Omelia (25-12-2009)
CPM-ITALIA Centri di Preparazione al Matrimonio (coppie - famiglie)


Il brano di Isaia ci racconta una gioia, una grande gioia: finalmente quel figlio di Dio è nato ed è venuto a portare la pace "e la pace non avrà fine". Pensiamo alla pace nella nostra vita, nelle nostre famiglie, negli ambienti di lavoro, nelle nostre comunità, nella chiesa...quanto ancora abbiamo bisogno della pace, di una pace che nasca prima di tutto nel nostro cuore e che da lì si propaghi a tutti quelli che incontriamo.
La lettera di San Paolo a Tito è di un'attualità straordinaria: la grazia di Dio ci insegna a vivere con sobrietà, giustizia e pietà in questo mondo.
Sobrietà: quanto siamo capaci di rinunciare al superfluo, alle cose alla moda, a ciò che ci viene propinato dalla pubblicità? E quanto facciamo della sobrietà uno stile di vita per la nostra famiglia dove si condivide il necessario con chi non ha il necessario?
Giustizia: quanto ci diamo veramente da fare perché la prevaricazione del più forte sul più debole sia denunciata, perché le leggi ingiuste siano bandite dal nostro paese "cristiano", perché il diritto a una vita più dignitosa sia davvero per tutti?
Pietà: quanto sappiamo condividere le sofferenze con chi soffre, senza chiedere nulla, senza pregiudizi? Quanto sappiamo veramente mettere nella nostra vita della "pietas" cristiana?

Una riflessione adattata anche per i più piccoli
Era difficile a quei tempi riconoscere la propria identità, ovvero fare presente al mondo e alle istituzioni che si esisteva, che si era nati.
Non si conoscevano i numeri reali degli abitanti del paese, sia delle donne, degli uomini e tanto meno dei bambini.
Cesare Augusto il Console che di Roma fece un impero si insediò nel mese di giugno 44 anni prima della venuta di Cristo. Proprio quel Cristo di cui stiamo raccontando e che stava per nascere.
Cesare Augusto, appunto, ordinò che si facesse un censimento, ossia che ogni persona si recasse nella propria città per dare il proprio nome e quindi confermare la propria esistenza.
Anche Giuseppe con la sua famiglia, la moglie Maria ed il piccolo pargolo nel pancione, salirono dalla Galilea, precisamente dalla città di Nazaret fino in Giudea nella città di Betlemme. Esattamente 150 Km a piedi o meglio seduti sopra un asino. Allora i mezzi di trasporto erano quelli.
Pensate la fatica di quella donna incinta, viaggiare per 150 km in groppa ad un asinello, probabilmente lo stesso asinello che scaldò qualche giorno dopo il piccolo appena nato mentre dormiva in una mangiatoia.
Infatti proprio in quei giorni Maria diede alla luce il piccolo pargolo, Gesù lo chiamarono. E visto che non trovarono un alloggio per poter sostare, in quanto forestieri, furono costretti a cercare anche solo una stalla per poter proteggere e riscaldare il bambino. Meno male che c'era l'asinello. E lo usarono subito come riscaldamento. Nacque in silenzio in una stalla in penombra, ma con il calore dei sui due genitori.
La lettura scrive che lo posero in una mangiatoia.
È interessante questa affermazione. Sicuramente nella mangiatoia c'era il fieno, quello di cui si nutrono gli animali della stalla, che usata come giaciglio poteva diventare sicuramente un letto caldo, comodo e accogliente.
Un riparo, una posto sicuro confortevole protetto, per dare serenità anche ai propri genitori.
Ed è proprio da questa situazione che l'uomo ha incominciato ad attingere nutrimento, da quella mangiatoia.
E da quel momento si percepì che qualcosa era diverso.
Anche i pastori con i loro greggi si accorsero di un cambiamento, c'era un clima speciale, una atmosfera diversa. Un'armonia nel cuore e nell'aria, come quelle dolci melodie che seguono il movimento di un presepio.
Si dice che arrivò un angelo celeste, forse proprio L'angelo Gabriele, ad annunciare la nascita, la venuta del messia, il salvatore Cristo, CHRISTOS (dal Greco: l'unto, il lucente, il sacro);
Era quindi nato qualcuno di veramente importante.
Si unì all'angelo una moltitudine dell'esercito celeste che lodava Dio dicendo: Gloria a Dio nei luoghi altissimi, e pace in terra, benevolenza verso gli uomini. Ecco la melodia.
La lettura continua con le seguenti parole:
"..... e sulla terra pace agli uomini, che egli ama".
Ed egli ama e ha amato tutti.
E allora Pace e Pace a tutti.

Commento a cura di Anna e Carlo Beltramo