Omelia (23-01-2000) |
mons. Antonio Riboldi |
Il tempo è compiuto Credo di avere avuto una vita davvero esaltante, anche se difficile, per avermi dato il dono di incrociare sulla mia strada di sacerdote e di vescovo, tante persone, ma davvero tante. Ed ogni persona, sia pure con diversità di sfumature, portano i segni delle loro scelte e tante volte dei loro drammi. A volte sono rassegnati a continuare una corsa nel buio, disperando che ci sia la luce: a volte invece, con la volontà di cercare almeno la luce cambiando rotta. Così ho incontrato mafiosi, camorristi, ex terroristi: senza contare la gente comune, quella che tutti incontriamo sulle nostre strade quotidiane e che sembrano non avere volto. Quello che colpisce è che in tanti, a volte apertamente, a volte tacitamente dicono: "Debbo cambiare vita..... questa che conduco non va". Come volessero confessare un malessere che è nel profondo del cuore ed impedisce di cogliere la gioia che è nel dono di vivere, come ci fosse "dentro" una nube che va rimossa. Ma non si sa come cambiare; cosa fare: da che parte andare. Un poco come il problema dei fratelli e delle sorelle, che letteralmente bruciano il bello della vita, dandosi alle tante droghe che circolano nelle nostre piazze: senza rendersi conto che ogni droga è l'industria del crimine che fa i suoi affari proprio sacrificando gli uomini. Sono tanti questi fratelli e queste sorelle nel mondo che sono oramai svendute al profitto del crimine organizzato. A volte le comunità riescono a raccogliere questi brandelli di semivivi abbandonati sulla strada, come è nella parabola del buon Samaritano: e con molti sacrifici riescono a riportarli alla vera vita. Tanti finiscono nelle prigioni, a vivere giornate d'inferno, senza nemmeno sapere se esiste differenza tra l'inferno della prigione che non guarisce, o l'inferno della strada della droga. Ero partecipe ad un convegno sulla droga anni fa. Alla tavola della presidenza si alternavano medici, psichiatri, magistrati, operatori di comunità, sociologi, intorno alla domanda: "Droga: che fare?" Ad un certo punto una ragazza tossicodipendente si alzò e urlò: ma lo sapete che drogarsi è bello? Voi quale bello alternativo suggerite, che ci tolga da questa lenta morte nel tunnel colorato della droga?" Nessuno sapeva rispondere a questa domanda provocatoria, ma vera Si alzò un giovane e disse: "Io ero un tossicodipendente: anch'io cercavo un bello più bello e l'ho trovato. E' la fede in Gesù Cristo". Nessuno osò contraddire. Non solo, ma si sciolse l'assemblea con nella mente l'interrogativo di un tossicodipendente, che chiedeva di conoscere un bello più bello, e la risposta solenne di un altro che indicava il "più bello". Una storia che, anche se in modi diversi si ripete sulla scena della vita quotidiana molto spesso. Al "bello del mondo", occorre saper indicare "un più bello". E' quanto Dio suggerisce nel racconto della conversione della città di Ninive, per bocca del profeta Giona, proposta oggi. 0 ancora meglio nelle prime parole che Gesù lanciò all'umanità all'inizio della sua missione che dura ancora oggi ed è quindi per tutti noi. E' la missione del grande Giubileo. Dopo che Giovanni fu arrestato, racconta l'evangelista Marco, Gesù si recò nella Galilea, predicando il Vangelo di Dio e diceva: il tempo è compiuto: il Regno di Dio è vicino: convertitevi e credete nel Vangelo" (Mc.1,14) Un ex terrorista, che aveva scelto di attuare la giustizia a suo modo, senza mai uccidere alcuno, ma partecipando attivamente, dopo il suo arresto, amava incontrarmi nel carcere. Nacque tra di noi una amicizia. Non si era mai interessato di Dio e quindi era ateo. Lo sorprendeva la mia fede e la mia amicizia. Un giorno così mi scrisse: "Caro don Antonio, io non so nemmeno chi sia o se ci sia Dio. Da tempo a sera mi viene voglia di pregare e lo prego così: "O Dio che conosci il mio amico don Antonio, ascolta la mia voce come fosse quella del mio amico. Ti chiedo nessun bene terrestre. Questa terra mi ha dato solo dolore. Restituiscimi il cuore che avevo da bambino: un cuore che era come la casa della bontà verso tutti e forse in quella casa tutto era bello perché c'eri Tu, che io non ho saputo vedere". Ho raccontato due storie: ma vi assicuro che di queste storie è piena la mia vita di sacerdote e vescovo. Mi dicono appunto che oggi c'è tanta gente che vuole uscire dal buio dell'anima: gente che dice: "Bisogna che cambi vita". Desiderano solo incontrare qualcuno che come Gesù, con l'amore di Gesù, suggerisca: "Coraggio: il Regno di Dio ti è vicino". |