Omelia (09-01-2000) |
mons. Antonio Riboldi |
Tu sei mio figlio Non so se i miei cari amici di Internet seguono le vicende del nostro Paese. Intendo parlare delle vicende che toccano la vita quotidiana, familiare, sociale, dove davvero si incrociano gioie e speranze, ma anche sofferenze ed angosce. Ebbene, dopo il bombardamento dei massmedia sulle "pastiglie delle discoteche", che erano e sono un vero attentato alla vita così preziosa dei giovani, da qualche giorno il centro del palcoscenico sembra l'abbiano occupato quelle che chiamano "babyband", ossia "bande di adolescenti" che si uniscono, spinti forse dal gusto del rischio e quindi dell'avventura, per compiere gesti da criminali, senza forse neppure sapere cosa significhi crimine, come hanno confessato loro stessi. Mettono in crisi l'opera educativa dei genitori se c'è stata e l'azione delle nostre comunità anche ecclesiali sulla assistenza e la compagnia di quella età che da sociologi è chiamata "negata": ossia ignorata perché difficile da guidare: l'adolescienza. Un momento della vita che è come un improvviso sbocciare di un fiore, senza però conoscere le regole della vita, il valore della esistenza, la legalità, ossia il rispetto di sé e di ogni persona, il valore della vera libertà. Tutto diventa gioco, avventura, voglia di fare come si vuole, come se questo veramente fosse il senso ed il valore della vita e della società. Su questo fenomeno non nuovo, ma che ha accompagnato anche noi adulti, quando eravamo adolescenti, si sono avventati i massmedia, gli opinionisti, senza però convincere e quindi lasciando il vuoto di una età, capace di tutto. Noi adulti avevamo forse un argine che ci impediva di fare a pezzi la dignità della nostra vita e la sua felicità: ed era l'educazione alla fede e la insostituibile testimonianza della famiglia ed una società non così trasgressiva, anzi invitante alla trasgressione come quella odierna. Una buona parola ci viene da una festa, quella di oggi, un poco nell'ombra, ossia la festa del nostro Battesimo. Quel giorno, battezzati nell'acqua e nello Spirito Santo, abbiamo come buttato alle spine i panni e la mentalità di un uomo senza amore e luce, e ci siamo vestiti di un abito bianco che era il divenire figli di Dio, ossia quello che dovevamo essere senza il peccato originale, immacolati, amati dal Padre, con la sola esperienza di una felicità infinita ed eterna con Dio ed i fratelli. Potremmo fare nostre, divenuti figli del Padre nel giorno del Santo Battesimo, le parole di Isaia: "Io, il Signore, ti ho chiamato per la giustizia e ti ho preso per la mano: ti ho formato e stabilito come alleanza del popolo e luce delle nazioni, perché tu apra gli occhi ai ciechi e faccia uscire dal carcere i prigionieri, dalla reclusione coloro che abitano nelle tenebre" (Is. 42,6-7) Quante volte mia mamma, mi ricordava, nella sua grande testimonianza di fede, la bellezza della bianca veste battesimale, fino a farla diventare senso della mia vita! E, confesso, non mi è stato difficile superare "la difficile età negata", ossia l'adolescienza. Voglio essere, in questo momento, vicino ai genitori che forse hanno giustamente paura per i loro figli, tanto amati e curati, ma forse senza dare peso a quella necessaria cura battesimale, per condividerne ansia e dolore. Ricordatelo bene: questi nostri adolescenti non sono cattivi: vivono solo il momento dell'ebbrezza dell'avventura, qualsiasi sia questa, o dovunque porti, salvo poi a vedere la vita irrimediabilmente segnata dal dolore. Questi ragazzi hanno bisogno di un grande amore: l'amore che edifica la vita, che ha veramente cura dei valori della vita, quei valori che ci vengono proprio dal Battesimo, ossia dal Padre. Occorre una testimonianza di fede e di amore. Ogni estate porto con me tanti scugnizzi a condividere le mie vacanze. E si vede che ignorano le regole della vita vera. Ma si fanno educare dall'amore fino a diventare ragazzi di cuore generoso. Bisognerebbe che prima noi adulti, giovani e adulti, riscoprissimo, in questo anno santo del grande Giubileo, la bellezza, il dono del nostro Battesimo per avere la forza di viverlo ogni giorno in tutta la sua profonda bellezza. E poi avere il coraggio di impostare vita nostra ed educativa su questa bellezza. Dobbiamo tutti, anche noi Chiesa, prenderci a cuore questi nostri adolescenti "a rischio". Sono parte di noi stessi. Sono quelli che più di tutti, anche attraverso le loro stravaganze, urlano il loro bisogno di essere ascoltati e guidati... ma nella verità della fede e della vita. Hanno bisogno di trovare una mano di cui fidarsi per essere presi per mano. Prima di scandalizzarci per quello che fanno, chiediamoci che parte di colpa abbiamo in quello scandalo. E vi auguro in questo giorno, festa del S. Battesimo, BUON BATTESIMO RICEVUTO! |