Omelia (20-12-2009)
padre Gian Franco Scarpitta
La compatibilità dell'assurdo umano con l'amore di Dio...

"Ma Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato e ciò che è nulla per ridurre a nulla le cose che sono." (1 Cor 26 - 28) Con queste parole Paolo segna la differenza fra la sapienza secondo gli uomini e la sapienza secondo Dio, sottolineando che il sottile ragionatore di questo mondo è cosa vana, perché nulla è l'altezzosità con cui l'uomo suole giudicare, soppesare, scegliere e agire in questo mondo. Dio infatti prescinde dalle nostre aspettative prediligendo quello che il mondo reputa "impensabile", "assurdo", "ignobile", come ad esempio che una cittadina sperduta del regno di Giuda come Betlemme, comunemente ritenuto piccolo centro di alcuna importanza per l'intero Paese, senza alcuna rilevanza politica e commerciale, possa diventare il luogo dell'incarnazione di Dio! Come sarà osservato più tardi nel Vangelo di Giovanni, era impensabile che un profeta potesse sorgere dalla Galilea (Nazareth Gv 7, 52) e adesso anche nel caso di Betlemme veniva rilevato che si trattasse di un minuscolo capoluogo senza possibilità di rivalsa sul sociale; ebbene il profeta Michea (I Lettura) preannuncia che il Salvatore, proverrà proprio da lì, da quella cittadina desolata e dimenticata dal mondo, appunto perché Dio sceglie quello che nel mondo è semplice per confondere i sapienti, rendendosi semplice e insignificante egli stesso per esaltare gli uomini e arricchirli della sua povertà.
Nelle immediate vicinanze del Natale questa liturgia pertanto ci prefigura il fascino e la bellezza della grandezza di Dio che si fa piccolo per noi, dell'onnipotenza che si mette al servizio indefinito dell'uomo diventando impotente, della Sapienza infinita che divine semplicità in un fanciullo. Dio entra nella nostra storia percorrendone tutte le tappe fin dalla più recondita infanzia, solidarizzando e condividendo le pene e le ansie dell'uomo e nell'assumere la nostra dimensione terrena non fa alcun ricorso a strumenti di natura grandiosa, altisonante e sconvolgente, non si preoccupa affatto di scegliere degli spazi confortevoli o delle zone garantite quanto alla sicurezza e alla prosperità economica. Nasce al freddo e al gelo, probabilmente in mezzo alle sterpaglie e alle asperità della terra ostile della campagna di Betlemme per POI essere collocato in una greppia.
A Betlemme l'assurdo dell'umano diventa compatibile con l'amore onnipotente di Dio perché quello che è impensabile per la terra si concilia con il possibile divino dettato solamente dall'esigenza di amare l'uomo e ricondurlo alla comunione con l'infinito. L'annuncio della nascita del Dio Bambino in questa domenica ravviva e motiva ulteriormente la nostra gioia dandole sempre più fondamento e consistenza. Questo si realizza immediatamente nelle reazioni di Maria alla visita dell'angelo: non resta impassibile né stranita o esterrefatta, ma la comprensione di quanto sta per succederle le procura zelo missionario e operosità immediata e creativa per cui adesso si reca subito ad Ain Karin, sperduto villaggio delle montagne di Giuda, affrontando gli imprevisti e le fatiche del viaggio, a condividere con Elisabetta la gioia del Bambino che ella stessa preconizza come "il mio Signore". L'anziana cugina viene in qualche modo resa destinataria dell'annuncio solerte di Maria e fa una professione di fede, riscontrando il lei "la Madre del mio Signore", riconoscendo mil lei la Vergine che "concepirà a partorirà un figlio" preannunciata da Isaia (7, 14), la "donna che deve partorire e partorirà" annunciata previamente da Michea, Colei grazie al quale si adempie ora l'opera della salvezza da parte dell'Altissimo e in virtù della quale davvero Dio manifesta che per lui nulla è impossibile, neppure servire l'uomo fino all'inverosimile.
L'esultanza di Maria diventa attiva in questo slancio missionario e la gioia ricevuta da Elisabetta, prescindendo dalla perplessità di Zaccaria, fa si che ella possa essere depositaria della novità della salvezza che si cela nel grembo della giovane fanciulla, come pure depositaria fisicamente del precursore. E' la stessa gioia del Natale, ossia dell'evento che sta per interessare ancora una volta il nostro quotidiano, dell'ingresso di Dio nella vita degli uomini e della sua persistenza nonostante l'ottusità e l'ostinazione del cuore che si chiude e recalcitra di fronte alla pienezza dell'Amore. Gesù verrà a rinnovare il cuore dell'uomo e ad instaurare un nuovo programma di vita dell'umanità fondato sulle Beatitudini; ma già nella sua nascita codesto programma si realizzerà, coinvolgendoci tutti quanti nella gioia della grotta di Betlemme che adesso con ansia aspettiamo di poter contemplare in una sosta ancora più prolungata non solo nei nostri presepi ma anche nell'interiorità della nostra vita, per poterla comunicare agli altri attraverso la concretezza dell'amore.
In attesa di questo giorno che fra pochi giorni ci troverà nella festosa allegria, non possiamo allora non considerare di dover essere anche noi latori della meraviglia di Dio in tutti gli ambiti della nostra missione, comunicando a tutti la bellezza e lqa meraviglia di un Dio che rifugge ogni sorta di arrivismo, potere, magnificenza proprie della concezione prettamente terrena per scegliere quello che l'uomo dal cuore indurito ritiene assurdo e impensabile, ai fini di sfidare il nostro sistema di pensiero per rinnovare radicalmente il cuore dell'uomo.