Omelia (15-11-2009) |
padre Antonio Rungi |
Le parole del Signore non passeranno mai Celebriamo oggi la XXXIII domenica del tempo ordinario. Come già ricordato domenica scorsa ci avviamo verso la conclusione dell'anno liturgico. Ovvio quindi che la parola di Dio di queste ultime settimane proponga una speciale attenzione sulle cose che verranno, sull'escatologia. Il Vangelo di oggi ci porta nel cuore di quel mistero della fine dei tempi, di cui nessuno sa il momento, né come avverrà. Noi intanto siamo in attesa del più grande evento della nostra vita: lasciare questo mondo per incontrare il Signore. Lui solo sa quando giungerà la nostra ora e qualsiasi cosa che avverrà fino a quel momento sarà solo una preparazione immediata o remota. La nostra vita terrena si concluderà, noi passeremo sulla scena di questo mondo, lasciando le tracce, ci auguriamo, di un amore vero verso il Signore e di amore sincero verso ogni creatura. Le ragioni del cuore e dell'amore motivano quelle scelte fondamentali che ci portano a valorizzare la nostra esistenza nella prospettiva dell'eternità. Solo chi ha un cuore come quello di Cristo, solo chi si pone in sintonia con la parola eterna di Dio, può realizzare i grandi progetti della salvezza propria ed altrui. Il vangelo di oggi ci invita a dare peso alla parola del Signore, a non vanificare ogni suo insegnamento, ogni suo indirizzo di programma e di meta. Certo leggendo questa pagina del Vangelo, ci viene l'angoscia e l'ansia di cosa possa succedere di talmente grave. Il linguaggio utilizzato rientra in quel genere apocalittico che non è solo del tempo di Gesù. Anche oggi c'è gente che pensa, parla e comunica in questi termini, quasi a sapere dire ore, giorno, mese ed anno in cui ci sarebbe la fine del mondo. I millenaristi di turno ci sono stati sempre e ci saranno. Ma il Vangelo è esplicito anche in merito: nessuno sa con certezza quando questo avverrà. Solo Dio conosce tutto. In ragione di questo non sapere la fine, ci impegna a vivere bene l'inizio e i successivi tempi di ogni cammino. Non sapendo vigiliamo e siamo attenti sempre, oppure potremmo assumere un comportamento inverso e sbagliato, quello che trattandosi di un ritorno che tarda a venire ognuno sì dà alla pazza gioia, nel godersi la vita in un modo disordinato e distorto. Ma il Signore ci ammonisce che Egli verrà quando meno ce lo aspettiamo. Questa venuta è certa, a lui spetta di stabilire il momento. Per ora per quanto tutto sembra indirizzarsi verso la fine, in realtà abbiamo la relativa certezza che questa fine non è imminente, ovvero non la percepiamo in questo modo. Alla luce del brano del Vangelo comprendiamo anche meglio il testo della prima lettura che è strettamente correlato a questo brano. Daniele, il profeta delle visioni apocalittiche ci descrive, secondo le categorie dello spirito, ciò che avverrà alla fine. Come si evince dal testo, c'è una prospettiva positiva di quello che dovrà accadere alla fine dei giorni. Se quelli che hanno agito male devono temere per la sorte finale, quanti hanno agito per il bene, per la giustizia, risplenderanno come stelle nel firmamento dell'amore di Dio e della sua eternità. Una luce per sempre e piena di senso e di vera e perenne felicità. In questo cammino verso la felicità vera il nostro sguardo è chiamato a fissarsi nuovamente su Cristo Crocifisso, sul grande ed unico sacerdote delle anime nostre. La lettera agli Ebrei ripropone anche in questa penultima domenica dell'anno liturgico la missione del sommo ed eterno sacerdote, che con il suo sacrificio in croce e con la sua risurrezione ha ridato all'umanità una speranza eterna. Una speranza carica di immortalità, visto che Lui, il Salvatore, si è assiso alla destra del Padre, aspettando che tutta l'umanità ci ricongiunga nelle braccia della sua infinita misericordia e del tenero suo amore. Una prospettiva davvero consolante, nonostante le sofferenze, le amarezze, i problemi, le croci che siamo chiamati a superare ogni giorno, non senza ostacoli e difficoltà di ogni genere. E allora prendendo coscienza che davvero dove c'è il perdono, c'è la pace e la grazia, questo tempo che il Signore ha affidato alla custodia della nostra vita ed ha posto nelle nostre mani, sia valorizzato al meglio per raggiungere l'agognata meta del Paradiso. La fine del mondo ci sarà certamente, ma noi non sappiamo né quando, né come. Ciò che interessa sapere, è come prepararci a questa fine che per noi coincide con la morte corporale, in attesa poi della risurrezione finale. Ogni anno liturgico portato a termine nella preghiera e nella lode al Signore è un tassello in più nel costruire giorno per giorno il grande mosaico della nostra salvezza eterna. Sia questa la nostra sincera ed umile preghiera al Signore: "O Dio, che vegli sulle sorti del tuo popolo, accresci in noi la fede che quanti dormono nella polvere si risveglieranno; donaci il tuo Spirito, perché operosi nella carità attendiamo ogni giorno la manifestazione gloriosa del tuo Figlio, che verrà per riunire tutti gli eletti nel suo regno". Confidiamo perciò nelle parole del Signore che sono certe, vere e di sicura provenienza, che dicono ciò che devono dire e sono vie sicure per la felicità senza fine. Abbandoniamo invece la via della menzogna e della falsità, per ritrovare le ragioni più profonde di una fede e di una missione che passa attraverso l'accoglienza e la diffusione della Parola della parola, che è Cristo, sacerdote eterno e compassionevole. |