Omelia (04-12-2009)
Casa di Preghiera San Biagio FMA
Commento su Sl 27,13

Dalla Parola del giorno
Sono certo di contemplare la bontà del Signore.

Come vivere questa Parola?
In questo versetto, sintesi della speranza cristiana, il senso profondo dell'Avvento. Sì, ciò che ci sollecita, in questo tempo dell'anno liturgico, non è il ricordo sfumato di un evento che estraiamo dalle risacche del passato, ma la certezza di poter contemplare già ora, e poi in pienezza nel futuro, "la bontà del Signore" che ha voluto e vuole percorrere le strade della nostra storia. Si tratta di affinare l'occhio per scoprire la sua presenza qui, in questo istante, in questo luogo che si rivela quale "casa del Signore", quella di cui il salmo ci fa dire: "Una cosa ho chiesto al Signore, questa sola io cerco: abitare nella casa del Signore tutti i giorni della mia vita" (Sl 27,4).
Ma è necessario che lo sguardo sia abilitato a frugare nelle pieghe del quotidiano per cogliervi la sua luce. E allora ci accorgiamo di essere ciechi, sentiamo il bisogno di chi ci apra gli occhi. Ed è grazia!
Solo se si arriva a soffrire la cecità da cui tutti siamo più o meno affetti, la profezia di Isaia (prima lettura) sarà colta nella sua gaudiosa attualità: "liberati dall'oscurità e dalle tenebre, gli occhi dei ciechi vedranno" (29,18), e il gesto risanante di Gesù che ridona la vista (vangelo odierno) non ci risulterà estraneo. Andremo a lui gridandogli la nostra cecità certi di poterne contemplare la bontà.

Nel mio rientro al cuore, mi accosterò a Gesù, come i due ciechi del vangelo, chiedendogli di aprirmi gli occhi perché possa vederlo in me e intorno a me. Con il salmista pregherò:

Una cosa ho chiesto al Signore, questa sola io cerco; abitare nella casa del Signore tutti i giorni della mia vita, per contemplare la bellezza del Signore ed ammirare il suo santuario.

La voce di un dottore della Chiesa
Non chiediamo al Signore ricchezze evanescenti, beni terreni, onori effimeri, ma la luce. Non quella luce che finisce con il giorno, che è limitata a un solo luogo, che si affievolisce con il giungere del temporale o della notte; non quella luce che gli animali vedono come noi; preghiamo invece per ottenere la Luce che vedono gli angeli, quella Luce che non conosce inizio e che il tempo non potrà mai spegnere.
S. Gregorio Magno