Omelia (08-11-2009) |
LaParrocchia.it |
La vedova Nella prima parte del vangelo di questa domenica troviamo Gesù che critica alacremente gli scribi, che in Marco, a differenza degli altri evangeli, sono i suoi diretti avversari fino alla condanna a morte. Le osservazioni di Gesù sono di carattere comportamentale: questi (gli scribi) si recano nelle case delle vedove e con la scusa di offrire dei consigli o altre forme di aiuto, in quanto nella vita non hanno più una persona in grado di proteggerle, si fanno pagare profumatamente. È questo un atteggiamento non consono alla loro funzione... per cui appaiono ma in sostanza non c'è nulla. A loro interessa mostrarsi e niente più. Ci sembra di stare davanti ad alcuni fenomeni che viviamo nella nostra realtà di chiesa o realtà sociale. Alcune volte si assiste alla nascita, come funghi, di cooperative o associazioni a carattere di volontariato/onlus, ma che di volontariato o gratuito non c'è nulla... si costituiscono queste società con lo scopo, per i soci fondatori, di trovare un lavoro o una eventuale sistemazione; spesso manca lo spirito di approccio con le persone ed è assente una qualificata formazione religiosa e umana. Un'associazione con questo fine rischia di "saccheggiare" le persone e di rovinarle per sempre. Anche dalle nostre parti, come per gli scribi, l'importante è fare... ma sul come e sul dove cala una fittissima coltre di nebbia. Il vizio della finzione è sempre in agguato. Anche all'interno delle comunità ecclesiali si corre il rischio di andare dietro "a favole artificiosamente inventate" e si mette da parte "l'Essenziale". Molte volte il gusto dell'apparire prende il sopravvento sul Mistero che si celebra e si vive, non sempre si pensa alle persone che nella maggior parte dei casi vengono trascurate. A volte ci si lascia prendere la mano dal carrierismo a discapito della verità... in nome di un obiettivo o di un traguardo sacrifico la verità. È antipatico assistere come in una comunità ecclesiale si vantano esclusivamente diritti e non si puntualizzano mai i doveri. È sgradevole considerare la parrocchia fonte di guadagno o proprietà personale... come se mi fosse stata lasciata in eredità. In una comunità ecclesiale, degna di questo nome, queste forme di "idolatria" devono essere accantonate, per lasciare spazio alla cura delle anime e al bene delle persone. Tutto diventa una finzione... persino la preghiera. L'ipocrisia nel rapporto con se stessi e con la società contagia anche il rapporto con Dio. Ed è qui che ci si può collegare alla seconda parte del vangelo: Gesù nel tempio davanti al tesoro. In questa situazione Gesù tocca con mano come il rapporto che i suoi paesani hanno con Dio è un rapporto puramente formale, fondato sull'apparenza, sull'esteriorità e su una concezione distorta che abbiamo della religione. Si presenta agli occhi di Gesù un'immagine orribile: i ricchi pensano che Dio può essere accontentato, appagato o comprato con qualche "superfluo" senza la necessità di mettersi in gioco. Allora bisogna iniziare un'opera di difesa da questo vizio che può diventare letale. Il testo del vangelo, additando a modello la vedova, dice che il rapporto con il Signore deve essere fondato sulla fiducia e sullo svuotamento di sé stessi... finché si resta pieni di sé non si crea niente di buono... finché la nostra vita è sostenuta dalle nostre ricchezze o dai nostri progetti, Dio viene collocato in un mondo molto lontano e diventa sempre più il totalmente altro. Il Dio di Gesù Cristo, è un Dio che vuole entrare in comunione con l'uomo, che vuole l'essere umano come suo collaboratore per poter realizzare il suo progetto d'amore. Allora sarebbe opportuno chiederci con quale spirito stiamo all'interno di una comunità ecclesiale e qual è il nostro intento? Se ci stiamo perché dobbiamo "sistemarci" e considerarci padroni di una certa realtà... siamo fuori rotta e il vangelo dice che stiamo sbagliando e continuiamo a provocare solo danni. Se invece, come ci si augura, si sta con lo spirito della vedova che si affida totalmente a Dio perché si vuole portare a compimento un processo di maturità umana e spirituale... abbiamo imboccato la strada della vita. Spetta a noi scegliere e valutare! Commento a cura di don Alessio De Stefano |