Omelia (08-12-2009) |
Marco Pedron |
Maria, una di noi Immacolata Concezione B.V. Maria n.1.51 Lunedì 8 dicembre 2003 Oggi la chiesa celebra la festa dell'Immacolata; molti di questa festa capiscono poco o niente. La festa dice: "Maria, in vista di Cristo e della sua nascita, è stata concepita senza peccato originale". Cosa vuol dire per noi tutto questo? Cosa vuol dire che Maria era pura perché doveva nascere, venire Cristo? La festa vuol dire: dove Cristo viene, dove Cristo abita, il peccato non ha alcun potere. Nel nostro intimo dove dimora Cristo non entrano né peccato, né colpa, né sensi di colpa. Questo vuol dire che da qualche parte anche in noi, dove Dio regna, c'è una zona immacolata, incontaminata, pura e non infangata. In certi giorni, quando ci guardiamo allo specchio, dove possiamo ritrovare la forza, la dignità, il coraggio per vivere? Di fronte a certe cose che abbiamo fatto, come facciamo a ripartire? Ci possiamo perdonare? Un uomo ha tradito sua moglie. Come può tornare a casa sua? Come può ritrovare dignità? Una donna ha abortito: non lo ha mai detto a nessuno ma quanta vergogna prova! Dove, come, può ritrovare dignità? Un uomo ubriaco ha investito un altro uomo e l'ha ucciso. Come può perdonarselo? Un uomo ha l'AIDS: come fa ad uscire di casa? Come fa a ritrovare dignità? Questa festa dice: Maria immacolata è in pienezza ciò che ciascuno di noi è solo nel parziale. Allora, anche se sono sbagliato, corrotto, perverso, da qualche parte in me c'è e rimarrà sempre una zona immacolata. E se ci credo, se mi fido, questa può essere la mia salvezza. Non sono sbagliato del tutto, mai. Per quanto io sia negativo rimarrà sempre una parte di positivo, di luce nella mia vita. In Maria questa luce risplende tutta; in me poco o tanto. Centro del brano è il sì di Maria. "Eccomi sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto". Un sì difficile, sofferto, che fa paura e le crea agitazione. Perché? Nella Palestina, venti secoli fa, la legge religiosa coincideva con quella civile e penale. Secondo le tradizioni del tempo, due erano i peccati più gravi e socialmente più pericolosi: l'idolatria (infedeltà a Dio) e l'adulterio (l'infedeltà alla moglie o al marito). Chi si macchiava di questi peccati, veniva giudicato dagli anziani (corrotti) e, il più delle volte, punito con la morte (lapidazione). Allora, se c'era una cosa assurda, contraddittoria, pericolosa da proporre ad una giovane ragazza promessa sposa, era proprio quella che l'angelo Gabriele annunciò a Maria. Restare incinta senza essere sposata, ma già promessa a Giuseppe (adulterio secondo la legge), e avere la pretesa che il figlio che doveva nascere fosse Dio, il Dio-Gesù che gli Ebrei non conoscevano ancora, dunque un nuovo Dio (idolatria). Maria per la legge era in peccato, una donnaccia, un'eretica, da lapidare. Vi rendete conto di cosa Dio chiese a Maria? Certo, ci è facile ammirare Maria, evocarne le lodi, cantarne le virtù. Ma ci rendiamo conto di cos'è quel sì? Ciò che Dio le propone è assurdo, sconveniente, pericoloso, fuori luogo, non secondo la morale. Per quanta fede uno abbia, come fa ad accettare e a fidarsi di una cosa del genere? Come fa uno a vedere in questa proposta la voce di Dio? Come fa uno a non sentire rabbia per una cosa così alternativa? Eppure Maria dice: "Sì". "Io mi fido di Te, Signore". Pensate profondamente a cosa c'è dietro, a cosa c'è dentro quel "sì". Pensateci dei giorni e delle notti perché vi è svelato un mistero nascosto in milioni di anni. Tutto ciò che accade ha un motivo, magari a noi sconosciuto, ma ha un senso. Nulla è mai per caso. Tutto, ma proprio tutto, fa parte del grande progetto. Vi è successa quella cosa: bene, c'è un motivo. Non ve lo spiegate. Non importa, ma c'è un motivo. Avete incontrato quella persona. Forse è stato un incontro piacevole o forse no. E' un caso? No. Vi è successo quel fatto? Sappiate che c'è un motivo. Cercatelo, scavate, appassionatevi, domandatevi, ma soprattutto vivetelo. E quando la vita vi sembra strana, oscura, difficile, sappiate che Dio vi sta parlando, vi sta comunicando qualcosa, vi sta invitando a qualcosa, sta tentando di insegnarvi qualcosa: non rifiutatela. E quando non ci capite più niente, quando tutto vi sembra assurdo guardate a Maria e, come lei, dite "sì", "sia fatto così, la tua volontà", anche se sembra pazzo, folle, impossibile. In quel "sì" di Maria c'è il suo abbandono: mi fido di Te perché ti conosco e so chi Tu sei; so che Tu non mi tradirai; so che Tu non mi puoi far male anche se all'inizio mi può sembrare difficile. Mi lascio portare, mi affido, lascio che avvenga ciò che deve avvenire. Se la corrente non si lasciasse portare dal fiume non conoscerebbe mai il mare. Se il giorno resistesse alla notte e non si lasciasse condurre non conoscerebbe l'alba. Se il bambino resistesse e si difendesse dalla paura di nascere non conoscerebbe la vita. Se Maria avesse resistito a quella proposta iniziando ad addurre motivi teologici ("Dio non può nascere dall'uomo!"), motivi personali ("Ma chi sono io Signore perché avvenga tutto questo in me?"), motivi razionalistici ("Non ce la faccio; ho paura!"), motivi sociali ("Cosa dirà la gente, cosa si penserà di me?") e non si fosse arresa e abbandonata, Dio non avrebbe potuto compiere in lei ciò che ha compiuto. Viene un momento nella vita in cui dobbiamo abbandonarci e arrenderci, lasciarci portare e fidarci. Le nostre risposte sono insufficienti, ciò che possiamo capire non basta per controllare ciò che succede, non sappiamo bene dove andremo e dove saremo condotti. Ma dobbiamo lasciarci portare, lasciarci condurre. Mi lascio portare non perché ho le garanzie, non perché ho preventivato tutto, non perché ho pianificato tutto, non perché ho chiaro tutto, ma perché mi fido di Te. E' la fede. La vita è il grande tempo, il grande processo in cui Dio stesso vuole che ci abbandoniamo a Lui. Vuole che passiamo dal nostro contare su di noi al nostro contare solo su di Lui. Vuole che ci fidiamo di Lui e che ci lasciamo condurre, dovunque ci porterà. Vuole che smettiamo di lottare contro di Lui stabilendo noi come dobbiamo riuscire. Vuole che ci arrendiamo a Lui e che ci lasciamo condurre. Vuole che passiamo dalle nostre mani alle Sue mani, dalla nostra volontà alla sua Volontà. Perché c'è una realtà più grande di noi in noi. Ci piaccia o no è così. Possiamo ascoltarla o no. Dedicargli tempo o no. Amarla o odiarla. In ogni caso esiste. Questa realtà vuole la nostra attenzione, ci richiama, ci attira, ci provoca, vuole insomma che ce ne prendiamo cura. Possiamo chiamarla Vita, Dio, Infinito, Strada, Scopo o Anima. Non importa. Ciò che conta è che non solo noi abbiamo un progetto sulla vita, ma anche la vita ha un progetto su di noi. Oggi la festa di Maria, l'annuncio cioè di un piano così grande su una donna così normale, dice proprio questo: non solo noi vogliamo arrivare da qualche parte, ma anche la Vita vuole che arriviamo da qualche parte e ci vuole condurre. E a noi dice: "Fidati, non aver paura, lasciati trasportare". Non solo noi abbiamo dei sogni, ma anche la Vita ha dei sogni per noi. Non solo noi viviamo la vita ma anche la Vita vive in noi. Allora è importante resistere con tutte le nostre forze, voler fare di noi qualcosa di significativo, voler il meglio per noi, non accontentarsi; è importante combattere per noi, cioè volerci bene e voler fare di noi qualcosa di grande dal punto di vista dell'anima. Ma ad un certo punto è importante lasciarsi portare, arrendersi, abbandonarsi. Perché non posso tenere tutto sotto controllo, né sapere tutto, né decidere tutto io. Devo lasciarmi portare. C'è il titolo di un libro sul teologo protestante Bonhoeffer che è il titolo di una vita: "Resistenza e resa". Soffermandomi ancora su quel "Sì" di Maria sono cosciente di come le nostre scelte hanno delle conseguenze sociali. Maria lo sapeva che dicendo "sì" si sarebbe esposta, avrebbe rischiato, sarebbe stata messa alla berlina, sarebbe stata considerata una pazza. Sapeva pure che non poteva tenere nascosta per sempre la sua scelta e la sua disponibilità a Dio. Si vedeva, sarebbe venuto fuori: era una questione sociale. Maria accetta lo sguardo degli altri, i rischi della situazione (lapidazione), il giudizio e la disapprovazione. La nostra fede, il nostro credere, quello che viviamo ha delle conseguenze sociali. Noi viviamo insieme ad altri uomini. E quello che vivo e che credo ha delle reazioni intorno a me. E' inevitabile, è normale, ed è inutile pensare di essere perseguitati solo perché non si è approvati. Quando lavoro, quando entro in relazione con gli altri, come parlo, come reagisco, come ascolto, come amo, come faccio le scelte personali dicono della mia fede. Il mio credere a volte mi porta a scontrarmi, a trovarmi su versanti diversi, ad essere sotto tiro, sotto giudizio, ad essere deriso, frainteso, giudicato: è inevitabile. In certi giorni mi porterà a scelte difficili, dure, dove sarò sospeso tra la mia coscienza e ciò che fan tutti. In certi giorni il mio credere mi esporrà e avrà delle conseguenze pratiche e tangibili sulla mia vita e sulle mie scelte. Non posso pensare che la mia fede sia astratta, fuori dalla realtà e dal mondo. Un uomo è il direttore capo in una grande ditta dove, pur di guadagnare, tutto è ammesso. Non si guarda in faccia nessuno, tutto ciò che è possibile è lecito; non ci sono le persone, c'è solo il profitto. Da una parte gli è difficile rinunciare ad una posizione di spicco, dall'altro la sua coscienza si rivolta. Che si fa? Una donna lavora per un'azienda e chiede il part-time per stare con i suoi figli. Ma sa benissimo che facendo così si inimicherà il capo e la possibilità di un avanzamento della carriera sfumerà. Che si fa? Ad un'altra prima di essere assunta dalla sua azienda viene chiesto se voglia sposarsi e le viene fatto capire che non è il caso che lei abbia dei figli e possa andare in maternità. Che si fa? Un uomo lavora ai servizi sociali di un comune. Il comune fa politica e continua a "tagliare" i fondi sociali. Vengono spesi 4.000 euro solo di piante per allestire una serata con un famoso politico ma viene negato ogni minimo sovvenzionamento per i disagi sociali. Che si fa? Si sta zitti o si parla? Gesù cosa avrebbe fatto? Quando Kruscev pronunciò la famosa denuncia dell'epoca staliniana, si dice che qualcuno, in parlamento, abbia esclamato: "Dov'eri tu compagno Kruscev, quando tutte queste persone innocenti venivano massacrate?". Kruscev smise di parlare, girò lo sguardo sulla sala e disse: "Per favore, si alzi chi ha detto questo". Ci fu grande tensione nella sala. Nessuno si alzò. Allora Kruscev disse: "Bene, ora hai la risposta chiunque tu sia. Io ero allora nella stessa posizione in cui ti trovi tu oggi". Gesù, però, si sarebbe alzato. Pensiero della Settimana Libertà è poter dire ad ogni cosa: "Sì". |