Omelia (22-11-2009) |
don Maurizio Prandi |
I nostri Re Certamente il re è una persona importante... e a dire che Gesù è re si corre lo stesso rischio, dal punto di vista relazionale, che corriamo pensando ai re dei nostri giorni: li consideriamo inarrivabili, inavvicinabili e quindi a priori scartiamo l'ipotesi di instaurare un rapporto, un'amicizia. Quindi, anche con le migliori intenzioni di questo mondo, che sono quelle di onorare Gesù e dargli l'importanza che si merita, non possiamo nemmeno lontanamente pensare di portare la nostra riflessione su un piano "temporale", anche perché poi si finirebbe con il rivendicare magari chissà quali privilegi per la chiesa o per le associazioni e i movimenti ad essa legati. Nel rivendicare posizioni privilegiate e di rispetto c'è questo preoccupante allontanamento da Gesù Re per curare l'avvicinamento ai re, ai potenti di questo mondo. Certamente il re ha un suo fascino, proprio per la sua lontananza, per la sua irraggiungibilità e potremmo anche considerare una bella vittoria l'arrivare a farci ascoltare a fare qualcosa per noi. La liturgia della parola di oggi però desidera farci fare un percorso differente dicendoci con insistenza che alle volte quelli irraggiungibili siamo noi, tanto che Dio fa una fatica enorme ad avvicinarsi. Segni della vicinanza di Dio. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: ecco che in Gesù è Dio a farsi vicino, è Dio a venire in noi ma Pilato non lo ha capito, avrebbe voluto liberarlo ma soltanto perché aveva sentito con le sue orecchie che a Gesù il potere temporale non interessava e che quindi la sua poltrona e quella di Cesare non erano in pericolo... irraggiungibile Pilato. Non lo hanno capito le persone che lo hanno consegnato all'autorità, chiuse nella loro idea di un Dio totalmente altro, che non può mescolarsi con una umanità segnata dal peccato... irraggiungibili scribi, farisei e capi del popolo. Non lo capiamo nemmeno noi, quando ci sentiamo soli nella lotta di ogni giorno, quando diciamo che Dio ci manda delle prove, quando chiediamo in cambio delle nostre preghiere o offerte chissà quale benedizione, quando pretendiamo che sia Lui a scegliere per noi... irraggiungibili anche noi. Quanta fatica facciamo fare a Dio! Alla luce della frase di Gesù leggo anche le descrizioni del re nella prima e nella seconda lettura: ecco apparire, sulle nubi del cielo, uno, simile ad un figlio di uomo. Cosa c'è di più vicino a noi di un figlio di uomo? Appare sulle nubi, che sempre sono il segno della presenza di Dio, per scendere e combattere contro i regni a cui capo sono bestie feroci e spaventose. Che cosa è un uomo contro tanta forza? Però... tutto quello che è paura, violenza, prepotenza, terrore, tutto questo che sembra destinato a vincere alla fine è capovolto e battuto: rovescia i potenti dai troni e innalza gli umili Ecco il re del quale ci parla la prima lettura, niente di straordinario, di speciale, di meraviglioso, uno come noi, un figlio di uomo che confida nella presenza di Dio. Pensate che differenza: i re di questo mondo più sono piccoli e più si credono Dio. Dio invece, per insegnarci a regnare si fa piccolo e si inginocchia di fronte alla stanchezza dell'umanità (vedi lavanda dei piedi). Colui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue... viene sulle nubi e ognuno lo vedrà . E' sempre Dio che si muove, che ci viene incontro, che desidera raggiungerci, è veramente Re colui che ama Oggi, nella comunità di Las Nieves e nella comunità di Baliňo questo è emerso chiaramente: descrivendo il re, abbiamo detto che ci vuole la corona, il trono, lo scettro, il potere, i vestiti e Marta, una donna con il marito che sta combattendo con un tumore ha aggiunto: Padre, mi sembra però che manchi l'amore, se un re non è capace di amare, che cosa se ne fa di tutte quelle cose? Bello! La seconda lettura ci parla proprio di questo Re che ci ama così come siamo senza aspettarsi la perfezione da noi, ci ama e ci libera: è questo il vero amore, un amore capace di cambiarti, da cattivo a buono, da peccatore a perdonato: amandoci, ci cambia! Due noti comici siciliani (Ficarra e Picone), in un loro splendido sketch, parlando di don Pino Puglisi, dicono di lui che era uno che amava troppo ma di quanto amava, se ne sono accorti il giorno del suo funerale. Un amore che li ha cambiati, perché terminano con queste parole il loro intervento: e noi che in vita non avevamo mai capito fino in fondo che cosa provasse zio Pino (padre Pino Puglisi) quando amava, adesso ci ritroviamo contagiati ad amare persino quel tizio con la pistola che poveretto, poveretto, senza saperlo, lo ha fatto nascere Mi piace come esempio, perché dice come l'amore ci cambia anche là dove ci potrebbe sembrare impossibile cambiare. L'amore contagia, è diffusivo di sé. Ha fatto di noi un regno, il suo regno siamo noi, non un territorio, non delle cose, non un potere da mantenere, non dei comandi da impartire, ma dei figli e fratelli da custodire, da servire. Quante volte ce lo siamo detto: servire è il modo di regnare di Dio in Gesù. In settimana, con il cuore rivolto alla solennità di oggi mi sono domandato: Chi è il mio re? sono i miei re? Alla luce di quanto detto fino ad ora posso dire che ad aiutarmi a capire qualcosa di più sono state due persone di una comunità molto semplice, davvero povera, dove avevamo preso la decisione di rinforzare un po' la merenda ai bambini, troppo magri secondo noi. C'è un bimbo Kevin, che sempre tiene la merenda per suo cuginetto perché è più magro di me dice... e al momento di ripartire un po' di pasta, per un errore nostro una famiglia è rimasta senza... difficile dire chi siano i più poveri lì, ma Gregorio ha rinunciato (due figli)... la prossima volta se avanza... Perdonatemi la semplicità dell'esempio, ma i miei Re, questa settimana, si chiamano Kevin e Gregorio. Un abbraccio a tutti e a presto, don Maurizio maurizioprandi@obistclara.co.cu |