Omelia (06-02-2000)
mons. Antonio Riboldi
Per guarire dal male in fondo al cuore

Il Vangelo di oggi ci racconta una giornata di Gesù in mezzo alla gente. Una intera giornata vissuta nel mezzo della gente che soffre. La comincia con la preghiera che era certamente il suo tempo preferito, il più attento, il più importante. Lì nella preghiera il Figlio si metteva in comunione con il Padre: "viveva il clima di casa Sua con il Padre e lo Spirito Santo"; un clima che descriveva le linee della vita in terra, da uomo, in mezzo agli uomini. Come era possibile camminare sulle vie del Padre, annunciare il Vangelo di Dio, avere la forza di compiere fino in fondo la Sua volontà, amare gli uomini nella maniera giusta, chinarsi sulle loro infinite necessità, senza prima "riempirsi del Cuore del Padre" che voleva salvare tutti gli uomini con e nel Figlio? Fanno paura tanti cristiani che si buttano nella vita, difficile vita, senza avere una vita interiore, ossia senza avere uno spirito di preghiera che sia come la luce che conduce per mano poi là dove ci vuole ed accanto a chi Lui vuole.
Ci fu un tempo non lontano nel quale dagli stessi cristiani la preghiera venne definita una perdita di tempo. "I Cristiani devono perdersi, dicevano in molti, nelle necessità del tempo, perché gli uomini aspettano, i bisogni sono tanti. Pregare è rubare tempo alla carità".
Rispose per tutti la saggezza ispirata di Paolo VI: "Avere una vita di relazione intensa con Dio nella preghiera non è estraniarsi dalla vita, ma e permettere a Dio di invadere la vita". E purtroppo tanti si persero miseramente credendo di non dare spazio a Dio per perdersi negli uomini. Una dura lezione!
Poi Gesù pare si getti a capofitto, con la stessa intensità con cui si era dato al Padre, sulle miserie degli uomini. Ma sentiamo il Vangelo: "Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portarono tutti i malati e gli indemoniati...".
Quella massa di malati di ogni genere descrive molto bene l'umanità di tutti i tempi, compresa la nostra. La malattia, la sofferenza sono le corsie su cui viaggia la vita di ogni uomo, che lo voglia o no. Così ne parla l'esperto Giobbe: "I miei giorni sono stati più veloci di una spola, sono finiti senza speranza".
Sappiamo che sono le due travi che formano la croce su cui ogni uomo è crocifisso e su cui un giorno è stato crocifisso Gesù stesso perché il nostro dolore divenisse resurrezione e gioia. Ma Gesù di ammalati ne guarisce "molti". Dice il Vangelo "molti" e non "tutti". Poteva sembrare una discriminazione tra gli stessi sofferenti. Ad alcuni veniva ridata la gioia, ad altri veniva come tolta la speranza.
Noi che siamo chiamati quotidianamente come Gesù a vivere in mezzo a questa umanità piena di ammalati di ogni genere, capiamo molto bene che non solo non riusciamo a raggiungere tutti i sofferenti, ma possiamo ben poco di fronte alla sofferenza. Possiamo dare tutto il nostro affetto, il nostro aiuto. Ma le nostre braccia sono molto corte. E speriamo si aprano sempre e speriamo che le nostre mani non stiano mai in tasca come a difendersi dal bene che sono chiamate a fare! Gesù perché non guariva tutti e non guarisce tutti oggi? E' la domanda che si pone chiunque va a Lourdes, o prega per quelli che sono ammalati.
Evidentemente Gesù aveva "qualcosa" dentro che era più importante e che voleva dare a tutti gli uomini. Narra infatti il Vangelo che Gesù di buon mattino lascia tutti e si ritira in un luogo deserto a pregare. Facile immaginare 1a delusione di Pietro e degli altri, dopo la giornata trionfale passata, sicuri di procedere su una via di "salvezza come spettacolo" si mettono sulle tracce di Gesù e Lo distraggono dalla preghiera così: "Tutti ti cercano". Come a dire: "Hai il mondo in mano: tutti Ti crederanno, ti seguiranno. Potresti mettere in piedi un impero più grande di quello di Roma: continua 1a strada che hai iniziata". "Tutti ti cercano", dunque guarisci, risana: questo mondo attende appunto uno che lo liberi dai suoi mali.
Ma quali sono i veri mali dell'uomo? Le sue vere malattie? Quelle che sono dentro il cuore, un inconfessato calvario vissuto in disperazione? Le malattie che, come la lebbra o l'Aids diremmo oggi, stanno portando l'umanità alla distruzione? E quale è la vera salute dell'uomo, di tutti gli uomini? Quale il regno di pace, una pace senza limiti di tempo e di dimensioni? E come guarire l'uomo da queste sue malattie del cuore per sempre? Nella risposta a questi interrogativi c'è tutta la missione di Gesù. Qui c'è il segreto della sua presenza nel mondo ieri e oggi: "Dio ha tanto amato il mondo da mandare il Suo figlio".
Le malattie del corpo possono a volte essere guarite. Ma quelle del cuore se non curate subito, rischiano di farci vivere come in continua agonia. E come e facile imbattersi in persone sane, ricche, che hanno tutto ed hanno un'infinita agonia nel cuore, di fronte alla quale una malattia è un gioco. Lì ci vuole tutto l'amore di Dio che per guarire l'uomo vuole la morte del Figlio. Altro che un tocco di mano sulla fronte di un malato!
Ecco perché agli Apostoli certamente scandalizzati Gesù dice: "Andiamocene per i villaggi vicini perché io predichi anche là.: per questo infatti sono venuto".
E il suo viaggio Gesù l'ha fatto fino a me, oggi.
Riuscirà a guarirmi "dentro"?