Omelia (20-12-2009)
don Giovanni Berti
La Visitazione: modello di ogni incontro

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Perché Maria sale in fretta verso i monti a trovare la cugina Elisabetta? Cosa è successo?
Chissà, forse è questa la domanda che molti si sono posti, a partire da Giuseppe che da quel che possiamo immaginare dalla cronologia dei fatti, è ancora all'oscuro di quel che sta accadendo alla sua promessa sposa.
Noi invece sappiamo perché la giovane donna di Nazareth si mette in viaggio (un lungo viaggio stando alla collocazione tradizionale che viene fatta della città di Elisabetta, ad Ain-Karim, a circa 150 km da Nazareth).
Nel Vangelo letto il giorno dell'Immacolata, Luca ci racconta dell'Angelo che annuncia il concepimento del Messia nel grembo di Maria ad opera dello Spirito di Dio. E come segno che quello che ha detto è vero e realizzabile, ha dato a Maria la gravidanza di Elisabetta. Il fatto che questa anziana parente, da tutti ritenuta irrimediabilmente sterile, sia in attesa di un bambino, è davvero segno che "nulla è impossibile a Dio", nulla può fermare Dio che entra vivo nella storia... Non c'è difetto fisico o sociale e non c'è umano pregiudizio che possano fermare l'azione di Dio.
Maria quindi corre ad Ain-Karim perché in questo incontro la sua fede e la sua vita avranno un motivo di crescita.
Ecco la particolarità di questo incontro tra le due donne che Luca racconta in modo abbastanza normale. Non succede nulla di straordinario all'esterno che possa far gridare al miracolo. La straordinarietà è tutta all'interno delle due donne che si incontrano e che in questo incontro crescono spiritualmente e umanamente.
Nel racconto della visitazione possiamo davvero verificare la nostra vita nella normalità dei nostri incontri. Quante persone incontriamo per i più svariati motivi: ci incontriamo in famiglia, tra amici, sul posto di lavoro, ci incontriamo nelle attività parrocchiali o di volontariato, e abbiamo anche incontri casuali tra persone. Nel racconto del Vangelo di Maria che incontra Elisabetta possiamo davvero trovare modo di verificarci e crescere.
Prima di tutto questo incontro non è banale e superficiale. Maria cerca in Elisabetta un segno di Dio, ed Elisabetta nella visita improvvisa di Maria si sente visitata dal Signore. Basta un saluto per far sentire Elisabetta amata da Dio attraverso la voce di questa sua giovane parente di Nazareth.
Questo incontro però, da parte di Maria, non è né facile né immediato. Maria compie un lungo cammino in salita.
Incontrare veramente una persona ci "obbliga" ad uscire dalla nostra casa, dai nostri schemi che sono a volte rigidi e spessi come le pareti di un fortino. Per incontrare devo uscire e salire, superando le montagne di pregiudizi che io o altri mettiamo in mezzo. A volte incontriamo persone che sono segnate da rifiuti sociali o famigliari, allora la montagna da salire è quella del perdono e della comprensione (a volte ripida come pareti rocciose di alta quota). Se accettiamo di metterci in cammino verso l'altro non possiamo non accettare la fatica che può esser anche imprevista.
Il cammino di Maria è dunque un cammino fatto in fiducia e in amore. Si fida dell'angelo ed è spinta dall'amore verso questa sua parente anziana. Senza fiducia e amore non incontreremo mai nessuno, al limite ci fermeremo a "scontrarci" senza incontrarci.
E quando finalmente avviene l'incontro, dopo il lungo viaggio, la gioia prevale. Elisabetta in ogni parte del suo corpo è nella gioia, una gioia fisica e visibile. Il Magnificat di Maria sono certo che è ispirato anche dalla felicità di Elisabetta. La gioia è contagiosa e dà ristoro alle fatiche del viaggio.
Nell'incontro di queste due donne non c'è traccia di competizione. A volte i nostri incontri nascondono un inconfessabile desiderio di prevalere l'uno sull'altro. Sembra che siamo sempre in gara e ci trasformiamo in giudici e giudicati.
L'incontro vero, che Maria ed Elisabetta ci testimoniano, non ha nessuna pretesa di far uscire l'una vincitrice e l'altra vinta, oppure l'una con la ragione e l'altra con il torto. Come accade spesso a noi...
Il Natale, al quale anche questo passo ci prepara, sia davvero occasione per incontrarci in modo vero ed evangelico. Non pensiamo solo a cosa avremo materialmente tra le mani da portare in dono. Abbiamo prima di tutto noi stessi e portiamo in dono all'altro anche il nostro amore, il nostro non giudizio, la nostra pazienza e perdono. In molte rappresentazioni di questo passo del Vangelo, le due figure di Maria ed Elisabetta si abbracciano e si toccano. Penso che il dono più bello che possiamo portare ad un altro che incontriamo sia proprio lui stesso amato e nella gioia. E il dono più bello che possiamo ricevere è la nostra persona amata dall'altro.
VERO INCONTRO
Nelle mie mani porto il dono che sei tu
e ti regalo a te stesso
rinnovato dall'amore che ti voglio comunicare.
Nelle tue mani tu porti in dono me
perché non mi giudichi
e mi fai sentire amato per quel che sono.
Questi doni che ci scambiamo non costano nulla in denaro
ma hanno un valore infinito
perché non finiscono mai di rinnovare e di donare gioia.


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