Omelia (18-10-2009) |
don Roberto Rossi |
Carriera o servizio? Gesù "non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti". Nella domanda di due apostoli, Giacomo e Giovanni e nella rabbia degli altri, vedendo che non hanno capito, Gesù precisa lo stile del discepolo con l'immagine del "servo". La liturgia oggi ci fa contemplare come Cristo ha offerto la sua vita come servo. Da parte nostra, noi possiamo accogliere le parole che S. Pietro nella sua prima lettera ricorda a tutti i cristiani: "Servire non per forza ma volentieri, secondo Dio; non per vile interesse, ma di buon animo, non spadroneggiando sulle persone, ma facendoci modelli del gregge". Gesù non ci ha amato da lontano. Per amarci e servirci concretamente è diventato uno di noi, ha fatto l'esperienza delle nostre debolezze e delle nostre paure, ha sofferto, ha portato la croce ed è morto per nostro amore. La conseguenza pratica per la nostra «carriera» di cristiani è evidente e importante. Se Gesù ci ha amato e servito fino ad essere «disprezzato e reietto tra gli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire» (ls 53,3), noi cristiani dobbiamo amare e servire i nostri fratelli piccoli e sofferenti facendo nostra la loro situazione, avvicinandoli con senso di schietta amicizia e fraternità. Un celebre scrittore francese, padre di una bambina menomata, ha scritto: «Mia moglie ed io ci siamo inchinati: in questa creatura abbiamo visto un messaggio venuto da Dio che ci interpella richiamandoci l'esempio di Gesù». Gesù ci ha servito provando accanto a noi le nostre infermità, condividendo fino all'ultimo le nostre sofferenze. Possiamo cogliere questa partecipazione assoluta di Dio alla vita dell'uomo, qui sta il senso dell'abbassarsi di Dio a servire i suoi figli; ma non dobbiamo trascurare il dono che il Signore concede all'uomo di partecipare al suo battesimo e al suo sacrificio. Nell'Eucarestia e nel Battesimo il cristiano è unito a Cristo, partecipe della sua salvezza. La vita sacramentale è dunque accesso alla gloria di Dio e al tempo stesso via dell'incontro con i fratelli, come servi gli uni degli altri. E' dal nutrimento sacramentale che il cristiano trova la motivazione all'impegno nel servizio. "Voi sapete che i capi delle nazioni... dominano su di esse. Tra voi però non sia così: Chi vuol diventare grande tra voi sarà vostro servitore e chi vuol essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti". E' un altro modo di intendere la carriera. E' un'altra carriera. Ma è quella che conta, ci assicura Gesù, il Signore. Si tratta ora per ciascuno di noi di riimpostare sempre meglio le proprie scelte e il proprio stile di vita in famiglia, nella vita sociale, nelle relazioni col prossimo, specie quello più bisognoso, nella comunità cristiana. Ci può essere il rischio nella comunità cristiana, nella vita della parrocchia, di aspettarsi dagli altri, di farsi servire, di pretendere, anziché farsi avanti con generosità e vero amore, con quell'umiltà che spinge a fare il più possibile, senza pensare al giudizio degli altri o agli errori che si possono fare. Tutti abbiamo molto dare fare, ma il tempo per molte cose, anche non necessarie o discutibili, lo troviamo. Ringraziamo il Signore per quanti riescono a trovare tempo e amore per offrire una propria presenza, una propria partecipazione, un proprio servizio, non solo nelle varie forme del volontariato, ma anche nella vita della parrocchia: un'ora o mezz'ora alla settimana, ogni 15 giorni, una volta al mese. Che bello quando questo avviene, per chi offre questo, perché "c'è più gioia nel dare che ne ricevere", e per chi viene sostenuto e aiutato! Pensiamo oggi in modo particolare al servizio che siamo chiamati a svolgere: il servizio del vangelo al mondo che non conosce il Signore Gesù: ecco il senso della Giornata Missionaria mondiale. |