Omelia (29-11-2009)
Suor Giuseppina Pisano o.p.
Un germoglio di giustizia sulla terra: Cristo nostra salvezza

Inizia, con questa domenica, un nuovo anno liturgico, quell'arco di tempo, durante il quale, la Chiesa ci guida nella celebrazione dell'intero mistero di Cristo, il Figlio di Dio, Dio col Padre, venuto tra gli uomini per salvarli; Cristo redentore che viene nel mondo è, appunto, quel " germoglio di giustizia" di cui la Liturgia ci parla all'inizio del tempo di Avvento; e, celebrarne il Mistero significa familiarizzare con la sua rivelazione, approfondirlo, meditarlo e pregare, perché esso entri nella nostra vita vivificandola e illuminadola.
L'Avvento, attesa del Salvatore, che ha attraversato sin dalle origini la storia dell'uomo, si ripresenta puntuale ogni anno alla considerazione dei cristiani, quasi una scadenza abituale, eppure mai ripetitiva, perché ogni volta, esso segna la nuova tappa di un cammino, che rende sempre più forte e chiara la fede nel Redentore; un cammino che si fa sequela sempre più perfetta, fino a che non si giunga all'incontro ultimo e definitivo col Signore Gesù.
Sicuramente, molti, tra noi, hanno vissuto tanti di questi " Avventi" e, i testi scritturistici che la Chiesa propone, son ormai familiari; tuttavia, la familiarità, non significa qualcosa di scontato, o ripetitivo, perché, come affermava D. Bonhoeffer:" la parola di Dio è il dono sempre nuovo, che Egli ci fa ad ogni spuntar del giorno, un dono che ci fa comprendere ogni mattina, in maniera nuova, l'antica fedeltà di Dio, e ci consente di poter cominciare, quotidianamente, una nuova vita in Sua compagnia...."
Di questa compagnia, che si concretizza nell'incarnazione del Figlio, ci parla, appunto, il tempo di Avvento, tempo dell'attesa e della speranza, tempo in cui l'umanità intera, per bocca dei credenti, ripete al Padre:" Mostraci, Signore, la tua misericordia, e donaci la tua salvezza!"(Is. 45,8)
"Fammi conoscere, Signore, le tue vie, ci fa ripetere, oggi, il Salmista, insegnami i tuoi sentieri. Guidami nella tua verità e istruiscimi, perché sei tu il Dio della mia salvezza."(sl.24); una salvezza che, come Geremia ci dice è la vera giustizia:"Ecco, annuncia il profeta, verranno giorni nei quali io realizzerò le promesse di bene che ho fatto alla casa di Israele e alla casa di Giuda. In quei giorni e in quel tempo farò germogliare per Davide un germoglio di giustizia; egli eserciterà il giudizio e la giustizia sulla terra. In quei giorni Giuda sarà salvato e Gerusalemme vivrà tranquilla. Così sarà chiamata: "Signore-nostra-giustizia."
E' una promessa antica, che risale agli inizi della storia umana, e che è legata a quella originaria ingiustizia, che vide l'uomo porsi in antitesi al suo Creatore con un atto di disobbedienza (Gn. cap.3); fu allora, quando l'amicizia con Dio si infranse, che il Signore, pur cacciando l'uomo dall'Eden felice, non lo abbandonò al suo destino, ma gli promise quel Salvatore che avrebbe schiacciato il capo al Tentatore.(Gn.3,15)
Questo Salvatore, desiderato dalle genti, atteso vivamente dal Popolo eletto, è quel " germoglio" di cui Geremia parla, l'uomo nuovo, l'inviato da Dio, che avrebbe ristabilito la giustizia, non una giustizia punitiva, ma un dono di misericordia che ridonava dignità di figlio ad ogni uomo, e riannodava la comunione con quel Dio che è Padre.
E' questa la giustizia operata dal Figlio di Dio, Gesù di Nazareth, redentore dell'uomo; al di fuori di questo orizzonte non esiste giustizia vera, giustizia piena.
Giustizia:" Ecco la parola magica, che l'umanità ripete da secoli, in mille lingue-scrive un noto commentatore- giustizia che l'umanità sogna nelle sue attese, ma che, da sola, con le sue mani, non riesce mai a costruire nella storia."; perché la giustizia non può essere opera dell'uomo, ma è dono di Dio in Cristo che salva, dono al quale ogni altra forma di giustizia terrena dovrà, poi, ispirarsi se vorrà realizzare il bene dell'uomo.
Ora, questa giustizia, dono di salvezza, è stata realizzata, nella pienezza dei tempi dal Cristo, il Messia promesso ed a lungo atteso, il Figlio di Dio, che è vissuto tra gli uomini e per loro è morto e risorto, e ancora tornerà, alla fine dei tempi, nella sua gloria per il giudizio ultimo, per la salvezza definitiva di chi l'ha aspettato con dediderio e con fede.
E' questa l'attesa dell'Avvento di cui oggi il Vangelo ci parla, con un liguaggio apocalittico, che abbiamo già udito a conclusione del precedente anno liturgico; un linguaggio, fatto di immagini che sembrano incutere paura:"Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l'attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte...."; ma, lingiaggio ed immagini che, in realtà, sono portarici di speranza e di consolazione, perché, mentre ci ricordano a forti tinte, che su tutte le cose create è scritta la parola fine, una fine che significa anche morte e perciò grande dolore, allo stesso tempo, ci rassicurano che anche nelle situazioni estreme, e tra le vicende più drammatiche, è presente vicino a noi il Signore, come aveva promesso:"Ed ecco: io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine del mondo."(Mt.28,20)
Si, alla fine della vita, e alla fine dei tempi sarà con noi Cristo Gesù, il nostro Redentore che ci prenderà con sè nella gloria:"Allora- è parola del Signore, vedranno il Figlio dell'uomo venire su una nube con potenza e gloria grande. Quando cominceranno ad accadere queste cose, alzatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina.".
Celebrare l' Avvento del Signore, attendere la sua venuta definitiva nella nostra vicenda personale e nell'intera storia del Creato, è dunque celebrare la speranza e la libertà che viene da Dio: speranza della salvezza eterna nella comunione piena e definitiva con Lui, e liberazione da ogni limite morale e spirituale, proprio di chi è ancora in cammino verso l'incontro ultimo col Padre.
Perciò, celebrare l'Avvento, significa ed esige che si sia vigilanti:"State bene attenti, ci raccomanda il Signore Gesù, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso improvviso; come un laccio esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate e pregate in ogni momento, perché abbiate la forza... di comparire davanti al Figlio dell'uomo."
L'Avvento è, così, tempo dell'attenzione viva al Cristo Figlio di Dio, Maestro e Salvatore, Via sulla quale muovere i nostri passi, ogni giorno, dietro ai suoi, senza lasciarci distrarre dalle mille cose che tentano di invadere gli spazi interiori, nei quali Lui deve abitare in pienezza; è un richiamo importante, questo, in un tempo, il nostro, segnato dalla fretta e dalle molteplici occupazioni, che finiscono per tenerci in un inutile affanno, mentre quel che veramente conta, senza per questo disattendere i nostri doveri, è vivere di Cristo e con Cristo, sempre, dovunque e comunque.
"Buono e retto è il Signore, ci ricorda il Salmista, la via giusta addita ai peccatori; guida gli umili secondo giustizia, insegna ai poveri le sue vie.Tutti i sentieri del Signore sono verità e grazia per chi osserva il suo patto e i suoi precetti."( sl.24)
E Paolo aggiunge:"Fratelli, il Signore vi faccia crescere e abbondare nell'amore vicendevole e verso tutti, come è il nostro amore verso di voi, per rendere saldi e irreprensibili i vostri cuori nella santità, davanti a Dio Padre nostro, al momento della venuta del Signore nostro Gesù con tutti i suoi santi."
Così, celebrare l'Avvento del Cristo nella nostra vita, ogni giorno, è impegno a crescere nel desiderio, nella conoscenza e nell'amore, per lui e per quanti incontriamo quotidianamente nel nostro cammino; è questa la via sicura di salvezza, e la testimonianza più credibile con la quale annunciamo che Cristo è sempre con noi, e verrà un giorno per accoglierci nella sua gioia.

sr Maria Giuseppina Pisano o.p.
mrita.pisano@virgilio.it