Omelia (08-11-2009) |
padre Antonio Rungi |
La generosità di chi ama davvero Dio ed i fratelli Celebriamo oggi la XXXII domenica del tempo ordinario e ci avviamo verso la conclusione dell'anno liturgico. Ovvio quindi che la parola di Dio di queste ultime settimane propone una speciale verifica del cammino fatto finora dai cristiani durante i tempi liturgici trascorsi, ma anche in occasione delle grandi solennità, come quella di domenica scorsa, durante la quale abbiamo ricordato di Tutti i Santi. Il mese di novembre è un mese speciale anche per i continui richiami all'eternità che la liturgia della parola ci propone quotidianamente. E' soprattutto la seconda lettura, tratta dalla Lettera agli Ebrei, a focalizzare l'attenzione sulla venuta del Signore, con esplicito riferimento alle ultime realtà, all'escatologia: "Cristo, dopo essersi offerto una sola volta per togliere il peccato di molti, apparirà una seconda volta, senza alcuna relazione con il peccato, a coloro che l'aspettano per la loro salvezza". Il testo completo del brano ci porta a confrontare la prima e la seconda venuta di Cristo tra gli uomini. La prima dice la relazione con la salvezza dell'umanità dal peccato; la seconda indica la prospettiva definitiva della stessa umanità nel giudizio universale. La certezza della salvezza eterna e della risurrezione finale spinge il credente ad una costante vigilanza sulla sua condotta e ad operare per il bene di se stesso e degli altri. Sia la prima lettura che il vangelo di oggi, strettamente raccordati tra loro, ci indicano la strada maestra della carità per raggiungere la salvezza eterna. Il profeta Elia viene aiutato dalla carità di una vedova nel suo cammino ministeriale. Da parte sua la vedova riceve grande riconoscenza e gratitudine dal servo di Dio. Il brano ci insegna il servizio, la generosità, la disponibilità verso chi ci chiede aiuto e si trova nel bisogno e nella necessità. Questa donna ha poco o niente e quel poco o niente lo mette a disposizione del profeta di Dio. Esempio mirabile dell'altruismo, della generosità totale rispetto agli egoisti e agli avari, che tengono tutto per se stessi. Lo stesso discorso della carità, della generosità viene affrontato nel brano del vangelo di oggi, molto indicativo da un punto di vista morale e sociale, per capire da chi bisogna attendersi l'aiuto anche nelle nostre comunità ecclesiali, nella chiesa e per la chiesa. L'offerta della vedova che si toglie lo spicciolo che ha per gettarlo nella cassa del Tempio, il cosiddetto tesoro. Tutti gettono il superfluo, lei offre l'essenziale, quello di cui non poteva fare a meno e di cui si priva per essere totalmente a servizio della causa di Dio. Lei è la più ricca e generosa di tutti, lei diviene l'esempio della solidarietà e della generosità che Cristo porta all'attenzione dei suoi discepoli, rispetto a chi, come i farisei o gli scribi, approfittano degli altri e poi fanno finta di essere generosi nei tempi delle varie istituzioni donando il superfluo e magari ciò che non è neppure loro. Quante persone anche ai nostri giorni non sono affatto generosi, non si privano di nulla per dare agli altri, ma conservano gelosamente ogni cosa per se stessi, pur stando nelle possibilità concrete ed economiche di farlo. Il loro cuore si è indurito, si è chiuso alla carità e all'amore e non è più capace di gesti di attenzione e di donazione. Quante necessità e urgenze nel mondo, che i paesi ricchi e le persone ricche potrebbero risolvere in poco o nulla ed invece, per la bramosia di possedere, non fanno il bene a nessuno e pensano solo ai propri affari ed interessi. Meditare su questo brano del Vangelo è una grande lezione di vita, una scuola di formazione immediata che solo pochi riescono a seguire e poi ad attuare. Di volontariato se ne parla, ma chi davvero lo fa con spirito cristiano; chi magari mette mano alle proprie risorse, anche quelle finali, per aiutare chi sta nel bisogno? Interrogativi da sottoporre alla nostra riflessione in questa giornata, ma anche sempre. La vedova generosa che si spoglia di tutto quello che ha è un esempio di vita e santità basata sulla carità: una carità che ha uno scopo preciso, quello di aiutare il tempio di Dio, che è la chiesa. La diaconia è un impegno che tutti i cristiani devono assumersi. Sovvenire alle necessità della chiesa soprattutto in quei luoghi e terre più bisognosi è un dovere morale e religioso per tutti i credenti. Sia questa la nostra umile preghiera in questa giornata di festa, in cui oltre alla preghiera, all'ascolto della parola di Dio e ad accostarsi alla mensa eucaristica, sappiamo fare festa nella carità e nella generosità, mettendo a servizio degli altri quel poco che abbiamo. Una visita, un pranzo, un'offerta donata, un tempo dedicato agli altri soprattutto nel giorno dedicato al Signore hanno valore di molti altri gesti che possiamo fare, senza rimetterci nulla dalla nostra tasca, anzi guadagnandoci in molti casi. "O Dio, Padre degli orfani e delle vedove, rifugio agli stranieri, giustizia agli oppressi, sostieni la speranza del povero che confida nel tuo amore, perché mai venga a mancare la libertà e il pane che tu provvedi, e tutti impariamo a donare sull'esempio di colui che ha donato se stesso, Gesù Cristo nostro Signore". Amen. |