Omelia (22-11-2009)
don Daniele Muraro
Uno e tutti

Il nostro Vescovo Giuseppe ci ha proposto come tema per l'anno quello della comunione e della corresponsabilità. Lo affronteremo in maniera particolare durante il tempo di Avvento, ma già in questa ultima Domenica dell'anno liturgico voglio cominciare a parlarne.
Citando il Sinodo Diocesano il Vescovo afferma: "il contesto socio-culturale di oggi rischia di favorire un certo soggettivismo e una certa dispersione, che porta a saltare facilmente la fatica della mediazione e della partecipazione corresponsabile". Insomma è più facile fare di testa propria che accollarsi la fatica del confronto e della condivisione.
Nella Chiesa, dice il Vescovo, nessuno si deve sentire solo esecutore e nemmeno soltanto collaboratore, ma tutti siano corresponsabili. A motivo del battesimo e della cresima il cristiano sa di essere stato inserito in un corpo vivo che aspetta anche la sua cooperazione consapevole.
Ciascuno può dare un valido contributo alla comunità cristiana e ogni mancanza si ripercuote negativamente sulla buona salute di quell'organismo spirituale che è la Chiesa.
Oggi siamo invitati a guardare al Capo di tutto il Corpo, cioè a Cristo Re dell'Universo.
"Egli ha fatto di noi un regno" abbiamo sentito nella seconda lettura... Osserviamo allora più da vicino questo Re e la sostanza del suo Regno.
Caratteristica della figura del Re è il fatto che tutti lo riconoscono come loro capo e vivono per lui. È la scena che ci presenta la prima lettura, dal libro del profeta Daniele.
Al cospetto del Vegliardo, o come dice il testo ebraico dell'Antico dei giorni (cioè Dio Padre), viene presentato uno simile a un figlio d'uomo: "Gli furono dati potere, gloria e regno; tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano: il suo potere è un potere eterno, che non finirà mai, e il suo regno non sarà mai distrutto."
Questa è la scena conclusiva della storia in cui tutti saranno per Uno solo: Gesù Cristo (quello simile ad un figlio di uomo).
Il Vangelo ci presenta la scena opposta: tutti contro Uno e Pilato che deve giudicare. Egli domanda a Gesù se lui è veramente Re. L'inchiesta è motivata non tanto dall'animo ribelle del prigioniero, che al contrario appare assolutamente mite, quanto dal pieno accordo dei suoi avversari.
Se tutti sono contro uno solo deve avere pensato il procuratore romano, allora costui non può essere un personaggio qualunque. Per attirare contro di sé tanto odio egli deve essere di sicuro una personalità eccezionale.
Gesù non si sottrae alla ricerca, anzi con la sua risposta indirizza Pilato sulla strada giusta: lo ammonisce che il suo Regno non è di questo mondo, ma che ha a che fare con la verità.
Gesù è venuto nel mondo "per dare testimonianza alla verità". La sua verità però non è denuncia di quello che non va, ma è rivelazione positiva, che riguarda Dio Padre, la sua volontà di salvezza per il mondo e la propria missione in quanto Figlio.
Purtroppo alla verità si era scelto di rispondere con la violenza. Gesù ne è consapevole già da prima: "So che siete discendenti di Abramo.", dice Gesù ai Giudei ad un certo punto del Vangelo "Ma intanto cercate di uccidermi perché la mia parola non trova accoglienza in voi."
"È una strana e lunga guerra quella in cui la violenza tenta di opprimere la verità. Tutti gli sforzi della violenza non possono indebolire la verità, e non servono che ad innalzarla maggiormente." (La verità non può essere messa a tacere: prima o poi viene fuori. D'altra parte) "tutti i lumi della verità non possono nulla per arrestare la violenza, e non fanno che irritarla di più. (Non basta fare fermarsi ai discorsi).
Quando la forza combatte la forza, la più potente distrugge la minore; quando si oppongono ragionamenti a ragionamenti, quelli che sono veri e convincenti confondono e dissipano quelli che hanno soltanto vanità e menzogna: ma la violenza e la verità non possono nulla l'una sull'altra."
Sono riflessioni che datano 1600 queste, di Pascal, ma attenzione: "Da ciò non si pretenda però di concludere che le cose siano uguali, perché la violenza non ha che un corso limitato dalla volontà di Dio, mentre la verità sussiste eternamente, e trionfa infine dei suoi nemici, perché è eterna e potente quanto Dio stesso."
È il significato delle parole della seconda lettura dal libro dell'Apocalisse: "Ecco, viene con le nubi e ogni occhio lo vedrà, anche quelli che lo trafissero". Alla fine davanti alla persona di Gesù Cristo anche i violenti dovranno cedere le armi usate per trafiggere. Riconosceranno infine che l'arma della verità e della bontà di cui unicamente si faceva forte Gesù è più potente delle loro armi offensive. Perciò giustamente continua la lettura: "per lui tutte le tribù della terra si batteranno il petto."
Davanti a Gesù siamo tutti corresponsabili. O accettiamo i suoi metodi di pace e verità oppure ci schieriamo contro di Lui e allora seguiranno inevitabilmente menzogna e violenza.
Gesù conosce la strada per accedere al Regno dei cieli; al riguardo non ci può ingannare. Dobbiamo fidarci: come ogni buon Re anche Gesù ha interesse che il suo Regno cresca e prosperi nella pace.
La sua pace si chiama comunione, comunione e corresponsabilità.