Omelia (08-11-2009)
don Giovanni Berti
Oltre le apparenze religiose

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Gesù è un grande osservatore. Non è uno di quelli che guardano superficialmente senza vedere le persone e le cose come sono realmente, ma è capace di cogliere i veri sentimenti delle persone, riesce a svelare le intenzioni più profonde e a mettere in luce quello che del prossimo spesso rimane sepolto.
Gesù non si lascia ingannare dai gesti religiosi ampi e vistosi degli scribi e farisei. Dietro la loro vita religiosa apparente integerrima, Cristo vede la loro cattiveria e lontananza dai veri insegnamenti di Dio.
Gesù non si lascia distrarre dalla folla dove tutti fanno la stessa cosa (gettare monete nel tesoro del Tempio di Gerusalemme), ma riesce a notare il piccolo e apparentemente insignificante gesto di questa vedova. E dopo averla vista la mette al centro dell'attenzione dei suoi discepoli, dando il vero significato del suo gesto ("questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri").
Cosa vedrebbe Gesù di noi, oggi? E quale sarebbe il suo giudizio di fronte ai nostri gesti religiosi?
Vedrebbe solo una inutile religiosità di facciata oppure una vera fede fatta di gesti veri...
In questi giorni si parla molto della sentenza della Corte Europea di Strasburgo che ordina all'Italia di togliere le croci dagli ambienti pubblici.
La reazione italiana non si è fatta attendere sia da ambienti politici che da quelli cattolici. Ovviamente prevale il coro contrario a questa sentenza. E tra le tante motivazioni contrarie alla sentenza c'è quella secondo la quale il gesto di togliere la croce sarebbe un'offesa alla nostra tradizione che ha nel cristianesimo uno dei pilastri. Togliere la croce dai luoghi pubblici sarebbe nella direzione della dissoluzione dei valori e della tradizione cristiana della nostra nazione.
Mi domando: ma è affidata ad una croce sulla parete la salvaguardia dei nostri valori cristiani? E chi sta sotto la croce (insegnante, studente, ufficiale e impiegato pubblico, il semplice cittadino...) se è cristiano, non ha lui il dovere di difendere con la sua vita e le sue scelte i valori del Vangelo?
Secondo me il togliere la croce dalla parete è un gesto molto forte, troppo per la sensibilità diffusa nella maggioranza della gente del nostro paese. Credo quindi che non si possa imporre un così radicale cambiamento senza un dibattito e una maturazione collettiva.
Ma proprio il vangelo di questa domenica mi impone una riflessione che non posso evitare. Gesù più volte si è scagliato contro una religiosità fatta più di gesti esteriori che di vere convinzioni profonde e vita vera. Vede infatti come una profonda ipocrisia gli ampi gesti degli scribi che amano farsi vedere attaccati alla religione, mentre in realtà vivono nella rapina e nella superficialità.
Al contrario, il gesto piccolo della vedova per Gesù è un grande gesto di fede. La vedova infatti getta nel tesoro tutto quello che possiede come segno di condivisione con altri poveri come lei. Infatti quello che veniva raccolto dalle offerte del Tempio, in parte veniva ridistribuito ai poveri. E tra i più poveri di quel tempo c'erano proprio le vedove, che non avevano alcuna assistenza pubblica dopo la perdita del marito. Questa vedova fa un gesto che è più forte di ogni altro simbolo religioso ostentato e imposto.
Questa vedova è messa da Gesù anche davanti ai nostri occhi. E' una provocazione anch'essa insieme a quella della sentenza europea. Non togliamo i crocifissi, certo, perché sono un segno di tradizione cristiana. Ma non dimentichiamo che la migliore difesa della tradizione e dei valori cristiani sta nelle nostre mani, nelle nostre scelte personali e sociali.
Gesù un giorno disse ai suoi discepoli: "Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri" (Giovanni 13,35).

Ecco come possiamo dire chi siamo a chi non crede e a chi è di un'altra fede e cultura: dall'amore concreto e dalla solidarietà operosa. Questo è certamente il più forte segno di cristianesimo rispetto a un crocifisso di legno o plastica dimenticato sulle pareti delle nostre aule scolastiche.


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