Omelia (20-12-2009)
LaParrocchia.it
Alzarsi e correre, come Maria

La Liturgia della quarta domenica di Avvento ci introduce ormai al mistero del Natale, mistero che ci fa pregustare già nelle parole dell'Antifona di Ingresso: "Stillate dall'alto, o cieli, la vostra rugiada e dalle nubi scenda a noi il Giusto; si apra la terra e germogli il Salvatore". Il gioco di immagini evocate dall'Antifona è di una magnifica bellezza: cielo e terra si congiungono quasi un abbraccio donato e ricevuto, il cielo dona e la terra accoglie, il Giusto "piove dalle nubi" e la terra fa "germogliare" il Salvatore! Il mistero dell'Incarnazione, adombrato nelle parole del Profeta Isaia - da cui è tratta l'Antifona - "ricongiunge la terra al cielo e l'uomo al suo Creatore".
In questa domenica, tradizionalmente, veniva proclamato il Vangelo dell'Annunciazione, che abbiamo ascoltato nella solennità dell'Immacolata Concezione, ma dopo la riforma liturgica seguita al Concilio, il Vangelo dell'Annunciazione è rimasto nella quarta domenica d'Avvento dell'Anno B, mentre per gli altri due cicli liturgici si ascoltano rispettivamente l'annuncio dell'Angelo a Giuseppe, secondo il Vangelo di Matteo (Anno A) e la prima parte del Vangelo della Visitazione (Anno C).

Tuttavia, il mistero dell'Incarnazione, che si compie nel grembo della Vergine Maria al momento dell'Annunciazione, viene richiamato dalla Preghiera di Colletta: "Infondi nel nostro spirito la tua grazia, o Padre, tu, che nell'annunzio dell'angelo ci hai rivelato l'incarnazione del tuo Figlio, per la sua passione e la sua croce guidaci alla gloria della risurrezione". Così, all'inizio di questa Liturgia domenicale, siamo invitati a domandare al Padre che il mistero dell'Incarnazione - che trova pienezza nel mistero della Pasqua del Figlio - sia per noi sorgente di un'esistenza veramente pasquale. Per dirla con i Padri della Chiesa: "Dio si è fatto uomo, perché l'uomo diventi Dio"! Il Natale, perciò, deve generare in noi quel dinamismo di Grazia che ci porta a tradurre nella nostra vita cristiana lo stile stesso della Vita Trinitaria di Dio che ci è stata manifestata nel Verbo fatto carne.
Questo è ciò che è avvenuto in Maria che, come abbiamo avuto modo di dire nella solennità dell'Immacolata Concezione, dev'essere per noi come la "regola di vita". Il mistero che si è compito in Maria, infatti, in qualche modo deve compiersi anche nella nostra vita.
Comprendiamo allora come il Vangelo dell'Annunciazione e il Vangelo della Visitazione, che ci viene proposto in questa Liturgia, formano quasi un "dittico" di particolare importanza. Ci offrono, infatti, un'icona particolarmente significativa in cui possiamo contemplare il mistero della vita cristiana, il mistero della vita nello Spirito, che ha in Maria - prima dei credenti - la sua "forma" pienamente realizzata.

La Visitazione è la più logica conseguenza dell'Annunciazione. Nel mistero dell'Annunciazione, infatti, possiamo comprendere, in qualche modo, cosa avviene quando una creatura si apre completamente al suo Creatore: l'incontro tra il Creatore, che interpella la libertà umana, e l'accoglienza incondizionata della creatura, che si esprime nell'essere pronti a "sposare" la volontà divina, è talmente intenso da fecondare il grembo della Vergine rendendolo "dimora del Creatore stesso".
Questo è ciò che preghiamo anche nella Colletta "alternativa" dell'Anno C, chiedendo che il mistero compiuto in Maria si compia anche nella Chiesa e nei singoli credenti: "O Dio, che hai scelto l'umile figlia di Israele per farne la tua dimora, dona alla Chiesa una totale adesione al tuo volere, perché imitando l'obbedienza del Verbo, venuto nel mondo per servire, esulti con Maria per la tua salvezza e si offra a te in perenne cantico di lode".

La Visitazione, perciò, è la più logica conseguenza dell'Annunciazione perché quando Dio fa irruzione nell'esistenza di una persona questa non può che "alzarsi e correre" per annunciare agli altri ciò che è avvenuto.
Anche le parole utilizzate dall'Evangelista Luca, che non sono certamente casuali, ci aiutano a penetrare in profondità questo mistero. L'alzarsi di Maria indica che in Lei, in qualche modo, è già in opera il mistero della Risurrezione. "Alzarsi", infatti, è proprio il verbo della Risurrezione e la "fretta" di Maria è simile alla corsa delle donne all'alba del giorno di Pasqua, le quali, dopo aver trovato il sepolcro vuoto, corrono per dare l'Annuncio agli undici e agli altri discepoli.
Maria, dunque, ricolma dallo Spirito dell'Altissimo, si "rialza" ed in "fretta" si mette in viaggio e raggiunge la città di Giuda dove abita la cugina Elisabetta. Lì, il saluto di chi porta in sé la Vita Vera genera l'esultanza di un bimbo che si trova ancora nel grembo dell'anziana madre. Ed Elisabetta proclama Maria "beata" perché "ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore".
Annunciazione e Visitazione ci interpellano. Il mistero che ci viene presentato in questo "dittico" evangelico richiede, infatti, di essere declinato nella nostra vita cristiana, perché cristiano "è chi è stato incontrato da Dio ed ha fatto dell'adesione e dell'annuncio di questo incontro il motivo centrale della propria esistenza".

In questa domenica "aurea" disponiamoci ancora, perciò, ad accogliere il Signore nella nostra vita, pronti a compiere la Sua volontà, pronti ad uniformarci ad essa. Lasciamoci incontrare dal Signore che viene e facciamo sì che quest'incontro generi in noi l'ansia missionaria di far giungere la Sua Parola, tradotta in autentica testimonianza di vita, fino agli estremi confini della terra, iniziando dalle nostre famiglie, dal nostro lavoro, dalla nostra quotidianità. Così sarà veramente Natale! Amen. Maranathà!

Commento a cura di don Michele Munno