Omelia (22-11-2009)
padre Paul Devreux


Oggi festeggiamo Cristo Re.
Creata da Pio XI negli anni ‘20. Si chiamava festa di Cristo Re, ora si dice Cristo Re dell'universo, così definisce colui che deve venire sulle nubi del cielo, di cui san Paolo parla spesso e che sin d'ora esercita il suo potere universale.

Un buon re si prende cura di tutti, non si arricchisce e dorme poco per via di tutti i problemi che deve affrontare. E' una vocazione da martire e non fa gola a nessuno, perciò avere un buon re è una gran fortuna. Gente che punta al potere se ne trova tanta, ma gente che punta al servizio autentico ce n'è poca. Gesù ha dimostrato di essere un buon re perché ha passato la sua esistenza terrena ad aiutare gli altri, senza avere paura di rimetterci.

Gesù sarà anche il mio re se accetto la sua autorità sulla mia vita, scegliendo di consegnargli i miei bisogni e ascoltando i suoi consigli. Infatti egli non risolve i problemi in modo magico, ma con delle proposte di vita concrete e personalizzate, come quando al giovane ricco dice: "Lascia tutto e seguimi".

Il testo scelto per questa festa è il dialogo di Gesù con Pilato. Due volte Pilato domanda a Gesù se è re. Gesù capisce che questa domanda è il frutto di ciò che i giudei hanno detto di lui a Pilato, per spaventarlo.

Gesù, che prima lo rifiutava, adesso accetta questo titolo precisando che tipo di re egli è; anche perché ormai, vista la situazione, nessuno può più fraintenderlo. Il suo è un regno che non è di questo mondo, senza violenza; una regalità di sevizio e senza poteri, se non quello di amare così tanto l'umanità da cercare e trovare sempre una nuova via per aiutarla.

Gesù regnerà dalla croce, quello sarà il suo trono; immagine di un re sconfitto, che non fa paura a nessuno, ma è proprio questo che gli permetterà di entrare nella vita e nel cuore di chiunque glielo domanda.

Il Dio sconfitto, in realtà, non ha fallito.