Omelia (25-10-2009)
LaParrocchia.it
Il grido del povero

Nel vangelo di questa domenica l'interlocutore principale di Gesù è Bartimeo, che grida tutta la sua disperazione e il suo dolore di fronte all'abbandono e, ancor più, all'indifferenza della gente che l'ha lasciato "marcire" ai bordi della strada.
Mentre vive la sua quotidianità impregnata di tante difficoltà, s'accorge che qualcuno può dare una svolta alla sua vita e un sollievo alle sue sofferenze... questi è Gesù di Nazareth. Marco è chiaro nel dire che quest'uomo è cieco, ma non sordo... non vede, ma può ascoltare, è in contatto con il mondo che lo circonda anche se non lo vive appieno, per cui viene a conoscenza anche della fama che precede e accompagna la persona di questo profeta così particolare. Ed ecco la svolta: Gesù passa nel luogo dove egli abita!!!
Gesù Figlio di Davide... è questa un'espressione ricca di significato e stracolma di senso; con essa il "cieco" sta chiedendo a Gesù un intervento salvifico perché la sua vita versa in gravi condizioni ed è difficile uscirne. Ci sono stati degli errori, la sua vita ha preso una piega inaspettata, ma chiede la redenzione da essi e l'uscita da questa esistenza ingarbugliata. Il cieco dice a Gesù, in modo fermo e perentorio, di reinserirlo a pieno titolo nel mondo degli uomini attraverso un cammino di fede. Ciò si intuisce dal fatto che...
È cieco, no sordo... anche questo è sintomatico! Se il personaggio in questione fosse sordo-muto, vivrebbe in un mondo tutto suo e ben delineato. Ma il fatto che può ascoltare è il segno che riesce ad incamerare alcuni concetti e che può anche prendere delle decisioni sulla base di ciò che la sua mente percepisce.
In sintesi si può dire che il grido del cieco è il grido di chi vuole fare un cammino di fede perché ha ascoltato tutto ciò che Gesù ha detto e ha fatto. Si trova in forma riflessa l'insegnamento di Romani 10, 14-18, dove Paolo dice che presupposto necessario per la fede è l'ascolto. Ad avvalorare tutto ci si mette anche...
Rabbuni... un termine che si trova sulla bocca di chi ha un rapporto confidenziale con Gesù ed intende proseguire il cammino già iniziato. Il cieco si pone (anche se evangelicamente inverso) sulla scia della Maddalena che il giorno di Pasqua si rivolge a Gesù chiamandolo Rabbuni (Gv 20,16). L'evangelista Marco ci sta semplicemente dicendo che la fede è necessaria a un primo incontro con Gesù, ma diviene condizione indispensabile per un rapporto familiare, intimo e riservato. Senza la fede non si riesce a dare una lettura alla propria vita e ai mali che molte volte la circondano... si può dire che l'uomo che non cura il dono della fede sta nel mondo, ma non è inserito nel mondo... perché non sempre trova la forza necessaria di affidarsi e confidarsi a/con Qualcuno... senza la fede le cose negative occupano il nostro pensiero e ci condizionano costantemente. Per cui, la fede è il mezzo essenziale per ritrovare se stessi e per avere una comprensione assoluta della propria esistenza.
Chi è il cieco? A conclusione di questa riflessione si può dire che Bartimeo incarna tutte quelle persone che incontriamo sul nostro cammino, che gridano per qualsiasi motivo o ragione, che chiedono un aiuto e un soccorso etc... il vangelo ci mette in guardia: dobbiamo intervenire e offrire loro il necessario, ma non essere solo filantropici, non dobbiamo mai dimenticare che il nostro operato deve essere anche e soprattutto manifestazione di fede matura e incrollabile in Gesù Cristo; e che dopo l'aiuto deve arrivare anche la proposta di un itinerario di fede.
Infatti l'insegnamento di Bartimeo è anche questo: riconoscere nel Cristo l'autore del proprio sollievo, della propria rinascita ed essere pronto a seguirlo sulla via della croce, senza ripensamenti e, soprattutto, senza costrizioni. Gesù non ha chiesto niente al cieco, l'ha incontrato sul suo cammino e lo ha beneficato; dopodiché ha proseguito il suo viaggio verso Gerusalemme. È lui che lo segue spontaneamente nella certezza di aver trovato la ragione per cui vale la pena vivere.

Commento a cura di don Alessio De Stefano