Omelia (18-10-2009) |
Monaci Benedettini Silvestrini |
Maestro, noi vogliamo che tu ci faccia quello che ti chiederemo Gesù ha annunziato per la terza volta la sua passione e morte ai Dodici in disparte, usando toni molto duri e realistici: lo condanneranno a morte, lo scherniranno, gli sputeranno addosso, lo uccideranno. Nel vangelo odierno, ad immediato seguito di quelle dichiarazioni, i due figli di Zebedèo avanzano a Gesù un'ambiziosa domanda, una richiesta contraria al vangelo: questa gli dà l'occasione di approfondire ed esplicitare il tema della passione, associando ad essa la sorte dei suoi discepoli. Il vangelo ha capovolto il concetto di potere e di primato. Ricordiamoci che la nostra grandezza non sta nell'imporre a Gesù la nostra volontà. La vera grandezza del cristiano è nel servizio. Non è da escludere che nell'atteggiamento dei figli di Zebedèo si riflettono anche tensioni della chiesa nascente. Troppe volte nella chiesa siamo tentati di confondere autorità e potere. Ma bisognerebbe riflettere più spesso sul significato di queste parole: ministero, diaconia, servizio. Dobbiamo sempre essere disposti a condividere con gli altri le responsabilità, ad ascoltare le esigenze e i suggerimenti di tutti, a riconoscere che spesso chi non ha cariche ecclesiastiche, dimostra di avere capacità e generosità molto maggiori. |