Omelia (06-11-2009)
Monaci Benedettini Silvestrini
La scaltrezza dei figli della luce

Il Signore Gesù, pur di rendere comprensibili si suoi messaggi di salvezza, ricorre anche al paradosso. Nel vangelo di oggi viene lodata l'astuzia di un autentico imbroglione, che, vistosi scoperto della sua infedeltà verso il proprio padrone e prossimo ad un licenziamento dal suo incarico, cerca, con abilità e scaltrezza, di accaparrarsi la benevolenza dei creditori, per poi sperare di godere della loro protezione. È fin troppo evidente che il Signore non vuole che imitiamo l'astuzia e ancor meno la disonestà dell'amministratore infedele. Vuole invece che, come figli della luce, ci adoperiamo alacremente, da veri sapienti per conseguire i beni migliori che lo stesso Signore vuole donarci. Egli ci ha avvertiti che «stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita». Per passare per una porta stretta occorre chinarsi e farsi piccoli, diventare umili, per poter percorrere una strada angusta occorre abilità, destrezza e prudenza. Ecco allora le virtù e la sapienza che Gesù vuole siano praticate dai suoi seguaci. «Il regno dei cieli soffre violenza e i violenti se ne impadroniscono». La violenza praticabile dal cristiano è il diuturno sacrificio con cui affronta gli ostacoli della vita, è l'abbraccio volontario della propria croce, è la salita faticosa verso il monte dei risorti. Abbiamo il conforto dello Spirito Santo di Dio che ci illumina e ci fortifica, ci rende astuti e sapienti, coraggiosi ed intrepidi. Se tanta pusillanimità ancora serpeggia nel mondo dei cristiani, dipende dalla mancanza di fede e di fiducia nel Signore, dalla mancanza di preghiera e dalla perenne tentazione dell'autosufficienza. Tutto ciò ci rende deboli e paurosi, rischia di riportare la chiesa nel buio della catacombe e soprattutto di subire passivamente tutte le angherie o cadere nei facili compromessi con il mondo. Forse è ancora vero che: «I figli di questo mondo verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce».