Omelia (23-04-2000) |
mons. Antonio Riboldi |
Celebriamo insieme questo giorno speciale Attendiamo tutti, e giustamente, di sentirci piacevolmente sommersi dagli auguri di una Buona Pasqua. E' un modo di sentirci amati, in una vita che si rivela sempre più avara di manifestazioni di affetto. Siamo tutti nella stessa cordata della vita. E' anche vero che, per la poca fede che viviamo, anche gli auguri risentono del "vuoto" che rischiamo di essere. Eppure è necessario darci una speranza. Anche se i fatti di tutti i giorni sembrano picconate alla speranza. Amiamo fortemente la gioia della Pasqua, della resurrezione e costruiamo calvari con crocifissi e crocifissori: calvari che mettono solo paura. Come avvenne agli Apostoli ed a tutta la gente di allora. Per questo voglio fare anch'io gli auguri a voi. Insieme abbiamo vissuto il cammino di penitenza e di conversione della Quaresima ed ora abbiamo diritto alla gioia di risorgere con Cristo. Abbiamo deposto l'"uomo vecchio" ed è giusto che ci sentiamo addosso gli abiti splendenti dell'"uomo nuovo" che Gesù ha ricreato nella sua passione, morte e resurrezione. Il Signore è veramente risorto, alleluia! E' incominciato il giorno che ha fatto il Signore, mettendo fine alla notte degli uomini. E ci sono, credetemi, tanti segni di questa resurrezione ai nostri giorni. Ricordate Antonio Equabile che all'inizio della Quaresima di qulache anno fa mi è stato affidato per ricostruirlo in una resurrezione che sembrava impossibile? Anch'io allora avevo la piena coscienza del rischio; così come sapevo che l'amore è sempre rischio se vuole diventare miracolo. E oggi Antonio è "un altro". Sperando che rimanga così. Lo stesso può essere ovunque e per tutti se viviamo "il giorno che ha fatto il Signore". Per questo voglio esprimere a tutti i miei auguri, accompagnati dalla preghiera, così. Auguri di Santa Pasqua Ci doveva essere un grande silenzio quel mattino sul Calvario. Il silenzio forse della paura, per quello che era successo: mani di uomini erano giunte a crocifiggere il Figlio di Dio. L'ignoranza, l'odio, tutto l'inferno che a volte diventa il cuore dell'uomo, credevano di averla spuntata addirittura su Dio, che è solo Amore. Il Calvario, detto Golgota o luogo del cranio, conosceva da sempre la notte senza vita dallo scarico delle immondezze, delle crocifissioni dei "poveri cristi" senza nome e senza volto, e ancora più delle impresentabili vergogne degli uomini che si chiamavano a volte giusti. Forse ci fu chi quella notte la visse compiacendosi di quella notte: come oggi c'è sfacciatamente compiacenza delle nostre immondezze. O forse quel mattino era silenzio di attesa: l'attesa che si alzi un sipario che riveli l'incredibile che è il regno dei sogni e dell'amore: il regno della fede e della speranza. Così fu. Silenziosamente si alzò il sipario della vita, come il mondo aprisse gli occhi per la prima volta. Era la Pasqua di resurrezione di Cristo Nostro Signore. Era finalmente spuntato il giorno del Signore che non conosce tramonto, facendo tramontare definitivamente il giorno dell'uomo che ha sempre una notte. Credo che tutto il creato quel mattino abbia spalancato gli occhi, sbalordito di aver ritrovato i passi del Suo Signore come a casa Sua. Credo che ogni fiore abbia fatto cadere l'ultima goccia che lo chiude nella notte, come cade una lacrima nella gioia: e vestendosi a festa. Credo che tutta la terra improvvisamente si è ricoperta di colori per accogliere la bellezza di Cristo Signore Risorto per sempre. Era il giorno del Signore. Alleluja. E' ancora oggi il giorno del Signore. Alleluja. Ci sono ancora oggi tanti uomini e donne che si affaticano stupidamente e tragicamente a costruirsi Golgota, sotterrandosi sotto cumuli di immondezze convinti di creare "giorni di uomini", illusi di poter ancora una volta oscurare il giorno del Signore. E ci sono tanti, uomini e donne, oggi che hanno occhi pieni di stupore, cuore che trabocca di amore, mani diafane di luce, che raccontano le meraviglie del mattino della resurrezione. Uomini e donne che vivono il giorno del Signore Risorto. Uomini e donne che con gioia si fanno lavare dal Sangue di Cristo nel perdono per vestirsi a festa ogni momento, come ogni momento fosse mattino di Pasqua. E senza volerlo continuano a vivere la gioia del giorno del Signore. |