Omelia (04-10-2009) |
don Daniele Muraro |
Li chiama fratelli Noi imitiamo dagli altri comportamenti, opinioni, stile di vita. I modelli che si presentano sono via via i genitori, il miglior amico, quello che viene riconosciuto come il capo nel gruppo, un campione dello sport o un divo dello spettacolo, una guida spirituale. Il più delle volte l'individuo si riduce a imitare quello che fanno gli altri in generale e così si spiegano le mode. Per un ragazzo o un adolescente nell'età dello sviluppo è importante trovare modelli validi perché è da loro che egli assume non solo i modi di fare, ma anche la gamma dei desideri. È soprattutto entrando nella giovinezza che la vista della felicità nell'altro suscita il desiderio di fare lo stesso, e ancora più intensamente il desiderio di essere come lui. Al di là dell'oggetto, è il modello che attira e diventa norma. Se due uomini desiderano la stessa cosa e la cosa non può essere condivisa, facilmente essi diventano rivali. Si rischia che i desideri si alimentino l'un con l'altro senza limiti. Come io imito lui, così lui imita me: è la causa scatenante di tante invidie e gelosie. Di tutto questo possiamo trovare riscontro nel proseguo della prima lettura. Nel giardino dell'Eden ad Eva che ancora si guarda attorno per scoprire il mondo si avvicina Satana. Il tentatore nella sua calunnia presenta Dio alla stregua di un nemico della felicità incitando a disobbedirGli. Adamo poi imita Eva, fa proprio come lei, e così i due si ritrovano soli e senza più la loro intesa precedente. Al posto dell'amore reciproco subentra l'amor proprio. Di fronte alla domanda di Dio su quel che è successo, Adamo risponde accusando la donna ed Eva incolpa il serpente. "Il serpente mi ha ingannata" dice Eva, mentre Adamo interrogato per primo aveva detto: "La donna che tu mi hai posto accanto mi ha dato dell'albero e io ne ho mangiato". Possiamo ritenere esagerata l'importanza che la Bibbia attribuisce al peccato di Adamo ed Eva. Quanto sia grave la colpa però possiamo verificarlo nelle conseguenze. In effetti la scelta sta all'origine di molti altri disordini e ostilità manifeste, primo fra tutti l'assassinio di Abele da parte del fratello Caino. Lì troviamo all'opera il desiderio di imitazione fino alla sopressione dell'avversario. Per quanto riguarda Adamo ed Eva nel giardino di Eden essi rimangono al mondo, ma perdono molta parte del fascino reciproco; scoprono di essere nudi e di doversi difendere uno dall'altro... Di fronte alla domanda di alcuni farisei sulla liceità del divorzio, Gesù risponde facendo appello "all'inizio della creazione", al disegno originario di Dio. Se Dio avesse voluto che Adamo tenesse più donne ne avrebbe create tante quante sarebbe stato necessario e invece dal costato del primo uomo plasma una sola donna, Eva e gliela presenta, ottenendo subito una convinta approvazione. In ogni innamoramento e scambio reciproco di fedeltà si ripete il primo incontro e Dio viene coinvolto. Dio torna a congiungere ciò che la disobbedienza, la superbia, il male avevano disgiunto. È ora di rompere con la durezza di cuore, sembra dire Gesù, e aprirsi alla novità del Regno di Dio, una novità che per altro restaura l'ordine iniziale. Risalire al progetto originario è difficile. Occorre un modello davanti. Adamo ed Eva non lo sono, o almeno non lo possono essere a sufficienza, per il motivo che abbiamo detto. Si rimprovera alla Chiesa di parlare di amore e matrimonio senza conoscerne la realtà concreta. Può darsi, ma nel caso di Gesù l'obiezione non vale, non solo perché Egli è il Verbo di Dio, colui attraverso il quale il Padre ha creato tutte le cose, ma soprattutto perché in tema di fedeltà nessuno ha da insegnarGli niente. Quella di Gesù è stata una fedeltà a tutta prova, come dimostrano passione e morte. Mnetre portava a termine la sua missione Dio Lo ha reso perfetto per mezzo delle sofferenze e ora Egli può essere un modello credibile anche per quella missione particolare che è il matrimonio cristiano. Dice il Catechismo della Chiesa cattolica: "Venendo a ristabilire l'ordine iniziale della creazione sconvolto dal peccato, Cristo stesso dona agli sposi la forza e la grazia per vivere il matrimonio nella nuova dimensione del Regno di Dio. Seguendo Cristo, rinnegando se stessi, prendendo su di sé la propria croce gli sposi potranno 'capire' il senso originale del matrimonio e viverlo con l'aiuto di Cristo." Tutta la vita abbiamo detto è imitazione, ma esiste un eccezione. Chi si sposasse per imitazione, perché lo fanno tutti, o perché l'ha fatto gente di sua conoscenza sarebbe poco furbo. Lo stesso fra parentesi vale per la convivenza. Il matrimonio è quanto di più originale ci sia nella storia di un uomo. Forse per questo al giorno d'oggi fa così paura. Per un matrimonio riuscito se vengono meno i punti di riferimento sociali resta Gesù a santificare l'amore umano. Come abbiamo sentito dalla seconda lettura "Colui che santifica e coloro che sono santificati provengono tutti da una stessa origine; per questo Gesù non si vergogna di chiamarli fratelli." Gesù è il fratello di tutti quelli che accolgono il Regno di Dio in gioia e semplicità, ma dovendo scegliere oggi forse si dichiarerebbe fratello prima di tutto degli sposi, di quelli che si sono decisi ad amarsi l'uno con l'altro senza avere nessun modello davanti a far da garanzia, nessun modello se non l'amore di Dio, quell'amore di Dio che Gesù ha mostrato e praticato al massimo grado. |