Omelia (01-11-2009) |
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La santità Quando si legge questa pagina del vangelo, si tende sempre a sottolineare e a puntualizzare il contenuto delle beatitudini bypassando i primi due versetti che sono di un'importanza fondamentale per la lettura e comprensione del testo seguente. Proprio in questo "cappello" al primo grande discorso troviamo gli elementi utili alla nostra riflessione in questo giorno in cui la Chiesa terrestre ci invita a volgere lo sguardo alla comunità di coloro che hanno deciso di vivere pienamente il vangelo e che ora godono della visione beatifica. Come si diventa santi? La santità è prima di tutto un gioco di sguardi: Gesù (anche se nel testo greco non compare) guarda... guarda la folla, guarda l'individuo, guarda il cuore, le esigenze, i problemi che assillano l'uomo... la cosa strabiliante è che è sempre Gesù a compiere il primo passo e questo atteggiamento unilaterale e spontaneo è centrale nel rapporto con Lui perché da tanta serenità. Il santo è colui che si lascia guardare e accetta di scoprirsi davanti a Colui che gli fa una proposta di vita più consona all'essere uomo. Lo sguardo diventa interessante se collocato in un contesto di silenzio e di meditazione... in un clima del genere non è difficile fare un'analisi approfondita della propria vita. Lo sguardo di Gesù trasforma in modo tale da condurre il soggetto fuori dall'anonimato. Anche in questo caso ci viene incontro l'evangelista Matteo che usa "oklos" per indicare la folla a seguito di Gesù. Ma la folla di cui si parla è un ammasso di persone che non gode di una identità... è una moltitudine che vive in modo disordinato e alla giornata. Si può pensare, a giusto titolo, che la santità è la capacità di staccarsi da questa turba e di iniziare a mettere ordine nelle cose della nostra vita... ordine che porta a riacquistare una propria identità e autonomia. Gesù sale sul monte... la salita di Gesù non è legata a un atto di egoismo, non sale per mostrarsi, ma sale per essere visto da chi ha deciso di mettersi alla sua sequela. Santo è colui che ha gli occhi fissi su Gesù... colui che vive con degli obiettivi ben precisi... che ha sempre presente nella sua vita delle finalità inequivocabili ... che esce fuori dalla logica del quotidiano e il programma della sua vita è fondato sul vangelo. Per cui si vive nel mondo ma proiettati verso il futuro escatologico. È fondamentalmente l'uomo della speranza Nell'atteggiamento di Gesù c'è anche l'invito a "salire" verso mete più alte e nobili. La santità fa uscire dal pressapochismo e apre orizzonti sconfinati nei quali è possibile gustare la dolcezza del sapersi donare a Dio e agli altri... la santità fa comprendere la bellezza di una vita fatta per... Un saper andare... santo è colui che è capace di smuoversi, di abbandonare le proprie situazioni, di affidarsi e fidarsi di Qualcuno che lo chiama ad una esperienza di comunione intima. Sulla scia dei grandi personaggi della bibbia, il santo deve "uscire" per accostarsi al Signore della vita. Uscire per incontrare "l'Altro". Per cui, uscire non ha sempre una connotazione negativa, ma come è successo a tanti altri, nell'uscita viene offerta la possibilità di una maggiore realizzazione perché si possono mettere a fuoco tutte le virtù e i doni che si possiedono. Aprì la bocca per ammaestrali... santo è colui che non rifiuta di rivedere i contenuti della sua vita alla luce della Parola pronunciata da Gesù. Alcune volte la vita dell'uomo è piena di argomenti anche validi, ma ad essi manca la luce della verità e dell'amore. Il santo è colui che si svuota delle sue opinioni-certezze e crea lo spazio a quella Parola di verità che diventa "luce per i suoi passi". Un'altra caratteristica dell'essere santo è il silenzio... necessario per instaurare un dialogo fecondo e duraturo. Il silenzio è la prerogativa indispensabile del discepolo che ha deciso in cuor suo di accompagnare il maestro fino al calvario e di donare la vita per la causa del vangelo. Il silenzio è il luogo privilegiato per costruire la propria identità di uomo e di cristiano. Il cammino verso la santità è difficile ma non impossibile, e mentre guardiamo verso l'alto adoperiamoci a mettere in pratica la parola di Dio e facciamo tesoro dell'esempio dei santi che sono posti a nostro modello di vita. Commento a cura di don Alessio De Stefano |