Omelia (20-12-2009)
mons. Gianfranco Poma
Beata Colei che ha creduto

Nella quarta domenica di Avvento, ormai alla vigilia del Natale, la Liturgia ci invita a vivere l'attesa della nascita di Gesù, gustando l'intensa esperienza dell'incontro di Maria con la cugina Elisabetta. Anche in questa pagina (1,39-48), Luca rivela la sua raffinatezza di artista, guidandoci a gustare tutta la ricchezza di un evento così umano fino a svelarci che proprio nella carne umana si fa presente Dio. Cosa c'è di più umano del grembo di una donna nel quale fiorisce una vita nuova? Quale gioia più intensa di quella di una donna anziana, che tutti ritenevano sterile, quando prende coscienza che dentro di lei si muove un bambino? Luca ci descrive la gioia trepidante di Maria, giovane ragazza, e il suo partire veloce per incontrare l'anziana cugina Elisabetta: forse Maria, giovane, ha avvertito il bisogno di confidarsi, di capire, di avere i consigli di una persona più anziana, mentre Elisabetta, timorosa per una gravidanza in età avanzata aveva bisogno del conforto e dell'entusiasmo della più giovane cugina. La gioia di due donne che portano dentro di sé la vita: Luca ci fa percorrere tutto il cammino dell'esperienza vissuta da loro, dal saluto, dall'accoglienza gratuita, alla percezione che solo una donna può sentire, di una vita che nasce dentro, alla gioia, al senso divino di una realtà così umana. E Luca, mostrandoci Maria che, accolto il lieto annuncio, corre a portarlo ad Elisabetta perché lei pure lo condivida, coinvolge anche noi, perché comprendendo la bellezza di ciò che ci viene detto, ne diventiamo gli annunciatori: un evento tanto normale, come l'incontro di due donne incinte, illuminato dalla Parola, diventa la rivelazione della presenza del mistero di Dio nella storia.

Alzandosi, Maria, in quei giorni si incamminò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda ed entrò nella casa di Zaccaria e salutò Elisabetta. Luca ci sta narrando un evento, ma se facciamo attenzione, ogni parola, ogni espressione è usata per evocare i grandi temi che attraverseranno tutto il Vangelo. La prima parola, nel testo greco è alzandosi, uno dei verbi usati per dire la risurrezione. Il brano immediatamente precedente, si chiude con l'adesione di Maria alla parola dell'angelo: Ecco la serva del Signore, avvenga per me secondo la tua Parola. Colei che accetta di essere la serva, che lascia che la Parola di Dio sia operante in lei, viene innalzata: colei che si è abbassata viene alzata. E comincia la corsa della Parola di Dio: si incamminò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. In questa pagina, Luca ha raccolto molti particolari che richiamano il racconto della salita dell'arca dell'alleanza a Gerusalemme: il viaggio dell'arca e quello di Maria si compiono nella stessa regione, i colli della Giudea; l'arca entra nella casa di Oved-Edom (2 Sam.6), Maria nella casa di Zaccaria e portano la gioia; Maria rimane tre mesi presso Elisabetta, come larca nella casa di Oved-Edom;David danza davanti all'arca, Giovanni esulta di gioia al saluto di Maria: il suo corpo di donna, nel quale la Parola accolta da lei, è diventata carne, è la nuova arca dell'alleanza Abbiamo già avuto l'occasione di notare come in tutta l'opera di Luca la Parola di Dio è il soggetto che agisce nella storia, la Parola vivificata dallo Spirito, che si incarna nel grembo di Maria e si incarna nella Chiesa: nel viaggio veloce di Maria che porta Gesù dentro di sé, Luca vuole preparare il suo lettore a stupirsi di fronte alla corsa della Parola di cui parlerà in modo particolare negli Atti degli Apostoli. Possiamo anche pensare che nel viaggio di Maria verso una città della Giudea, Luca anticipi velatamente il viaggio di Gesù verso Gerusalemme, che occuperà una grande parte del suo Vangelo.

Maria entrò nella casa di Zaccaria, poi Zaccaria scompare ed entra in scena Maria che saluta Elisabetta. Luca sottolinea: come Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo ed Elisabetta di nuovo afferma: appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E il saluto della giovane madre, ascoltato dalla madre anziana, che fa sussultare di gioia il bambino nel suo grembo, ritenuto sterile. L'angelo Gabriele venendo presso Maria l'aveva salutata:Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te: adesso Maria porta ad Elisabetta il saluto che aveva riempito lei di gioia. Il saluto che viene da Dio, accolto da Maria, l'ha resa madre: il saluto di Maria, accolto da Elisabetta fa sussultare di gioia il suo bambino. La giovane vergine divenuta madre, con il suo saluto pieno della grazia che ha accolto da Dio, fa danzare di gioia il bambino che sta nel vecchio grembo di Elisabetta: ancora una volta, con la raffinatezza che gli è propria, Luca mostra che la novità che sta accadendo nel grembo di Maria, porta a compimento e rinnova ciò che di vecchio stava ormai nella casa di Zaccaria.

Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!. Certamente questa è la frase centrale di tutto il brano: se con i suoi orecchi Elisabetta ha ascoltato il saluto di Maria, lo Spirito Santo la rende capace divedere l'invisibile e di comprendere ciò che è accaduto in Maria. In Maria Dio ha parlato, rompendo tutte le logiche umane; a lei ha chiesto di affidarsi alla forza creatrice dello Spirito di Dio: Maria ha creduto, è diventata la serva del Signore, ha lasciato che lo Spirito solo operasse in lei, in lei tutto è grazia, lei è grazia. Per Maria Elisabetta pronuncia una delle beatitudini del Vangelo: Beata colei che ha creduto che ci sarà compimento per le parole dette a lei dal Signore. Maria è beata perché ha creduto: Luca ci mostra che in Maria si realizza ciò che Paolo, con il suo linguaggio teologico, ha chiamato la giustizia mediante la fede. Maria ha lasciato spazio alla totale gratuità dell'amore di Dio e ha sperimentato che nessuna parola è impotente presso Dio.

Comprendiamo perché Zaccaria scompaia dalla scena così animata dall'incontro delle due donne, raffinatamente costruita da Luca, nelle quali la Parola di Dio, vivificata dallo Spirito, è operante nel grembo delle due madri: Zaccaria, il sacerdote, è l'uomo della giustizia della Legge, che non crede all'infinita potenza dell'Amore gratuito di Dio (Lc.1,21), che rimarrà muto fino a quando avrà il coraggio di proclamare che nel figlio della sua vecchiaia Dio è dono(Giovanni). La sorprendente giustizia della grazia, operante in Maria per la sua fede, dà compimento alla insufficienza della giustizia della legge. L'incontro di Maria con Elisabetta diventa così una scena di evangelizzazione.

In tutto questo evento ciò che ci sorprende è il totale silenzio di Gesù: lui, pure proclamato da Elisabetta il mio Signore, è il visitatore, operante attraverso la Madre, ma invisibile e silenzioso. E possibile stabilire un parallelo con l'episodio dei discepoli di Emmaus: la visita di Maria ad Elisabetta è l azione compiuta da Gesù prima del tempo in cui sarà visibile; Emmaus è l azione di Gesù risorto dopo il tempo della sua visibilità, e Luca ci educa a imparare a credere in Colui che opera nel silenzio della sua apparente assenza.