Omelia (01-11-2009) |
don Giovanni Berti |
Beati sul "red carpet" del Vangelo Clicca qui per la vignetta della settimana Nei giorni scorsi si è svolto a Roma il Festival del cinema. Oltre che dei film, come sempre, molto si è parlato dei vari personaggi che popolano il mondo del cinema. Il tappeto rosso che come in ogni festival che si rispetti, sta davanti all'ingresso del luogo della manifestazione, ha visto passare attori, registi e vari altri personaggi famosi, attorniati da ali di appassionati, fans, curiosi e nugoli di fotografi e giornalisti. E' sempre così in queste occasioni. Il red carpet (tappeto rosso) è il luogo che segna la profonda e invalicabile differenza tra "loro" (i divi) e "gli altri" che li guardano da lontano sapendo bene che non potranno mai esser come i primi così irraggiungibili... E' questa l'immagine giusta dei santi e sante che oggi commemoriamo tutti insieme? I santi e le sante non li vediamo sui tappeti rossi dei festival cinematografici (di oggi come del passato) ma sono messi davanti ai nostri occhi nelle innumerevoli rappresentazioni che popolano le nostre Chiese, specialmente quelle più antiche. Che cosa fanno li questi personaggi famosi della Chiesa del passato, rappresentati con quadri, affreschi e statue? Che messaggio ci vogliono dare? Certamente, a mio avviso, non sono messi lì per dirci "io sono qui, più bravo, più santo e arrivato di te". Non sono li ad "accusarci" che noi siamo lontani da Dio e quindi loro sono irraggiungibili. Non sono come i divi del cinema (o anche dello sport o della musica o della politica) che possiamo guardare invidiosi da lontano, e che ci fanno constatare la piccolezza e banalità della nostra vita. Al contrario i santi e le sante sono lì a dirci "anche tu puoi fare la stessa mia strada", anche tu puoi solcare il "tappeto rosso" del Vangelo, "come ce l'ho fatta io, allora anche tu puoi..." E come? Per quale strada? E c'è un'unica strada? Molti santi sono martiri uccisi nelle persecuzioni, altri sono diventati santi nella vita da religioso, religiosa o prete... Tutti dobbiamo morire martiri o farci suore e preti? Le otto beatitudini del Vangelo di Matteo che meditiamo in questa solennità, sono un chiaro messaggio che ci dice che molte e diverse sono le strade che portano alla beatitudine di Dio e all'incontro con il Signore. C'è la strada della povertà, la strada della mitezza, la strada della ricerca della giustizia e della pace... e persino la strada del dolore e del pianto. Chiediamo ai santi in cielo di farci capire la nostra, e quando l'abbiamo trovata, chiediamo di poterla percorrere con entusiasmo e pazienza insieme. Il "red carpet" del Vangelo è più largo di quello dei festival cinematografici, e non è impossibile salirci sopra. I santi che l'hanno percorso già, stanno ai lati, facendo il tifo per noi... Concludo con uno scritto di un mio amico sacerdote, che da questa intramontabile e inesauribile pagina del Vangelo ha tratto ispirazione per questa preghiera: BEATO CHI PONE IN TE LA SUA SPERANZA Beato chi vive con libertà interiore di fronte alle cose e alle persone. Beato chi è solidale nella sofferenza. Beato chi si sente figlio di Dio, perché costruisce la pace attorno a sé. Beato chi sa donare il perdono e chi sa rinunciare ad ogni forma di violenza. Beato chi segue il tuo disegno di giustizia nel mondo e nella propria vita. Beato chi ha un cuore limpido, capace di decisioni e di affetti autentici, trasparente della tua presenza. Grazie, Signore, che ti metti al nostro fianco affinché noi viviamo con gioia questo progetto di vita. (don Piergiorgio Soardo) Clicca qui per lasciare un commento. |