia, ha richiamato alla vera autenticità delle espressioni religiose che sgorgano da un cuore puro e sincero. Corriamo tutti il rischio di accontentarci delle espressioni esteriori riducendo la nostra religiosità a fatue manifestazioni teatrali ed ipocrite. San Paolo a sua volta ci ricorda che le ragioni umane, la buona intelligenza, l'osservazione delle bellezze del creato, se non viste con l'occhio della fede, che a Dio ci conduce, non sono sufficienti per alimentare la nostra comunione con Dio. Il salmista ci ripete che soltanto con la Luce di Dio possiamo giungere alla Luce, soltanto con l'effusione dello Spirito il nostro cuore potrà ottenere quella purificazione vera che ci consente poi di sentire Dio in noi. |