Omelia (02-11-2009) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Commento su Gb 19,25 Dalla Parola del giorno "Io lo so che il mio Redentore è vivo e che, ultimo, si ergerà sulla polvere! Come vivere questa Parola? Questo versetto e i seguenti sono una stupenda professione di fede nel Dio dei viventi, tanto più luminosa se si pensa che è tratta da un libro dell'Antico Testamento, quando la consapevolezza di una vita oltre la morte era ancora molto nebulosa. Da notare: non si parte dall'affermazione dell'approdo umano oltre la soglia della morte e del dolore, che al momento attanaglia tremendamente Giobbe - immagine di ogni uomo immerso in una sofferenza senza perché -, ma dalla certezza che Dio "è vivo" e sarà lui a dire l'ultima parola, a "ergersi sulla povere". Anche nell'ora più tenebrosa, quando si rischia di smarrire i lineamenti del volto paterno di Dio, il vero credente, il "fedele" - come esprime bene la parola - resta ancorato a lui. Non cerca appigli umani a cui afferrarsi, "redentori" che vendono a buon mercato illusorie soluzioni; non scivola nell'inerte e angosciato abbandono di chi si sente irrimediabilmente travolto dal destino. Il suo sguardo continua a spingersi nel buio tentando di forare le tenebre fino a cogliere quel punto luce che parla di vita, di una vita che nulla e nessuno potrà spegnere. Ed ecco il grido trionfante: "il mio Redentore è vivo e ultimo si ergerà sulla polvere!". Nel mio rientro al cuore, riattizzerò la fede nel "Dio dei viventi". Sì lui, l'Eterno vivente è la sorgente inesauribile della vita, di cui siamo chiamati a sperimentare la pienezza nella gioia di una visione che inizia nel nebuloso albeggiare dell'oggi per esplodere nella luminosità del giorno senza tramonto. Signore, quest'oggi voglio ringraziarti per la gioia della visione di cui tu stai inondando il cuore di quanti hai chiamato a contemplarti oltre i veli della fede. Mantieni anche nel mio cuore la nostalgia di un incontro sempre più profondo con te, fino all'approdo dell'abbraccio definitivo. La voce di un dottore della Chiesa Se mi ami non piangere. Non piangere per la mia dipartita. Sono ormai assorbito dall'incanto di Dio, dalla sua sconfinata bellezza. Le cose di un tempo sono così piccole e meschine al confronto. Mi è rimasto l'affetto per te, una tenerezza che non hai mai conosciuto. Ci siamo visti e amati nel tempo: ma tutto era allora fugace e limitato. Nelle tue battaglie, orièntati a questa meravigliosa casa dove non esiste la morte e dove ci disseteremo insieme, nell'anelito più puro e più intenso, alla fonte inestinguibile della gioia e dell'amore. Non piangere, se veramente mi ami. Sant'Agostino |