Omelia (13-12-2009) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Dalla Parola del giorno "Farò restare in mezzo a te un popolo umile e povero; confiderà nel nome del Signore il resto di Israele. Non commetteranno più iniquità e non proferiranno menzogna; non si troverà più nella loro bocca una lingua fraudolenta." Come vivere questa Parola? In questa attesa della venuta del Signore ciò che più importa è un atteggiamento interiore di grande umiltà. Umile è colui che conosce la propria realtà di fragilità e debolezza, dunque sa di avere un immenso bisogno che sia il Signore a salvarlo. La parola del profeta è sferzante contro l'orgoglioso. "Guai alla città ribelle! Non ha ascoltato la voce, non ha accettato la correzione, non ha confidato nel Signore." L'orgoglioso è come un masso che blocca il passaggio all'onda vivificante della salvezza. Mentre l'umiltà è anzitutto fare la verità dentro di noi, aprirci alla verità di Dio e di noi. No, non siamo migliori degli altri. Ci sono anche in noi, che ci diciamo praticanti, atteggiamenti che non possono piacere a Dio, perché sono di copertura dei nostri comodi, di difesa delle nostre suscettibilità così pronte ad armarsi. Come nel vangelo odierno, siamo quel figlio che subito dice "sì" al Signore, ma poi, proprio per questa menzogna di ‘copertura e difesa', non fa ciò che il Padre vuole. In quest'ora buia della storia, il mio rientro al cuore è oggi vedere ciò che mi separa orgogliosamente dagli altri. Chiedo dunque la grazia di sentirmi solidale con tutta l'angoscia del mondo, con tutti i suoi peccati, di cui faccio veramente parte. Prego con fiducia filiale: Signore, confido in te. Proprio per questo ti dico: vieni a distruggere il mio orgoglio, salvami e fammi vero nell'umile amore. La voce di un grande scrittore e politico francese Capita alle persone veramente sapienti quello che capita alle spighe di grano: si levano e alzano la testa dritta e fiera finché sono vuote, ma quando sono piene di chicchi cominciano a umiliarsi e ad abbassare il capo. Michel de Montaigne |