Omelia (29-11-2009)
LaParrocchia.it
Solleviamo il capo, la nostra liberazione è vicina

Con questa prima domenica d'Avvento iniziamo un nuovo Anno Liturgico. La Chiesa ci fa celebrare la Salvezza operata da Cristo distribuendo questo grande mistero nel corso di un anno: dall'Incarnazione e dalla Natività fino all'Ascensione, al giorno di Pentecoste e all'attesa della beata speranza e del ritorno del Signore. In tal modo i misteri della redenzione sono come resi presenti a tutti i tempi, sono riattualizzati, e noi possiamo venire a contatto con essi per essere ripieni della grazia della salvezza (cf Sacrosantum Concilium, 102).
L'Anno Liturgico inizia con il tempo di Avvento, un tempo che ci prepara alla celebrazione della prima venuta di Gesù, nel mistero del Natale, e ci spalanca il cuore all'attesa della seconda venuta del Signore, quando ritornerà per giudicare i vivi e i morti. Il tempo d'Avvento, dunque, è tempo di memoria e di attesa. Memoria di ciò che è già avvenuto - segnando in maniera indelebile la storia dell'umanità - ed attesa, ricolma di gioiosa speranza, di ciò che sarà.
Durante quest'Anno Liturgico, del ciclo C, saremo accompagnati durante le nostre assemblee domenicali dai tratti di colore chiaro e dalle pennellate attente ai dettagli del Vangelo secondo Luca. Questo Evangelista ci prenderà per mano e ci aiuterà, di domenica in domenica, ad accostarci alla persona di Gesù, ci insegnerà a metterci alla Sua scuola, ci accompagnerà nella lettura attenta delle Sacre Scritture per scoprire in esse, come i discepoli di Emmaus, ciò che si riferisce a Gesù.

La liturgia di questa prima domenica d'Avvento si apre con le parole dell'Antifona d'ingresso: "A te, Signore, elèvo l'anima mia, Dio mio, in te confido: che io non sia confuso...". Queste parole ritornano nel ritornello del Salmo Responsoriale: "A te, Signore, innalzo l'anima mia, in te confido". All'inizio dell'anno, dunque, siamo invitati a "ridestare" il cuore, forse assopito, e a ri-orientarlo verso il Signore, verso Colui che solo può dare senso alla nostra vita e alla storia. Spesso, infatti, ci rendiamo conto che nella nostra vita c'è qualcosa che "non funziona"... forse abbiamo anche tante cose, abbiamo tante "perle", ma nel profondo ci manca qualcosa... abbiamo un mucchietto di "perle" preziose ma il nostro cuore non ne gioisce... in definitiva ci manca il "filo". Il "filo" è capace di trasformare un mucchietto di perle preziose in una bella e preziosissima collana.
Così è per la nostra vita: il cuore orientato al Signore, l'anima elevata a Dio - per dirlo con le parole dell'Antifona e del Salmo - dà senso a tutto il resto e ci schiude nel cuore la gioia più profonda. Il cuore rivolto al Signore ci cambia da "nomadi" senza meta a "pellegrini" in cammino verso il compimento.
Questo è anche l'invito profondo della pagina evangelica di questa domenica che, con un linguaggio tipico del genere letterario apocalittico, descrive il ritorno del Figlio dell'uomo: "Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l'attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte". Tali parole potrebbero spaventarci, soprattutto in un clima culturale segnato dal terrore per l'attesa di ciò che accadrà nel 2012. Ma il messaggio che ci viene consegnato dal Vangelo è un messaggio di grande speranza perché "allora" il Figlio dell'uomo verrà. E noi cristiani dobbiamo attendere questo ritorno pieni di gioia, come si attende lo Sposo, con attenzione e vigilanza. Perciò il Vangelo ci sprona e ci incoraggia: "Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina"!
Risolleviamo il capo, eleviamo al Signore l'anima nostra, ri-orientiamo a Lui la nostra vita!
È necessario, però, "alleggerire il cuore" ci avverte ancora il Vangelo, quel cuore spesso appesantito da fardelli inutili e pesanti... che ci tolgono il respiro e ci tarpano le ali del cuore.

Il modo più semplice per "alleggerire il cuore" è quello di guardarsi attorno, di non vivere ripiegati su se stessi. Guardarsi attorno e rendersi conto che ci sono tanti fratelli che come noi sono "mendicanti d'amore". Guardarsi attorno per amare, per donare, per per-donare! Chiediamo al Signore che ci doni la grazia "di crescere e sovrabbondare nell'amore fra noi e verso tutti"... solo così il nostro cuore si alleggerirà e resterà vigilante! Senza fermarci! Senza stancarci! Ma progredendo sempre più... progredendo ogni giorno almeno un pochino!
Durante questo tempo di Avvento assumiamoci un impegno concreto, un impegno da verificare ogni giorno, un impegno che ci aiuti ad "alleggerire il cuore", un impegno che andando a Betlemme, nella notte di Natale, potremo offrire al Signore, nato per noi! Quest'impegno concreto, alimentato ogni giorno, sarà anche la nostra lampada accesa, con la quale attenderemo gioiosi il ritorno del Signore... e il nostro cuore si rallegrerà udendo le Sue parole: "Venite, benedetti dal Padre mio, ricevete il Regno preparato per voi fin dalla fondazione del modo!". Amen. Maranathà!

Commento a cura di don Michele Munno