Omelia (25-10-2009)
CPM-ITALIA Centri di Preparazione al Matrimonio (coppie - famiglie)


Le letture di questa trentesima domenica del tempo ordinario sono un invito a guardare oltre le apparenze. Geremia, guardando oltre, vede il ritorno degli ebrei, che partono in esilio verso Babilonia, pur non sapendo quando avverrà e ignorando dell'esistenza di Ciro, vede il loro rientro nella gioia non di quanto partono ma del " resto di Israele". Resto costituito dal " cieco e lo zoppo, la donna incinta e la partoriente", ma ciò che è importante "in gran folla"; ma ciò che è importante "in gran folla". Anche il Salmo responsoriale ci parla della gioia del ritorno: "Grandi cose ha fatto il Signore per noi". Paolo ci suggerisce di guardare a Cristo, che non vediamo, come a colui, che offrendo se stesso, offre a tutti noi la gioia del ritorno al Padre. In questa visione di gioia si colloca anche il brano del Vangelo che oggi è offerto a noi. Bartimeo, passando dalla cecità al riacquisto della vista, gioisce e riconoscente segue colui che lo ha beneficiato.
Entrando nelle nostre Chiese le vediamo vuote, spesso anche nel giorno del Signore, che è diventato il giorno di tutti, tranne del Signore e ciò a molti può dispiacere. Ma se si ha speranza, se si crede, ciò è una situazione provvisoria, essa accade per ricordarci che Dio deve essere adorato principalmente, tutti i giorni, nel tempio che Lui si è costruito, nel cuore dell'uomo dove dimora in forza del Battesimo. Ma se vogliamo incontrare Gesù, dobbiamo andare sulla strada che da Gerico porta a Gerusalemme è li che egli ci dona la vista dandoci se stesso. E' che è apparecchiata la sala del banchetto, banchetto pasquale, banchetto nuziale, al quale tutti quanti che, credono il Lui, siamo invitati. Questo invito di partecipare al banchetto, scritto col suo sangue, è annunciato, si, ma non tutti lo odono, e spesso a quanti lo odono e vogliono avvicinarsi, è impedito, da tante buone persone di avvicinarsi.
La Chiesa, nella persona del papa e della gerarchia, continuano a far risuonare questo invito, ma ci sono alcune persone, anche troppe e non solo laici, a cui non piace né il modo né la maniera con cui l'annuncio è proclamato. I Bartimei odierni sono allontanati non da quanti sono lontani ma bensì da quanti, pur essendo alla sequela del Cristo, impongono di tacere perché Lui è troppo impegnato e non può essere disturbato. La critica odierna è personale, si vuole che le persone parlino e pensino come noi desideriamo: "apri la tua bocca la voglio riempire" di mie parole, la tua testa delle mie idee, perché tu pensi e parliamo in maniera sbagliata, solo io penso e parlo giusto e retto.
Non possiamo rimanere seduti ai bordi della strada ma gridare forte, in mezzo alla folla: "Figlio di Davide", Signore, vieni in nostro aiuto, illuminaci, il cuore, la mente e restituisci ai nostri occhi la loro limpidezza e originalità per vedere nell'altro la persona speciale che Tu mi hai affiancato per percorrere la via della salvezza.
Se vogliamo guarire interiormente le nostre ferite, dobbiamo gettar via il mantello del nostro egoismo e rivestirci del mantello dell'umiltà per seguirlo sulla strada dell'amore, del dolore e della gioia. Come mendicanti seguiamo Gesù sino a Gerusalemme per essere, come lui, colpiti, feriti ed offerti come vittime di espiazione per i nostri e gli altrui peccati.

Revisione di vita
• In fatto di fede e di ubbidienza cosa trasmettiamo ai nostri figli, a quanti con noi percorrono la strada che ha per traguardo il matrimonio?
• Crediamo nel Papa e nei vescovi o abbiamo una nostra idea di Chiesa?
• L'umiltà sta in cantina in attesa di tempi migliori?

Commento a cura di Marinella ed Efisio Murgia