Omelia (18-10-2009) |
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Vi devo dire la verità: quando, qualche sera fa', ho letto il Vangelo di questa domenica, mi sono proprio innervosita! La mia prima reazione è stata quella di sbottare, scocciata: "Ancora? Di nuovo? Ma questi discepoli c'hanno proprio la testa dura!" Sembra davvero che l'evangelista Marco voglia mostrarci, pagina dopo pagina, come i Dodici ritornino sempre e poi ancora sempre, sugli stessi discorsi, quelli che riguardano le "cattive abitudini del cuore". Ricapitoliamo un attimo, così vedrete se non ho ragione di inquietarmi. Dunque: tre domeniche fa abbiamo ascoltato come gli Apostoli ci tenessero a fare distinzioni tra il loro piccolo gruppo e "tutti gli altri", fino al punto da impedire a chiunque di annunciare la Bella Notizia e di compiere perfino dei miracoli, perché non apparteneva alla loro cerchia. Gesù con pazienza ha spiegato che non è necessario mettere tanti paletti di confine, che non è secondo il cuore di Dio dividere il mondo tra "noi" e "quelli là". E dire che questa non era la prima volta che il Maestro e Signore affrontava la questione: infatti, la domenica precedente, avevamo letto della discussione avuta dai Dodici lungo il cammino verso Cafarnao, quando avevano litigato per fare le classifiche tra di loro e stabilire chi era il più grande, il più importante, il migliore tra tutti. Anche in quel caso il Rabbi, con calma e delicatezza, aveva spiegato che il cuore di Dio non fa classifiche e che non era il caso di perdere tempo a farle tra loro, perché per essere i primi, i migliori, bisogna entrare nella logica di Dio che non insegue il successo, il primo posto, la vittoria a tutti i costi, ma si mette a servizio degli altri, con disponibile generosità. Ora, domando io, dopo tanti discorsi, dopo tanti esempi e spiegazioni da parte di Gesù, i Dodici dovrebbero avere le idee più chiare, giusto?! E invece no! Eccoci, nel brano di oggi, punto e a capo, come se nelle settimane scorse non fosse accaduto niente! Come se non avessero capito neppure un'ombra di tutto quello che il Maestro ha loro insegnato! Penso che tutti avete ben chiaro che cosa ci ha raccontato il Vangelo di Marco, pochi istanti fa: "In quel tempo, si avvicinarono a Gesù Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: - Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo -. Egli disse loro: - Che cosa volete che io faccia per voi?-. Gli risposero: - Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra -." Quindi a prendere la parola sono Giacomo e Giovanni, due tra i primi apostoli, due tra i primi a conoscere il Rabbi di Nazareth, due tra i primi a seguirlo, perciò due tra coloro che conoscono meglio il pensiero di Gesù, visto il tanto tempo passato insieme. Ebbene, proprio questi due così vicini al Maestro e Signore, gli si presentano davanti con una richiesta; una richiesta precisa, avanzata con la premessa che Gesù dovrà fare ciò che gli domandano. Gesù, con la sua consueta bontà, domanda: "Cosa volete da me? Cosa volete che faccia per voi?" E i due fratelli chiedono... ecco chiedono una cosina, sì, beh... una cosetta da nulla! Chiedono di poter sedere accanto al trono di Dio, uno alla destra di Gesù e l'altro alla sua sinistra. A noi può sembrare una richiesta strana, ma è il desiderio di avere potere e onore rispetto a tutti gli altri. Infatti, questi due simpaticoni, immaginano il Regno di Dio come il regno di un sovrano, dove c'è la sala del trono e ai lati del seggio reale vi sono le poltrone per i dignitari di corte, quelle più vicine al trono sono per i personaggi più importanti, e man mano che ci si allontana dal trono il posto è per i meno importanti. Dunque i due fratelli chiedono di avere il posto dei più alti dignitari di corte, quelli che stanno proprio accanto al re. Giacomo e Giovanni vogliono occupare il primo posto accanto a Gesù quando sarà Re sul trono dell'eternità. Si sono messi d'accordo e hanno deciso che è meglio mettere le mani avanti e assicurarsi fin da subito i posti migliori: uno a destra e l'altro a sinistra del Signore Dio. Per chiedere una cosa simile, ovviamente, si ritengono degni di quel posto, quindi pensano di essere migliori o più importanti di tutti gli altri Apostoli. Il Rabbi li ascolta in silenzio e poi risponde: "Voi non sapete quello che chiedete... sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato", vale a dire: "Voi non capite fino in fondo quello che mi domandate, anche perché non avete compreso davvero cos'è il Regno di Dio. Ma in ogni caso, decidere quali posti dovrete occupare, non dipende da me, ma da voi: i posti nel Regno saranno assegnati secondo la logica di Dio, quindi andranno a coloro che hanno vissuto secondo il cuore del Padre Buono". Com'era prevedibile, gli altri dieci, che hanno ascoltato il discorso, si incavolano parecchio: "Ma come gli è venuto in mente a Giacomo e Giovanni di chiedere una cosa simile al Maestro?... ma chi si credono di essere, quei due? Si sentono migliori di noi, che hanno chiesto di occupare i primi posti?... ma tu guarda che faccia tosta!" Per dirla tutta, secondo me, gran parte dell'irritazione degli Apostoli è dovuta al fatto che Giacomo e Giovanni si sono mossi per primi e hanno osato chiedere quello che anche gli altri volevano, ma non avevano il coraggio di domandare! Ciascuno, in fondo al cuore, era convinto di meritare il primo posto. Ciascuno, nel segreto di sé, pensava di essere migliore degli altri, quindi meritevole del posto d'onore. Il Maestro e Signore si accorge subito del malumore che serpeggia tra gli Apostoli e capisce che cosa lo ha provocato. Perciò li chiama tutti e Dodici attorno a sé, proprio vicini, perché ascoltino bene e perché, standogli così vicini, si sentano tutti amati, senza classifiche né discussioni. Quando li ha tutti intorno, il Rabbi spiega: "Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti". È un discorso lungo, ma non difficile da comprendere; il Maestro e Signore fa un esempio efficace e alla portata di tutti: "Voi sapete - dice agli Apostoli - che quelli che stanno a capo delle nazioni, i re, i governanti, finiscono sempre con l'opprimere le persone che sono loro affidate. Invece di preoccuparsi del popolo, della gente che si trova in quel territorio, colui che ha il potere si sente grande, forte, invincibile e ne approfitta in molti modi. Voi però, che volete seguire la logica di Dio, non potete agire così, ma anzi farete proprio l'opposto: chi ha desiderio di essere il più grande, il migliore, si metterà a servizio degli altri." E poi Gesù conclude ricordando che lui stesso si comporta così: lui che è il Figlio di Dio, è venuto nel mondo non con potenza, non spaventando o minacciando, ma con bontà e delicatezza, con tenerezza verso ogni creatura e con la disponibilità a essere sempre colui che serve gli altri. Una donazione completa, totale, fino al punto da dare la vita sulla Croce. Che dite, dopo queste parole, i Dodici avranno capito? O cercheranno ancora altre occasioni per fare le classifiche su chi è il migliore e litigare tra loro? E noi? Noi abbiamo capito cosa si aspetta il Maestro da noi, che vogliamo vivere secondo il cuore di Dio? Ce lo siamo detto poche settimane fa ed è sempre validissimo! Essere servi, significa essere disponibili verso tutti, essere attenti agli altri, a quello che capita, alle loro necessità. Significa gioire di ciò che rende felice un'altra persona e commuoversi insieme per quello che fa soffrire. Essere servi, vuol dire essere pronti a dare una mano in casa, senza avanzare solo pretese, ma anche un po' di aiuto e collaborazione. Significa mettere da parte l'egoismo e la pigrizia. Significa aprire occhi e cuore e accorgerci di chi ci sta accanto. Non è facile, chiede impegno costante e questo può scoraggiarci. D'altra parte, non stiamo parlando di robetta da poco: il Signore Gesù ci ha detto che è vivendo così che si diventa primi nel Regno di Dio! Allora non molliamo: viviamo questa settimana, giorno dopo giorno, ricercando intorno a noi tutte le occasioni che ci vengono offerte per esercitarci a vivere da servi a imitazione del nostro Maestro Gesù. Commento a cura di Daniela De Simeis |