Omelia (26-03-2000) |
mons. Antonio Riboldi |
La stolta sapienza del mondo San Paolo oggi, nella lettera ai Corinzi, riprendendo quasi il filo del discorso della Quaresima che stiamo vivendo, così ci introduce nel nostro cammino penitenziale alla scoperta del volto di Dio in Cristo Gesù: "Mentre i Giudei chiedono i miracoli e i Greci cercano la sapienza, noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani: ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei, sia Greci, predichiamo Cristo potenza di Dio e sapienza di Dio". La descrizione che Paolo fa della gente del suo tempo è veramente incisiva: da una parte i Giudei "popolo che Dio ha prediletto", reso "segno visibile della fedeltà del Suo amore", non avevano capito che l'amore non è nelle forme esteriori che tante volte diventano pura esteriorità senza contenuto, fino all'ipocrisia, ma è il meraviglioso centro del cuore che ha altre leggi. Essi cercano in Gesù lo spettacolo della potenza: una stupida esibizione che farebbe di Dio un attore che sbalordisce gli uomini. I miracoli di Dio, "la sua potenza" tanto valgono e tanto sono grandi in quanto "segno", "messaggio" dell'amore. I Greci invece, che avevano una tradizione religiosa fatta dall'uomo, con divinità inventate a proprio uso e consumo, si affidano alla sapienza, alla cultura diremmo noi; rendendo così la stessa sapienza una sorta di divinità umana in cui è facile si diano appuntamento tutte le debolezze, le superbie e gli errori dell'uomo. Cosa è mai infatti la sapienza senza Dio che è la sola Sapienza che illumina ogni uomo? Miracoli e sapienza accomunano Giudei e Greci nella ricerca di se stessi. Se osserviamo bene i nostri tempi, per tanti versi assomigliamo malto ai Giudei e ai pagani. Quanta gente rincorre quotidianamente "i miracoli della scienza" di qualsiasi tipo, indifferente al fatto che produca anche morte o aberrazioni, facendo così della scienza una sorta di divinità per l'uomo moderno: quando la scienza altro non può essere che un servizio sempre più efficace al bene dell'uomo e quindi un mezzo per glorificare Dio autore di ogni bene e di ogni scienza per il bene. E quanta gente si è creata come un altare su cui porre la propria sapienza o potenza che tante volte altro non è che l'uomo che gira attorno a se stesso, non trovando mai il bandolo della verità e della feIicità! Per cui la cosiddetta sapienza o cultura dei nostri giorni a volte ha solo il valore di parole messe vicine le une alle altre per riempire un discorso o una pagina, senza un contenuto accettabile. Se "non sei al corrente di tutte le mode del tempo", se non "possiedi molto", ossia se non puoi esibire una potenza, davanti agli occhi del mondo sei "nulla", vieni emarginato come debole e fuori civiltà. Eppure potenza e sapienza del mondo, così come sono interpretate, alla fine si rivelano due braccia di una immensa croce su cui viene crocifissa tanta parte dell'umanità, senza resurrezione. Con poche parole, che però chiaramente ne descrivono la diversità abissale, così Paolo definisce la potenza e la sapienza di Dio: "Noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani". Incredibilmente ancora oggi "essere testimoni" del Cristo risorto, cioè vivere il Cristo crocifisso e risorto, crea "scandalo" e si viene sospettati di "stoltezza". Chi infatti di noi, per il semplice fatto di amare Dio in tutto e il prossimo come ama Dio, non tenendo in nessun conto la potenza e sapienza del mondo, non è stato preso per "pazzo"? O chi non si è sentito "deriso", come un buono a nulla, per il solo fatto di amare "la povertà in spirito"? 0 chi non è stato addirittura emarginato perche non segue le varie, è il piu delle volte inaccettabili, regole del mondo? Gesù trova questa "potenza del mondo addirittura alle spalle dell'altare di Dio, rappresentata dal commercio; la trova addirittura "nel tempio", pienamente legalizzata. Questo connubio tra l'adorazione al Padre, la ricerca del Suo Volto, la gioia dello stare con Lui, era ed è perlomeno confusione, se non profanazione. Pensiamo alla cacciata dei mercanti dal tempio. Deve aver suscitato scandalo e grande ira questo gesto deciso e fin troppo chiaro di Gesù. Aveva urtato molte "tolleranze" che distruggevano l'ambiente di Dio. Si creava cosi con le Sue mani una immagine da tenere lontana, troppo scomoda. Decisamente non potevano convivere la buona novella del Vangelo e questo modo d'essere del mondo. E Gesù subito accetta la sfida, sapendo che nella sfida vi era la Sua vittoria. Una presenza "dura" quella di Gesù tra di noi, ma necessaria. Meravigliosa, se volete; per quanti comprendono e si sentono soffocati dalla potenza e sapienza del mondo che impediscono la potenza e la sapienza di Dio. A volte non ce la facciamo neppure più a sopportare le ipocrisie cui siamo costretti, le schiavitù del tempo che le varie potenze ci offrono; fino a sentirci pieni di catene, con la voglia di conoscere la libertà: quella appunto di Cristo. Ma avremo la forza di conoscere la potenza del mondo che si è annidata in noi, senza che ce ne accorgiamo forse, e farla sradicare, sostituendola con quella di Dio, di cui tanta parte è nelle beatitudini, e che si raggiunge solo con la penitenza o crocifissione di noi stessi? |