Omelia (29-11-2009) |
padre Antonio Rungi |
Una vigilanza basata sulla preghiera, penitenza e carità Inizia con questa domenica il nuovo anno liturgico, classificato come C. Un nuovo anno che la Provvidenza ci dona perché da esso possiamo trarre tutti i benefici per la nostra vita spirituale. Come ogni inizio di itinerario anche quello che ha avvio oggi con la prima domenica di Avvento necessita di fare i conti con la nostra disponibilità interiore e la personale capacità di rispondere alla chiamata di Dio ad una vita di grazia, conversione, riconciliazione. Preparandoci al Natale 2009 indirettamente ci prepariamo ad ogni Natale del Signore che Egli vorrà donarci per l'avvenire, ma soprattutto ci prepariamo alla grande festa dell'incontro con il Redentore e Salvatore che celebreremo nel nostro passaggio all'eternità. Tra il già e il non ancora si sviluppa il cammino storico di ognuno di noi, della Chiesa, dell'umanità intera. Nel ricordare il primo Avvento ci prepariamo anche a celebrare il secondo definitivo Avvento di Cristo sulla terra, che verrà a giudicare i vivi e i morti. Ogni preparazione richiede la coscienza di ciò che ci attende da fare da questo momento fino a quando non si celebra l'avvenimento. Nella parola di Dio di questa domenica noi cogliamo questo messaggio di preparazione immediata e remota alla venuta del Signore. Il testo del Vangelo è emblematico al riguardo e non ammette confusioni di alcuni genere. Cristo verrà sulle nubi del cielo con la potenza divina che gli appartiene. Certi di questa venuta siamo chiamati a prepararci nelle preghiera, che nel caso specifico non è solo il moltiplicare i tempi di preghiera, ma vivere in un atteggiamento orante costante, in quanto solo chi si pone rispetto a Dio con l'umiltà del cuore, con la fiducia in Lui può attendere la sua venuta senza paura e scossoni. Oltre alla preghiera è necessaria una vita etica che abbia una concreta attuazione nei comportamenti e negli atteggiamenti. Il Vangelo ci dice che per attendere il Signore bisogna essere persone attive e non oziose, persone sante e non viziose, persone disponibili e non chiuse nel proprio egoismo e autosufficienza. Credo sia quanto mai opportuno per tutti noi accogliere questo monito e questo richiamo. Dissipazioni, ubriachezze, affanni e preoccupazioni che rendono la vita sempre più triste sono all'ordine del giorno nella nostra società del benessere, della superficialità, dell'attivismo esagerato e del permissivismo totale. Ripensare la nostra vita nell'ottica di chi è chiamato a dare una risposta convinta e sentita a Dio sulla via della carità e della santità, significa fare un cammino di conversione e di purificazione. Il tempo forte dell'Avvento ci chiama soprattutto a questo e ci indirizza con la parola di Dio e i suggerimenti dello Spirito a fare scelte più radicali e convinte per noi stessi, per gli altri, per il Signore. San Paolo apostolo, nel brano della seconda lettura odierna tratto dalla prima lettera ai Tessalonicési, ci ricorda il dovere fondamentale di crescere comunitariamente nella santità della vita e nella fraternità. La santità non è un discorso individuale e basta, ma è qualcosa che si realizza insieme. Santi si diventa insieme agli altri e gli altri possono contribuire a dare il loro contributo alla causa della nostra santificazione, con comportamenti ed atteggiamenti che ci indirizzano verso il bene. Quante persone in ogni ambiente invece di essere strumenti di santificazione sono mezzi di dannazione e perdizione, perché inducono i fratelli al male e al peccato. Queste persone hanno grande responsabilità nei confronti di Dio in quanto assumono i panni della tentazione e non della liberazione. Il messaggio è chiaro dobbiamo imparare ogni giorno come piacere sempre di più a Dio, al Signore con una retta condotta di vita. Esaminarsi attentamente sul modo di agire senza scendere a compromessi etici, senza far passare per bene ciò che è male agli occhi di Dio e degli uomini, della coscienza e dell'etica. Non prestiamo il fianco a quanti sanno manipolare la parola di Dio, le verità di fede per far passare per bene ciò che è male radicalmente. Dio è padre della misericordia, ma anche il giudice imparziale che di fronte ai falsi profeti, ai venditori di favole e menzogne non starà in silenzio per lungo tempo. Farà sentire la sua voce e la farà sentire forte nel cuore di chi si è corrotto. L'attesa messianica di cui parla il testo della prima lettura di oggi, tratto dal libro del profeta Geremia, va letta e interpretata anche in questa ottica e prospettiva etico-religiosa. Quante ingiustizie nel mondo in ogni luogo ed ogni latitudine della terra. L'annuale ricordo della prima venuta di Cristo sulla terra ci apra il cuore alla speranza di una umanità nuova in cui la giustizia sempre abiterà. Preghiera, carità, penitenza saranno questi i tre pilastri della nostra spiritualità e eticità durante le quattro settimane di preparazione al Natale 2009 del Signore. Sia questa la nostra umile preghiera all'inizio di questo nuovo anno liturgico e del tempo di Avvento: "Padre santo, che mantieni nei secoli le tue promesse, rialza il capo dell'umanità oppressa da tanti mali e apri i nostri cuori alla speranza, perché sappiamo attendere senza turbamento il ritorno glorioso del Cristo, giudice e salvatore". Amen. |