Omelia (20-12-2009)
padre Antonio Rungi
Maria, guidaci a incontrare Gesù Bambino

Quarta ed ultima di Avvento: si chiude un ciclo di preparazione spirituale al Santo Natale. Quattro settimane per riflettere sulla nostra condizione di cristiani che attendono con speranza l'annuale venuta del Salvatore.
La parola di Dio di questa ultima domenica di Avvento ci aiuta a preparare degnamente questo incontro con il Signore con lo stesso atteggiamento interiore di Maria, Giuseppe, Elisabetta e Zaccaria: i quattro personaggi che sono oggi richiamati, direttamente e indirettamente, nel testo del vangelo e che meglio di ogni altra persona vicina al Signore possono favorire questo annuale incontro con Gesù. Il Vangelo della Visitazione della Beata Maria Vergine a Santa Elisabetta ci da i parametri essenziali di come vivere questo Natale: nella gioia, nella carità, nella riconoscenza a Dio, nella fede sincera e sentita. Non può esserci vero Natale nel nostro cuore e nella nostra vita se non ci apriamo a questo incontro, a questo intimo rapporto con il Signore, sul modello di quella esperienza di maternità che Maria ha sperimentato in modo del tutto singolare. Anche noi siamo chiamati a fare rinascere nella nostra vita Gesù Cristo, perché ogni festa è sempre una nuova opportunità per dialogare con Cristo nella carità. Leggendo il testo del Vangelo di Luca comprendiamo esattamente tutto questo.
Alla carità deve pure corrispondere un atteggiamento di umile attesa, come ci rammenta il brano della prima lettura della parola di Dio di oggi, tratto dal profeta Michea, che parla di Betlemme, come il più piccolo villaggio della Giudea da cui nascerà il Salvatore. Dio non va in cerca di grandi cose, ma di piccole e insignificanti realtà umane e terrene ove manifestare meglio la sua divina natura e potenza. Non cerca i palcoscenici delle grandi e rinomate città e luoghi che fanno da garanzia e credenziale al successo e all'affermazione. Si sceglie piccole creature e piccole realtà con le quali si può meglio dialogare e ove è possibile riporre la parola della gioia e della speranza. Oggi che si cercano i vari palcoscenici per raggiungere spasmodicamente il successo, Gesù ci indica la strada della riservatezza, del silenzio, della povertà e dell'umiltà espressa anche attraverso Betlemme, vista dal profeta Michea come il villaggio più adatto ad accogliere la nascita del Messia. Una grande lezione di vita, una vera scuola di umiltà alla quale dobbiamo tutti ispirarci.
Dal testo della seconda lettura, tratta dalla Lettera agli Ebrei, comprendiamo l'importanza dell'esempio di Cristo per noi, che necessitiamo di punti di riferimento certi. Egli abolisce il primo sacrificio per costituire quello nuovo. Mediante quella volontà siamo stati santificati per mezzo dell'offerta del corpo di Gesù Cristo, una volta per sempre.
Cristo dalla grotta di Betlemme alla croce di Gerusalemme rimane l'unico Salvatore del mondo ieri, oggi e sempre. Il suo sacrificio sulla Croce è una risposta d'amore al Padre e all'umanità. Il fare la volontà del Padre è costato a Cristo la morte in croce, che è la più grande e stupenda opera dell'amore di Dio. Betlemme e il Calvario sono strettamente legati in un unico grande mistero d'amore. Un mistero condiviso dalla Vergine Maria che accoglie Cristo nel suo grembo verginale ed è presente sul Calvario mentre Cristo dona la sua vita per l'umanità. Gesù, Maria insieme a San Giuseppe, la sacra famiglia di Betlemme siano il modello per tutti noi affinché il Natale diventi davvero nel Signore la festa del cuore e della famiglia.
Sia questa la nostra preghiera, rivolta a Dio, ma con un forte appello all'intercessione della Vergine Maria, perché faccia di questo Natale 2009 una vera festa della vita e della gioia per noi tutti e per il mondo intero. "O Dio, che hai scelto l'umile figlia di Israele per farne la tua dimora, dona alla Chiesa una totale adesione al tuo volere, perché imitando l'obbedienza del Verbo, venuto nel mondo per servire, esulti con Maria per la tua salvezza e si offra a te in perenne cantico di lode". Amen.