Omelia (15-11-2009)
padre Ermes Ronchi
Quella breccia di luce sul futuro

Per noi che viviamo di solo presente, la litur­gia apre una porta nella parete del tempo, perché possiamo guardare oltre. Non per anticipare la data di un futuro, ma per insegnar­ci a vivere giorni aperti al fu­turo. Il Vangelo non parla della fine del mondo ma del senso della storia.
Dice parole d'angoscia, ep­pure ci educa alla speranza, in questa nostra vita che è un impasto di dramma e di delicatezza. Parla di stelle che si spengono e cadono dal cielo, ma il profeta dice che il cielo non sarà mai spento, mai vuoto di stelle: «I saggi risplenderanno come stelle per sempre». Cadano pure i vecchi punti di riferi­mento, uomini nuovi si ac­cendono su tutta la terra, e da questa storia che sembra risucchiata verso il basso, «salgono invece nella casa delle luci». Uomini giusti e santi, uomini e donne in tut­to il mondo salgono nella ca­sa della luce: sono coloro che conservano in fondo agli oc­chi il riverbero della speran­za, che hanno passione per la pace, che inducono il mondo a essere più giusto e più buono loro «risplende­ranno come le stelle per sem­pre». Oggi non c'è bisogno di grandi Profeti, ma di piccoli profeti che vivano con sem­plicità, senza chiasso, senza integralismi il Vangelo nella vita quotidiana.
E questi sono come stelle, e sono molti, e sono legione, e sono come astri del cielo e della storia: basta saperli ve­dere, basta alzare lo sguardo attorno a noi: non sprechia­mo i giusti del nostro mon­do, non dissipiamo il tesoro di bontà delle nostre case.
Cristo è vicino, sta alle porte,
Cristo che è alla periferia del­la mia casa, della mia città, a­gli orli murati dei nostri mondi separati, sta lì, come una porta, come una brec­cia nel muro, come una breccia di luce a indicare in­contri e offerte di solidarietà e di amore.
E se ogni Eucaristia, se ogni vita, se ogni sera della vita si chiudesse con le parole stes­se con cui si chiude la Bibbia, parole di porte aperte, di battenti spalancati, di cuore e di braccia larghi quanto la speranza: «Lo Spirito e la Sposa dicono vieni! e chi a­scolta ripeta: vieni».
E se ognuno dicesse a tutti e a tutto, a Dio e ad ogni crea­tura «Vieni»; se dicesse alla persona amata ma anche al­l'estraneo, all'ultima stella del cielo e al povero «Vieni»; se dicesse agli uomini giusti e saggi di cui è pieno il mon­do «Vieni»; in questa ospita­lità reciproca troveremmo il senso dell'avvento, in que­sto non sentirsi gettati via il senso della storia.