Omelia (25-10-2009) |
don Roberto Seregni |
Tocca a me... Quello del cieco è l'ultimo dei miracoli raccontati nel Vangelo di Marco. Ultimo e definitivo: la guarigione dalla cecità. Il Rabbi di Nazareth si prepara ad entrare a Gerusalemme (Mc 11,1ss) e gli occhi dei discepoli si devono aprire per riconoscere la novità inaudita del Messia Crocifisso. Proprio per questo l'evangelista sembra descrivere non solo il racconto di una guarigione, ma anche il prototipo del discepolo e del suo cammino: l'ascolto (v.47), l'invocazione e la preghiera (vv.47-48), la chiamata (v.49), l'incontro personale con Gesù (vv. 50-52a) e la sequela (v.52b). Interessante è anche sottolineare tutta la dimensione fisica della sequela. L'esperienza della fede non è solo questione di testa, infatti troviamo gli orecchi che ascoltano (v.47), la bocca per gridare e pregare (vv.47-48), le mani per liberarsi del mantello (v. 50a), i piedi per correre da Gesù (v. 50b) e gli occhi per vederlo e seguirlo (vv. 51-52). Ripenso ai poveri Giacomo e Giovanni, usciti ben ammaccati dal colloquio della scorsa settimana con Gesù. Alla loro spavalda richiesta, il Rabbì di Nazareth aveva risposto con una contro-domanda: "Che cosa volete che io faccia per voi?" (v. 36). La stessa identica domanda la troviamo oggi, rivolta al cieco. Certo, può suonare strano che Gesù chieda ad un cieco che cosa vuole che faccia per lui. In realtà questa domanda è davvero fondamentale, non solo nell'incontro con Bartimeo, ma in tutto lo svolgersi del Vangelo e della nostra vita di discepoli. Tutti noi abbiamo desideri e li portiamo (spero!) davanti a Dio nella nostra preghiera. Il problema sta nel verificare se questi desideri sono maturati al sole dello Spirito oppure no. A volte incontro persone arrabbiate perché Dio non ha realizzato le loro richieste o i loro piani e spesso mi vien da pensare: per fortuna! Molti cristiani si costruiscono dei gran progetti, mettono a fuoco le loro mete, impacchettano tutto e poi portano devotamente davanti al buon Dio le loro richieste, aspettando che Lui metta un bel timbro ed esaudisca le richieste con tempistiche svizzere. Un po' riduttivo, non vi pare? Tutto il Vangelo è educazione del desiderio, per imparare alla luce della Parola cosa desiderare e chiedere. Gesù chiama i dodici a stare con Lui (Mc 3,14) proprio per inzuppare i loro cuori della logica nuova del Regno, per evangelizzare i loro desideri. Rileggo tutto, e mi convinco che oggi, quella stessa domanda rivolta al cieco Bartimeo, è per me. Tocca a me fare ordine nel cuore, evangelizzare i miei desideri e lasciarmi trasformare dalla Sua Parola. Tocca a me rialzarmi dai miei nascondigli e uscire allo scoperto come Bartimeo. La sua voce mi chiama. Chi può resistere? Tocca a me affrontare quella situazione che continuo a rimandare, donare quel perdono atteso o chiarire quella situazione ambigua. Tocca a me riconoscermi cieco e lasciarmi guarire dalla potenza dello Spirito. Pronto? Buona settimana don Roberto robertoseregni@libero.it P.S. Tra i nuovi "Ritagli dello Spirito" potete trovare un brano di P. Coelho suggerito da una nostra lettrice, un testo sulla Lectio Divina del card. Martini e una preghiera di Efrem il Siro. |