Omelia (01-11-2009)
CPM-ITALIA Centri di Preparazione al Matrimonio (coppie - famiglie)


Oggi, primo novembre, celebriamo la festa di tutti i santi, gioiamo e lodiamo Dio che, ha fatto della terra un giardino in cui sono germogliati tanti fiori, di ogni età e condizione sociale, "lingua popolo e nazione". Ogni santo è diverso dall'altro, ma tutti portano impresso il " sigillo" di Cristo che, infonde in loro una gioia senza fine, conquistata passando attraverso la fatica e la prova per poter partecipare alla gloria della resurrezione. Questa meta spirituale, apparentemente irraggiungibile, si raggiunge percorrendo la via delle " beatitudini" evangeliche che, la liturgia odierna ci indica tramite il vangelo di Matteo.
" Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli" ossia, chi si sente povero davanti a Dio, o, come dice il salmo: " Io sono verme non uomo....rifiuto del mio popolo". Il "povero in spirito" è colui che apre a Dio la sua anima, afflitta, assetata e affamata di giustizia; che confida in Lui nelle avversità; che è mite, misericordioso, puro ed operatore di pace.
Sebbene qui l'evangelista non intende spiritualizzare, come spesso avviene oggi, una condizione sociale, tuttavia quanti accogliamo la sovranità di Dio, dobbiamo sentire il dovere di farci provvidenza nei riguardi dei bisognosi, perché tutti figli dello stesso Padre e immagine del Figlio che ci ha redenti.
Le letture odierne ci invitano ad aprire i nostri cuori alla speranza per scorgere quel patrimonio comune di bene, dono di Dio e non opera dell'uomo. Come dono di Dio i santi sono stati pellegrini in cammino verso la patria definitiva, operando scelte, affrontando difficoltà come tutti i comuni mortali e non superuomini. I santi, sono persone come noi, con pregi e difetti che loro sono consci di avere e in abbondanza (non c'è santo che si reputi giusto). Questa consapevolezza ci aiuta a considerare la santità, non come una meta per addetti ai lavori o come un traguardo irraggiungibile, ma come vocazione alla portata di tutti, perché in ognuno di noi c'è una chiamata a venir fuori, giorno dopo giorno, dal nostro guscio difficilmente penetrabile. I santi non sono solo coloro che sono stati canonizzati dalla Chiesa, ricordati nei calendari, ma persone che, pur non amando essere ricercati, ammirati, ricordati dagli uomini, hanno vissuto con semplicità e naturalezza lo spirito dell'evangelo; non si preoccupano del giudizio degli uomini, ma di quello di Dio.
La contemplazione della gloria dei santi nella vita eterna ci svela la nostra destinazione finale, che sta all'origine della medesima: in quanto generati da Dio nel battesimo "noi fin da ora siamo figli di Dio". I santi hanno il merito di umanizzare l'Evangelo con i loro gesti, i loro sorrisi, le loro lacrime, il loro amore verso il creato, nel quale riconoscono l'opera del Creatore. Essi hanno scoperto i segreti della gioia e lo comunicano a noi con semplicità, tanto è che noi, spesso, non li percepiamo, perché essi sono raccolti e discreti, custoditi nel silenzio del proprio cuore, non sono come l'allegria chiassosa, commerciale, dispensata nei programmi televisivi.

Revisione di vita
• Ascoltiamo il nostro coniuge, anche quando siamo stanchi, con tutta l'attenzione che le sue opinioni meritano? In queste circostanze dove sta la carità fra noi?
• Nei riguardi dei fidanzati facciamo risaltare sempre, in primo luogo, la grazia che santifica il nostro matrimonio?
• La preghiera in comune è per noi abituale, saltuaria, occasionale, abitudinaria?

Commento a cura di Marinella ed Efisio Murgia