Omelia (08-11-2009)
CPM-ITALIA Centri di Preparazione al Matrimonio (coppie - famiglie)


L'ipocrisia è una malattia pericolosa comune anche a questa società dell'immagine, dove tutti desideriamo apparire migliori di quello che siamo per difenderci e proteggerci (forse). Meno di un secolo fa', il convertito Giovanni Papini, scrisse: " Non fidarti delle apparenze, neppure quando si tratta di devozione. Anche i cammelli si inginocchiano, anche i dischi recitano preghiere e laudi, anche gli affettatori di cipolle piangono, anche i cani cadono in estasi." Questa frase di Papini, a mio parere, riecheggiano i vv. 38-40, dell'Evangelo di questa 32a domenica del tempo ordinario. Se proprio abbiamo bisogno di esempi edificanti, dobbiamo rivolgerci alle due vedove e all'unico sommo sacerdote, che incontriamo nella liturgia della Parola.

Fede nella parola di Dio (1Re 17, 10-16)
L'episodio narrato manifesta la potenza della fede nella parola di Dio. Parola che porta Elia a rifugiarsi in terra fenicia, patria d'origine della sua nemica, la regina Gezabele. Li troverà un'altra donna, una povera vedova, che per predisposizione divina, sarà strumento di salvezza per Elia perseguitato. Questa donna, che è e si dichiara indigente, ha fede nelle parole di Elia che, le predice un evento miracoloso da parte del Signore.

Loda il Signore anima mia ( Sal 145)
Lodiamo il Signore perché nella sua nella sua misericordia ci libera da ogni avversità e pericolo che il nemico stende lungo il nostro cammino.

Cristo non è vento per abolire ma per dare compimento (Eb 9, 24-28)
Cristo, venuto per dare compimento alla vecchia alleanza, ne istituisce, col suo sangue, una nuova e definitiva, di cui è unico sacerdote, mediatore e vittima. Egli è entrato nel vero santuario di Dio, "una volta per tutte", ha offerto "se stesso", addossandosi "i peccati di molti" e "per intercedere a nostro favore" presso il Padre.

Celebrazione della fiducia e della speranza (Mc 12, 38-44).
L'Evangelo di oggi ci mostra due episodi veramente gustosi ed attuali: da una parte i potenti, sempre in mostra e pronti ad occupare i primi posti, sia quando sono in carica, sia quando non lo sono più; dall'altra una persona insignificante che, agli occhi del mondo, non contava e neppure oggi conterebbe niente perché c'è poco da rosicchiare, ma che si dona tutta intera e senza riserve al Signore, donando a Lui tutta se stessa nella cassetta delle offerte del mondo. Il discorso che Gesù fa agli apostoli rileva il capovolgimento che, l'arrivo degli ultimi tempi, porterà nelle strutture umane.
Il gesto con cui la vedova getta del suo necessario è un gesto di preghiera, di fede, è il dono totale e incondizionato di sé, colto solo da Gesù, il solo capace di valutare i valori interiori che partono dal cuore.
Donare così è donare come fa Dio, il quale il quale non ci dona della sua abbondanza, ma di quello che è, manifestandosi nella condizione umana: Gesù Cristo, nostro fratello nella carne.
Anche se non arriviamo ad atteggiamenti ipocriti, che simulano buoni sentimenti per ottenere favori ed apprezzamenti, si possono insinuare lentamente nelle nostre pratiche di pietà e nei gesti di amore verso gli altri, atteggiamenti di vanità, provocati dall'eccessiva stima di se stessi e dal desiderio delle altrui lodi.

Revisione di vita
• L'amore fra coniugi è oblazione: siamo capaci di abbandonarci completamente all'altro e perdonarci se l'altro è stato infedele?
• Il soldo della vedova era veramente poco: ci accontentiamo di ciò che l'altro è capace di darci?

Commento a cura di Marinella ed Efisio Murgia